Gestione di un repository con debarchiver: differenze tra le versioni
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===Server FTP=== | ===Server FTP=== |
Versione delle 10:46, 5 giu 2019
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Attenzione. Questa guida è da considerarsi abbandonata, per via del tempo trascorso dall'ultima verifica.
Potrà essere resa obsoleta, previa segnalazione sul forum, se nessuno si propone per l'adozione. |
Versioni Compatibili Debian 7 "wheezy" Debian 8 "jessie" |
Introduzione
Debarchiver è uno strumento comodo e potente per poter gestire facilmente un repository Debian ben strutturato e suddiviso. Oltre a questo permette di mantenerlo in ordine (evitando il mantenimento di versioni vecchie) senza richiedere manutenzione da parte dell'amministratore.
Installazione
L'installazione è semplice, in quanto il programma è incluso in Debian:
# apt-get install debarchiver
Configurazione
Tutta la configurazione di debarchiver è racchiusa in un unico file: /etc/debarchiver.conf
, che analizziamo nel dettaglio:
Nota Bene: le opzioni riportate nel file di configurazione sono inizialmente commentate in quanto i valori riportati sono quelli di default. |
$destdir = "/var/lib/debarchiver/dists"; $inputdir = "/var/lib/debarchiver/incoming";
Dove verrà creato il repository (destdir
) e dove vengono inseriti i pacchetti da aggiungere al repository (inputdir
)
# $copycmd = "cp -af"; # $movecmd = "mv"; # $rmcmd = "rm -f"; # $vrfycmd = "dscverify";
La lista dei comandi utilizzati nella gestione del repository: quelli di default, normalmente, sono corretti per la maggior parte delle situazioni.
# $cinstall = "installed";
Dove verranno messi i file .changes
.
# $distinputcriteria = "^kernel.*\\.deb\$"; # $distinputdirs = "/path";
Indica il criterio con il quale verranno accettati i pacchetti non aventi un file .changes
e dove devono essere inseriti per essere presi dal sistema.
# $verifysignatures = 0;
Attiva (1
) o disattiva (0
) la verifica della firma dei pacchetti inseriti nella inputdir
.
# $verifysignaturesdistinput = 0;
come sopra, ma riguarda la directory distinputdirs
.
# $bzip = 0;
Attiva la generazione di file compressi con bz2.
%distinputdirs = ( stable => 'stable', testing => 'testing', unstable => 'unstable' );
Permette di indicare i nomi delle directory contenute nella directory incoming
che provvederanno a raccogliere i pacchetti di una determinata release. In questo caso, nella release stable verranno inseriti i pacchetti presenti nella directory /var/lib/debarchiver/incoming/stable/
.
@distributions = ('stable', 'testing', 'unstable');
Questa lista indica le release presenti nel repository (in questo caso le 3 release stable, testing e unstable).
%distmapping = ( stable => 'wheezy', testing => 'jessie', unstable => 'sid' );
Schema per la creazione di link tra i nomi delle release reali e i nomi dello stato delle release.
# @architectures = ('i386');
Permette di indicare la lista di architetture (racchiuse tra apici e separate da una virgola) presenti nel repository.
@sections = ('main', 'contrib', 'non-free');
Indica le sezioni in cui è suddiviso il repository.
@mailtos = ('Maintainer', 'Uploaders', '@knio.it', 'admin@dominio.it');
Permette di indicare a chi verrà inviata una email di conferma dell'inserimento del pacchetto; è possibile specificare i seguenti parametri:
- Indirizzo Email
- l'email verrà inviata a quel determinato indirizzo email
- Indirizzo email incompleto
- l'email verrà inviata all'utente proprietario del file usando l'host specificato dopo il simbolo @. Nel caso riportato, se l'utente proprietario del file è maxer, l'email verrà inviata a maxer@knio.it.
- Stringa senza @
- Verrà usato il valore del campo espresso (nell'esempio vengono utilizzati Maintainer e Uploader) come indirizzo email.
%release = ( 'origin' => "", 'label' => "", 'description' => "");
Informazioni aggiuntive da inserire nel file Release.
# $cachedir = '/var/cache/debarchiver';
Nel caso venga usato apt-ftparchive, indica la directory di cache da usare.
# $gpgkey = "";
Imposta la chiave GPG con cui firmare i pacchetti che vengono inseriti nel database.
# $gpgpassfile = "$ENV{HOME}/.gnupg/passphrase";
Indica il percorso del file contenente la password per l'utilizzo della chiave GPG citata nella spiegazione alla direttiva precedente. Trattandosi di un dato molto importante, è consigliabile usare dei permessi restrittivi, come ad esempio permettendone la lettura solo all'utente debarchiver (l'utente usato da debarchiver).
