Manovrare X da remoto: differenze tra le versioni

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{{stub}}
{{Versioni compatibili|Jessie|Stretch|Buster}}
=Introduzione=
== Introduzione ==
Questa guida nasce dalla discussione [http://www.debianizzati.org/component/option,com_joomlaboard/Itemid,29/func,view/catid,19/id,14487/ Manovrare X da remoto] apparsa sul forum di Debianizzati.Org
Nelle distribuzioni GNU/Linux e in generale nei sistemi UNIX e Unix-like l'interfaccia grafica (''GUI'') non è parte del kernel ma gestita da un programma a parte: l' ''X window system'' o semplicemente server '''X''', di cui [[Xorg]] rappresenta l'implementazione attualmente più diffusa.


Ogni home o client system software che si rispetti ha un 'interfaccia grafica(GUI). Microsoft la include nel suo systema, o kernel che dir si voglia. Le ditribuzioni GNU/Linux la includono nell'installazione di default. In ogni modo nelle distribuzioni GNU/Linux e POSIX la GUI non e' parte del kernel ma un programma a parte l' "X window system" o semplicemente X. Precisamente X non e' la GUI. ''Xdm'', ''Gdm'', ''Kdm'' sono GUI. X è una struttura che la GUI usa per i suoi scopi. Mentre la GUI gestisce bottoni, finestre, testi ecc. X gestisce applicazioni di piu' basso livello: input di tastiera, mouse,fonts ecc. Molte persone potrebero pensare riguardo per esempio ai termini X-server e X-client al contrario di quello che potrebbe sembrare. Un X server e' una macchina nel network dove e' installato un window manager e dove altre altre macchine, X-clients, ci si possono collegare e gestire finestre, scrivere testi, navigare in rete e che puo' leggere il tuo input. In definitiva cosa un X server "serve" sono finestre e il tuo input da mouse o tastiera.
Le richieste dai client X di gestire le finestre avvengono di solito localmente, ma nulla impedisce di gestire le finestre attraverso la rete, permettendo a utenti remoti di effettuare il login sul display manager (<code>xdm</code>, <code>gdm</code>, <code>kdm</code>, <code>lightdm</code>, ecc...) per accedere al server X locale attraverso ''XDMCP'' ('''''X''' '''D'''isplay '''M'''anager '''C'''ontrol '''P'''rotocol'').


=Configurazione=
Per semplicità di configurazione, e per la stabilità dimostrata attraverso i passaggi di versione di Debian, in questa guida si considera unicamente '''<code>xdm</code>'''.
Il server X di solito viene iniziato da un X Display Manager.Un X display manager e' xdm,gdm,kdm che forniscono svariati X displays locali o remoti specificati in Xservers usando XDMCP come specificato nel file Xaccess.
In /etc/X11/xdm/xdm-config commenta :


DisplayManager.requestPort:  0
{{Warningbox | Ogni comunicazione da e verso il server X avverrebbe in chiaro, e sarebbe pertanto manipolabile e/o ascoltabile sulla rete. '''Questo rappresenta un <u>enorme rischio</u> per la sicurezza del sistema!'''
!DisplayManager.requestPort:  0
In /etc/X11/xdm/Xaccess togli il comento a


        #*        #any host can get a login window       
Se è possibile, si raccomanda caldamente invece di configurare una connessione [[SSH]] e di abilitare l'[[OpenSSH: X11 forwarding|X11 forwarding]] per avviare un'applicazione grafica o anche un'intera sessione.}}
        *        #any host can get a login window


Questo mettera' l'Xserver in broadcast mode che buttera' giu' una lista di tutti gli Xserver in Willing di accetare di connettersi all'X server.
== Lato server ==
Se vuoi permettere connesioni solo da parte di certi host che un sezione nello stesso file che si chiama CHOOSER
=== Installazione ===
Con [[privilegi di amministrazione]] è necessario installare <code>xdm</code>, oltre ovviamente al server [[Xorg]], se ancora non presente nella macchina che farà da server. Per esempio con [[apt]] basta:
<pre>
# apt install xdm xorg
</pre>


In /etc/X11/fs/config commenta cosi':
=== Configurazione di xdm ===
Sempre con [[privilegi di amministrazione]], è sufficiente modificare i file di configurazione indicati in questa sezione con un editor di testo, per esempio [[nano]]:
<pre>
# nano /etc/X11/xdm/xdm-config
</pre>


#no-listen = tcp
In <code>/etc/X11/xdm/xdm-config</code> commenta:
 
<pre>
Poi cambia in /etc/X11/XF86Config-4
DisplayManager.requestPort:  0
FontPath        "unix/:-1"
</pre>
FontPath        "unix/:-7100"
che diventa:
<pre>
!DisplayManager.requestPort:   0
</pre>


Questo per indicare 7100 come porta per FontPath in UDP
Salva il file (con <code>nano</code> premi <code>Ctrl-o</code> e per uscire <code>Ctrl-x</code>).


=Utilizzo=
In modo analogo, apri il file <code>/etc/X11/xdm/Xaccess</code> e togli il comento a:
Se usi un sistema GNU/Linux probabilmente hai X gia' installato. L'X server puo' essere lanciarlo con un semplice:
<pre>
<pre>
# X &
#*        #any host can get a login window
</pre>
che diventerà:
<pre> 
*        #any host can get a login window
</pre>
</pre>
Questo fara' partire un server X in background. Comparira' uno schermo con lo sfondo grigio e un X come puntatore del mouse che puoi muovere per lo schermo... niente di speciale ne' di carino da vedere, .... inutile.
Il comando di sopra quindi inizia un X server, che semplicemente sta li' in attesa di un client che si collega come per esempio ''xterm'' che apre una finestra ed esegue una shell. Ci sono molte opzioni da riga di comando che aprono finestre di diversa grandezza e posizione ma tutto cio' non sarebbe molto pratico ne' di facile utilizzo.
C'e' bisogno di un ''X-client'' e di un ''window-manager''.
Un window-manager puo dare quell'usabilita' interattiva alla quale siamo abituati. Un window manager in GNU/Linux potrebbe essere mwm o fvwm che possono essere lanciati con un ''mwm -display :0''  o ''fvwm -display :0'' una volta che e' partito un window-manager muovere e gestire finestre diventa interattivo e lanciare applicazioni diventa piu' facile. Il ''-display :0'' per aprire finestre sull X-server. Un display non e' nient'altro che uno schermo al quale collegarsi. Di default quando X parte lui inizia un display sul 'canale' :0 della macchina locale.
Quando parte una sessione X automaticamente va a piazzare il display al quale e' collegata nella variabile $DISPLAY. Se non dovesse essere stata dichiarata alcuna variabile di default X si andra a piazzare sul display '':0.0''.
In ogni caso per lanciare X dalla console e' un sufficiente lanciare uno ''startx'', che iniziera' un X-server su display '':0''.
Molti X-server specialmente nel mondo GNU/Linux usano ''xdm'' o ''gdm'' o ''kdm''. Xdm sta' per "x display menager"; questi hanno lo scopo di accogliere l'utente con un X-client che e' un login grafico chiamato anche "greeter". Una volta che hai introdotto nome utente e password non solo un window manager ma un intero ambiente desktop si presenta dinanzi ai tuoi occhi.
Ritornado al discorso client server , sul server lancia startx,assicurati ci sia un window manager attivo e poi da un xterm lancia il comando:
<pre> $ xhost add 192.168.0.2 (ip del client)</pre>


Questo permettera' connessioni dalla macchina 192.168.0.2.
Al posto di <code>*</code> è possibile anche specificare, uno a uno, gli [[host]] da cui si intende accettare la connessione, anche con uso di pattern. Per esempio basta scrivere (al posto di <code>*</code>):
Sul client invece digita :
<pre>
<pre>
$ xterm -display 192.168.0.1(ip Xserver):0
192.168.0.*
</pre>
</pre>
Sul server X adesso dovresti vedere un finestra di xterm. E' successo che un X-client si e' collegato ad un xserver aprendo una finestra di xterm li'.
per accettare connessioni dagli host appartenenti alla rete <code>192.168.0.0/24</code>, ossia tutti gli indirizzi compresi da <code>192.168.0.1</code> a <code>192.168.0.254</code>. Sono permessi anche [[hostname]], per esempio se definiti in <code>/etc/hosts</code>, e l'uso di indirizzi multicast a cui limitare l'ascolto. Per maggiori informazioni si consultino gli esempi scritti nel file.