Permessi
Debarchiver è configurato per lavorare correttamente con i server FTP e web. È impostato, infatti, il permesso di lettura per tutti gli utenti.
Un po' più complessa è, invece, la situazione relativa all'utilizzo della directory incoming
da parte degli utenti. La directory in questione è di proprietà dell'utente root e del gruppo debarchiver. Per abilitare un utente ad utilizzare il sistema, quindi, è necessario aggiungerlo al gruppo:
# adduser nomeutente debarchiver
Utilizzo Reale
Due esempi relativi alla configurazione di un server web (Apache) e di un server FTP anonimo (vsftpd) per l'accesso al repository.
Server Web
La configurazione di un server web è molto semplice e la si può ricondurre a due situazioni particolari:
- configurazione come dominio di 3° livello (Es. http://debian.dominio.it)
- configurazione come directory in un dominio esistente (Es. http://www.dominio.it/debian)
Dominio di 3° livello
La configurazione di un dominio di 3° livello dedicato al repository è una scelta molto comoda, secondo me.
È sufficiente, infatti, creare un semplice VirtualHost (Dettagli Apache1.3 Apache2.0) in cui viene indicata come DocumentRoot la directory /var/lib/debarchiver
.
Esempio:
NameVirtualHost *:80 <VirtualHost *:80> ServerName repos.dominio.it DocumentRoot /var/lib/debarchiver <Directory /> Options Indexes FollowSymLinks </Directory> </VirtualHost>
ed abilitarlo (rimando alla documentazione ufficiale del proprio server web).
Directory in un Dominio
Questa configurazione è senza dubbio la più semplice. Si fa uso della direttiva Alias (Documentazione Ufficiale Apache1.3 - Apache2.0) nel modo seguente:
Supponendo di voler rendere accessibile il repository in http://www.dominio.it/debian è sufficiente aggiungere, nella configurazione del VirtualHost in questione
Alias /debian /var/lib/debarchiver
Nota: per rendere sfogliabile il repository è consigliabile aggiungere, dopo la dichiarazione precedente, un pezzo di codice simile al seguente: <Directory /debian> Options Indexes FollowSymLinks </Directory>qui sono disponibili maggiori dettagli a riguardo |
Server FTP
Come server FTP viene preso in considerazione proftpd, visto che utilizza una configurazione molto simile a quella di Apache.
Dominio di 3° livello
Un esempio di configurazione (da inserire all'interno di /etc/proftpd.conf
) per l'accesso al repository tramite il protocollo ftp:
<VirtualHost repos.dominio.it> ServerName "Repository di dominio.it" MaxClients 10 MaxLoginAttempts 1 DeferWelcome on <Limit LOGIN> DenyAll </Limit> <Directory /> <Limit WRITE DIRS> DenyAll </Limit> </Directory> </Anonymous> </VirtualHost>
Gestione del Repository
Upload dei pacchetti
È utile ricordare che esistono dei tool per eseguire correttamente l'upload dei pacchetti.
È necessario, infatti, seguire una procedura particolare: il sistema utilizza i file con estensione changes come file di lock. Quando si caricano dei pacchetti, il file .changes
deve essere l'ultimo ad essere caricato. L'analisi dei pacchetti, infatti, verrà eseguita solo quando questo file sarà presente.
I tool disponibili sono:
- Dupload
- dput
Rimozione di uno o più pacchetti
Debarchiver non supporta la rimozione automatizzata di uno o più pacchetti, operazione che dovrà essere compiuta, quindi, a mano.
Supponendo di avere un pacchetto di nome kpakketto dovremo seguire questa procedura:
- eliminazione manuale di tutte le occorrenze di kpakketto:
# rm -f `find /var/lib/debarchiver/dists/ -iname "kpakketto*"`
- ricostruzione del repository:
$ su debarchiver -c "debarchiver -so --autoscanall --dl 6"
Conclusione
Debarchiver offre un comodo e funzionale strumento per la gestione automatizzata di un repository Debian di tutto rispetto. Inoltre implementa correttamente la struttura di un repository Debian; una scelta obbligata, insomma, quando si devono gestire un numero di pacchetti maggiore di 3-4 senza dover preoccuparsi delle vecchie versioni (che vengono automaticamente rimosse). Inoltre la flessibilità e la possibilità di avere più suddivisioni (oltre alle classiche stable, testing e unstable) lo rende perfetto per repository particolari (per i backport, ad esempio).
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