Riguardo la sicurezza il protocollo X e' apllicabile solo in ambienti fidati Lan e non e' cosigliabile avere sessioni X attraverso la grande rete. Se vuoi utilizzare X attraverso la rete e' consigliabile incanalare il protocollo X in un protocollo sicuro come ssh. In ogni caso ci sono anche altri modi in aggiunta ad ssh che puoi utilizzare per proteggere le tue macchine uno di questi e'xhost ma anche meglio con un programma xauth utilizzato per autenticare i clients: ''Xauth'' puo' funzionare in vari modi: uno di essi e' attraverso l'utilizzo di un cookie. Un X-client per collegarsi ad un X-server ha bisogno di conoscere una sequenza di dati casuali generati dal server conosciuto come cookie che funziona in maniera molto simile ad un session password: se il cookie trasmesso dal client non corrisponde a quello del server, Xserver rifiutera' la connessione. Xserver di default e' in ascolto sulla porta 6000 per display:0 , 6001 per display:01  ecc.
Per finire è necessario specificare di restare in ascolto sulla porta TCP, modificando il file <code>/etc/X11/xdm/Xservers</code>:
 
Programmi come xdm , gdm o kdm sono demoni che vanno in background, sono soliti essere iniziati da init al boot e sono sempre in attivita'. Si occupano di iniziare sessioni X-server se necessario, del login grafico, preparano i cookies di xauth che servono per autenticare i clients e fanno partire il programma adatto per ciascun desktop e cosi' via'.
Xdm puo' essere configurato per accettare richieste XDMCP dal network. Questi sono speciali pacchetti UDP che un xserver trasmette da porta 177 per richiedere login remoti. Quando un Xserver richiede di collegarsi ad un altra macchia con xdm allora bisogna lanciare l'X-server con opzioni "-query" o "-broadcast". L'opzione "-query" viene usata quando X-server deve lanciare un richiesta XDMCP ad una macchina in particolare, invece "-broadcast" la trasmette a tutte le macchine nel network.
<pre>
<pre>
X -query 192.168.1.2
:0 local /usr/bin/X :0 vt8 -nolisten tcp
</pre>
</pre>
o
che diventerà:
<pre>
<pre>
X -broadcast
:0 local /usr/bin/X :0 vt8
</pre>
</pre>
Come detto pocanzi X puo' essere usato attraverso la grande rete ma non senza alcune contromisure.Una di questa e' di usare un tunnel ssh , affinche' funzioni va' settata l'opzione X11Forwarding a yes in ''/etc/ssh/sshd_config''.
dove:
Fa partire un X-server con startx sulla macchina locale , poi in xterm collegherati alla macchina remota usando ssh con il seguente comando:
* '''<code>:0</code>''' è l'identificativo del server X che sarà avviato e dev'essere libero; se ce n'è già uno in esecuzione, utilizzarne un altro (<code>:1</code>, <code>:2</code>, ecc...);
* '''vt8''' è il terminale virtuale da utilizzare, in questo caso <code>tty8</code> (accessibile con <code>Ctrl-Alt-F8</code>). Sceglierne uno qualsiasi libero (<code>vt9</code>, <code>vt10</code>, ecc...).
 
È possibile anche specificare più linee, se si intendono avviare più server X simultaneamente. In tal caso è consigliabile lasciare l'opzione '''<code>-nolisten tcp</code>''' su quelli per cui non è previsto l'accesso remoto, come misura di sicurezza.
 
{{Warningbox | Si ricorda nuovamente che, anche se l'accesso deve essere autenticato, la comunicazione non è criptata. Per cui chiunque nella rete potrebbe ascoltare le credenziali di accesso e il suo uso è '''altamente sconsigliato''' al di fuori della LAN, e anche in questo caso esclusivamente se tutti gli host e gli utenti connessi alla LAN possono sempre essere considerati fidati.}}
 
Per rendere effettive le modifiche, è necessario riavviare il display manager:
<pre>
<pre>
ssh -X -C user@remotebox
# service xdm restart
</pre>
</pre>
Dove "user" e' il tuo user code. Dopo esserti collegato puoi lanciare programmi X-client e questi li vedrai sulla tua macchina locale. Quando ssh si collega a un sshd usando l'opzione -X, l'sshd prepara un "virtual" X-server su di un display col numero piu' alto disponibile (di solito il 10)
e questo conclude la configurazione lato server. <code>xdm</code> resterà in ascolto sulla porta 177 del protocollo UDP per ricevere richieste di autenticazione, secondo il protocollo XDMCP, dagli host specificati nel file <code>Xaccess</code>. Il server <code>Xorg</code> resta invece in ascolto sulla porta 6000 del protocollo TCP e successive, in base al display utilizzato, e permetterà l'accesso soltanto previa autenticazione, di default in base alla conoscenza di una sequenza casuale generata in precedenza: il ''magic cookie'' (per maggiori informazioni si rimanda alla lettura del manuale di <code>xauth</code>), comunicato da <code>xdm</code> per permettere l'autenticazione.
e dopo crea il suo authentication cookie per la sessione.  
 
Quando un X-client sulla stessa macchina del sshd server si connette al display 10, lo pseudo sshd X-server convalida l'X-client usando il suo cookie, cripta la connessione e trasmette la richiesta all' ssh client sulla tua macchina. L'ssh client poi autentica la richiesta al vero X-server usando il cookie vero e visualizza le richieste dell'X-server. L'opzione "-C" comprime la comunicazione rendendola piu fluida e la decomprime una volta a termine dall'altro lato. 
== Lato client ==
L'uso di X attraverso ssh puo' delle volte causare dei problemi di rendimento e performance. Il protocollo X trasmettera' tutte le righe, tutte le aree anche non necessarie, non c'e' una cache ne' alcun tipo di funzionalita' "trasmetto solo cosa e' cambiato".Significa che se un' area e' stata ridisegnata tre volte il protocollo X trasmettera' tutte le volte che quell'area e' stata cambiata mentre basterebbe trasmettere solo l'ultima delle tre e questo potrebbe risultare un po' dannoso su connessioni lente. Il protocollo VNC e' consapevole di questo aspetto infatti il VNC server aspetta connessioni dai VNC clients e quando il client si connette VNC trasmette l'intero desktop al client. VNC e' sia un vncserver che un x-server. Quando parte si mette in ascolto sulla sua porta tcp la 5900 (+ il numero di display :0.1 x 5901, :02 x 5092 ecc.) in attesa di VNC clients che si collegano. Rimane in ascolto anche sulla socket del display proprio come un X-server ma, invece di trasmettere la richiesta su un monitor, la tiene in memoria per trasmetterla al client. Per configurare VNC c'e' bisogno della presenza di un vncserver da essere lanciato manualmente. Per prima cosa bisogna impostare una vncpasswd che poi verra' usata per il login. Ci si collega con ssh senza l'opzione ''-X'':
=== Installazione ===
È necessario il solo pacchetto <code>xorg</code>, per cui se non fosse installato, con [[privilegi di amministrazione]]:
<pre>
<pre>
ssh username@hostremoto
# apt install xorg
</pre>
</pre>
Poi una volta collegato lanci ''vncserver :1'' che in pratica mette vncserver in ascolto sul display 1 cioe' tcp port 5901.Dopo puoi lanciare il vnc client come per esempio tightvncviewer o vncviewer o svncviewer in questo modo :
 
=== Utilizzo ===
Se l'indirizzo IP del server è <code>192.168.0.2</code>, dal client sarà sufficiente il comando:
<pre>
<pre>
vncviewer hostremoto:1
# X -query 192.168.0.2 :0 vt8
</pre>
</pre>
Poi ti verra' chiesta la password e tu introdurrai quella stabilita in precedenza e vuola' eccoti il desktop remoto in locale in tutto il suo splendore.
per connettersi a <code>xdm</code> sulla macchina server. Si noti che il display e il terminale virtuale non devono combaciare per forza con quelli scelti sul server, l'unica cosa importante è che siano entrambi liberi sul client, in maniera analoga a quanto visto in precedenza per il server.
Questa configurazione presenta dei rischi, porta 5900 e 5800 deve essere aperta nel firewall e la comunicazione e' in chiara. Per criptarla c'e' bisogno di un tunnel ssh. Ancora una volta l'amico ssh ci viene incontro:
 
In alternativa, se si è nella stessa rete locale del server, è anche possibile:
<pre>
<pre>
ssh -C -L 5901:127.0.0.1:5901 user@remotehost
# X -broadcast :0 vt8
</pre>
</pre>
questo comando mettera' ssh in ascolto sulla porta locale 5901 fino alla porta remota 5901 quella del server vnc. Una volta loggati sulla macchina remota, sulla macchina locale apri vncviewer (un qualsiasi client vnc,o addirittura il browser con java) e lo punti a ''localhost:5901'' vncviewer questo comando ti permettera' di criptare la tua connessione verso il server vnc attraverso un tunnel ssh.
per mandare il messaggio di richiesta in ''broadcast'' (ossia a tutti gli [[host]] della rete), per effettuare la connessione al server X del primo ''host'' che risponde.
 
(G)
 
Molte persone credono che X sia stato progettato solo per GNULinux e unixlike ma in realta' come ogni prodotto unix il primo intento e' la portabilita' verso quanti piu' OS e' possibile .
Altri ottimi progetti sono il [http://www.ltsp.org Linux terminal Server project] che usa tutte le potenzialita' di X in scenari dove gli utenti sono collegati ad un X server centrale attraverso dei thin client o diskless machine con un grosso abbatimento sui costi e in questo senso come non menzionare il progetto [http://www.progettolazzaro.it/ProgettoLazzaro.htm LazarusNX] che ha come obbiettivo il recupero di hardware obsoleto specialmente nelle scuole italiane,creazione di reti didattiche e laboratori informatici ad alte prestazioni e costi contenuti.
"C'è una crescente sensibilità verso il reimpiego dell'hardware obsoleto, del suo riutilizzo con finalità sociali, accademiche ma anche di business - si legge in una nota - Immaginiamo una scuola (ma potrebbe essere una qualsiasi organizzazione statale o privata) che abbia un parco computer obsoleto. Con Lazarus-NX queste macchine possono essere riutilizzate su piattaforma Open Source, svincolando l'organizzazione anche dalle spese di licenza tipiche del software proprietario".
 


Altro link interessante:
Si visualizzerà <code>xdm</code> in esecuzione sul server, che si potrà utilizzare per autenticarsi, utilizzando le credenziali di accesso di un utente che ha accesso alla macchina remota.


http://www.tldp.org/HOWTO/XDMCP-HOWTO
Si avrà così accesso a un'intera sessione grafica, anche se con qualche limitazione di performance. Si noti infatti che il protocollo X11 trasmetterà tutto lo schermo, comprese le aree non necessarie perché non cambiate: non c'è una cache né alcun tipo di funzionalità "trasmetto solo cosa è cambiato".


Scopo di questo scritto e' di fornire una guida generale sul mondo dei desktop remoti e il loro uso mediante software opensource
== Link ==
<!-- link commentato: * [http://www.freesoftwaremagazine.com/articles/what_is_x/ What is X?]: interessante articolo che parte dalle basi del funzionamento fino agli utilizzi più avanzati del server X in remoto; -->
* [http://www.tldp.org/HOWTO/XDMCP-HOWTO Linux XDMCP HOWTO]


Per insulti o gemiti di piacere questa e' la mia mail : gabrix@gabrix.ath.cx
{{Autori
|Autore = [[Utente:HAL 9000|HAL 9000]] 17:50, 8 set 2019 (CEST) <br/>(guida originariamente scritta da [[Utente:MaXeR|MaXeR]])
|Estesa_da =
|Verificata_da =
|Numero_revisori = 0
}}


Grazie e ciao !
[[Categoria:Xorg]][[Categoria:Altri servizi di rete]]

Versione attuale delle 15:50, 8 set 2019

Debian-swirl.png Versioni Compatibili

Debian 8 "jessie"
Debian 9 "stretch"
Debian 10 "buster"

Introduzione

Nelle distribuzioni GNU/Linux e in generale nei sistemi UNIX e Unix-like l'interfaccia grafica (GUI) non è parte del kernel ma gestita da un programma a parte: l' X window system o semplicemente server X, di cui Xorg rappresenta l'implementazione attualmente più diffusa.

Le richieste dai client X di gestire le finestre avvengono di solito localmente, ma nulla impedisce di gestire le finestre attraverso la rete, permettendo a utenti remoti di effettuare il login sul display manager (xdm, gdm, kdm, lightdm, ecc...) per accedere al server X locale attraverso XDMCP (X Display Manager Control Protocol).

Per semplicità di configurazione, e per la stabilità dimostrata attraverso i passaggi di versione di Debian, in questa guida si considera unicamente xdm.

Warning.png ATTENZIONE
Ogni comunicazione da e verso il server X avverrebbe in chiaro, e sarebbe pertanto manipolabile e/o ascoltabile sulla rete. Questo rappresenta un enorme rischio per la sicurezza del sistema!

Se è possibile, si raccomanda caldamente invece di configurare una connessione SSH e di abilitare l'X11 forwarding per avviare un'applicazione grafica o anche un'intera sessione.


Lato server

Installazione

Con privilegi di amministrazione è necessario installare xdm, oltre ovviamente al server Xorg, se ancora non presente nella macchina che farà da server. Per esempio con apt basta:

# apt install xdm xorg

Configurazione di xdm

Sempre con privilegi di amministrazione, è sufficiente modificare i file di configurazione indicati in questa sezione con un editor di testo, per esempio nano:

# nano /etc/X11/xdm/xdm-config

In /etc/X11/xdm/xdm-config commenta:

DisplayManager.requestPort:   0

che diventa:

!DisplayManager.requestPort:   0

Salva il file (con nano premi Ctrl-o e per uscire Ctrl-x).

In modo analogo, apri il file /etc/X11/xdm/Xaccess e togli il comento a:

#*         #any host can get a login window

che diventerà:

  
*         #any host can get a login window

Al posto di * è possibile anche specificare, uno a uno, gli host da cui si intende accettare la connessione, anche con uso di pattern. Per esempio basta scrivere (al posto di *):

192.168.0.*

per accettare connessioni dagli host appartenenti alla rete 192.168.0.0/24, ossia tutti gli indirizzi compresi da 192.168.0.1 a 192.168.0.254. Sono permessi anche hostname, per esempio se definiti in /etc/hosts, e l'uso di indirizzi multicast a cui limitare l'ascolto. Per maggiori informazioni si consultino gli esempi scritti nel file.

Per finire è necessario specificare di restare in ascolto sulla porta TCP, modificando il file /etc/X11/xdm/Xservers:

:0 local /usr/bin/X :0 vt8 -nolisten tcp

che diventerà:

:0 local /usr/bin/X :0 vt8

dove:

  • :0 è l'identificativo del server X che sarà avviato e dev'essere libero; se ce n'è già uno in esecuzione, utilizzarne un altro (:1, :2, ecc...);
  • vt8 è il terminale virtuale da utilizzare, in questo caso tty8 (accessibile con Ctrl-Alt-F8). Sceglierne uno qualsiasi libero (vt9, vt10, ecc...).

È possibile anche specificare più linee, se si intendono avviare più server X simultaneamente. In tal caso è consigliabile lasciare l'opzione -nolisten tcp su quelli per cui non è previsto l'accesso remoto, come misura di sicurezza.

Warning.png ATTENZIONE
Si ricorda nuovamente che, anche se l'accesso deve essere autenticato, la comunicazione non è criptata. Per cui chiunque nella rete potrebbe ascoltare le credenziali di accesso e il suo uso è altamente sconsigliato al di fuori della LAN, e anche in questo caso esclusivamente se tutti gli host e gli utenti connessi alla LAN possono sempre essere considerati fidati.


Per rendere effettive le modifiche, è necessario riavviare il display manager:

# service xdm restart

e questo conclude la configurazione lato server. xdm resterà in ascolto sulla porta 177 del protocollo UDP per ricevere richieste di autenticazione, secondo il protocollo XDMCP, dagli host specificati nel file Xaccess. Il server Xorg resta invece in ascolto sulla porta 6000 del protocollo TCP e successive, in base al display utilizzato, e permetterà l'accesso soltanto previa autenticazione, di default in base alla conoscenza di una sequenza casuale generata in precedenza: il magic cookie (per maggiori informazioni si rimanda alla lettura del manuale di xauth), comunicato da xdm per permettere l'autenticazione.

Lato client

Installazione

È necessario il solo pacchetto xorg, per cui se non fosse installato, con privilegi di amministrazione:

# apt install xorg

Utilizzo

Se l'indirizzo IP del server è 192.168.0.2, dal client sarà sufficiente il comando:

# X -query 192.168.0.2 :0 vt8

per connettersi a xdm sulla macchina server. Si noti che il display e il terminale virtuale non devono combaciare per forza con quelli scelti sul server, l'unica cosa importante è che siano entrambi liberi sul client, in maniera analoga a quanto visto in precedenza per il server.

In alternativa, se si è nella stessa rete locale del server, è anche possibile:

# X -broadcast :0 vt8

per mandare il messaggio di richiesta in broadcast (ossia a tutti gli host della rete), per effettuare la connessione al server X del primo host che risponde.

Si visualizzerà xdm in esecuzione sul server, che si potrà utilizzare per autenticarsi, utilizzando le credenziali di accesso di un utente che ha accesso alla macchina remota.

Si avrà così accesso a un'intera sessione grafica, anche se con qualche limitazione di performance. Si noti infatti che il protocollo X11 trasmetterà tutto lo schermo, comprese le aree non necessarie perché non cambiate: non c'è una cache né alcun tipo di funzionalità "trasmetto solo cosa è cambiato".

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Guida scritta da: HAL 9000 17:50, 8 set 2019 (CEST)
(guida originariamente scritta da MaXeR)
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