Openvpn: differenze tra le versioni
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4 - Aggiungere delle regole al firewall per assicurarsi di non poter mischiare il traffico tra l'interfaccia internet, es. <code>ppp0</code>, e quella della VPN, es. <code>tun0</code>. Per maggiori informazioni si veda ad esempio la [http://guide.debianizzati.org/index.php/Debian_e_iptables#Uso_di_una_VPN_commerciale sezione apposita della guida di iptables]. | 4 - Aggiungere delle regole al firewall per assicurarsi di non poter mischiare il traffico tra l'interfaccia internet, es. <code>ppp0</code>, e quella della VPN, es. <code>tun0</code>. Per maggiori informazioni si veda ad esempio la [http://guide.debianizzati.org/index.php/Debian_e_iptables#Uso_di_una_VPN_commerciale sezione apposita della guida di iptables]. | ||
Arrivati a questo punto il servizio prescelto dovrebbe essere normalmente raggiungibile attraverso la nostra interfaccia internet, tuttavia è importante sottolineare quanto segue: | |||
# Le rotte e le regole create non sono permanenti, ovvero andranno perse al momento di un eventuale riavvio, quindi in tale caso l'utente dovrà nuovamente ripetere la procedura qui descritta. Il problema dovrebbe essere ovviabile dichiaranto opportunamente i precedenti comandi nel file <code>/etc/network/interfaces</code>. | |||
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auto dsl-provider | |||
iface dsl-provider inet ppp | |||
pre-up /bin/ip link set eth1 up | |||
provider dsl-provider | |||
post-up /bin/ip route flush table 1 | |||
post-up /bin/ip route add default dev ppp0 table 1 | |||
post-up /bin/ip rule add from $(ip -f inet addr show ppp0 | grep -Po 'inet \K[\d.]+') table 1 | |||
auto eth0 | |||
iface eth0 inet static | |||
address 192.168.1.172 | |||
netmask 255.255.255.0 | |||
network 192.168.1.0 | |||
broadcast 192.168.0.255 | |||
post-up /bin/ip route add 192.168.1.0/24 dev eth0 src 192.168.1.172 table 1 | |||
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# Se non si dispone di un IP pubblico statico, ma solo dinamico, sarà necessario eliminare e dichiarare nuovamente il comando descritto al punto 3 ogni volta che detto IP pubblico cambia. A tale fastidio si può ovviare sostituendo alla regola del punto 3 una dichiarazione basata sull'uso dell'opzione <code>fwmark</code> e del target <code>mark</code> di IPtables, oppure creando uno script che ad intervalli regolari verifica il proprio IP pubblico attuale ed eventualmente aggiorna rotte e regole come necessario. A puro titolo esemplificativo si mostra lo script usato da chi scrive (e quindi ritagliato sulla propria specifica configurazione macchina): | # Se non si dispone di un IP pubblico statico, ma solo dinamico, sarà necessario eliminare e dichiarare nuovamente il comando descritto al punto 3 ogni volta che detto IP pubblico cambia. A tale fastidio si può ovviare sostituendo alla regola del punto 3 una dichiarazione basata sull'uso dell'opzione <code>fwmark</code> e del target <code>mark</code> di IPtables, oppure creando uno script che ad intervalli regolari verifica il proprio IP pubblico attuale ed eventualmente aggiorna rotte e regole come necessario. A puro titolo esemplificativo si mostra lo script usato da chi scrive (e quindi ritagliato sulla propria specifica configurazione macchina): | ||
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Versione delle 11:49, 17 feb 2019
Attenzione. Questa guida è da considerarsi abbandonata, per via del tempo trascorso dall'ultima verifica.
Potrà essere resa obsoleta, previa segnalazione sul forum, se nessuno si propone per l'adozione. |
Versioni Compatibili Debian 7 "wheezy" Debian 8 "jessie" |
Gateway-Router |
Sommario |
Introduzione
Una VPN (Virtual Private Network) è un tipo di interconnessione tra computer che permette, sul piano logico, di comprendere in una LAN (Local Area Network) macchine residenti in qualsiasi parte del pianeta e soprattutto, di cifrare, il traffico scambiato tra le stesse.
Solitamente si considera una LAN come una rete di computer locali, identificati da un indirizzo e una classe di IP (es: 192.168.0.0/24, 10.0.0.0/24 etc.). Con un collegamento VPN, un computer che si trovi fisicamente al di fuori di tale LAN, può risultarne un perfetto membro.
Tre computer, quindi, che si trovassero rispettivamente a Madrid, Londra e Roma potrebbero, grazie ad una VPN, creare la seguente rete:
______________ _______________ | LAN | ----- INTERNET ----- | LAN | | Madrid | | | Roma | | 192.168.0.1 | | | 192.168.0.3 | |_____________| ______|_______ |_____________| | LAN | | Londra | | 192.168.0.2 | |_____________|
La tecnica che permette di creare connessioni sicure attraverso reti insicure consiste nell'utilizzare un tunnel criptato attraverso il quale far transitare le nostre comunicazioni, rendendole di fatto indecifrabili all'esterno.
VPN commerciali per utenti comuni
Negli ultimi anni hanno cominciato a proliferare servizi di VPN commerciali indirizzati agli utenti comuni e non alle imprese. Tali servizi non mirano a creare una rete di computer in senso canonico, ma si propongono invece come nodi di uscita per il traffico generato da chi sottoscrive il servizio. In pratica in tale scenario l'utente crea una rete condivisa col proprietario del server VPN in modo che tutto il traffico generato dall'utente sia diretto al server VPN, il quale poi lo smisterà normalmente attraverso la rete internet. Questo significa che i destinatari del traffico dell'utente vedranno come IP sorgente quello del server VPN e non quello del router-gateway dell'utente. Usare una VPN conferisce quindi una certo grado di anonimato, almeno per gli utenti comuni che non passano il loro tempo a progettare attentati, minacciare politici e istituzioni, ecc. Inoltre permette di aggirare eventuali filtraggi del proprio traffico dati ad opera del proprio ISP, finalizzato per esempio ad impedire o semplicemente ostacolare l'uso di certi applicativi. A dispetto di quanto sostenuto da chi offre questo genere di servizi il vero fine di una VPN è la cifratura delle connessioni, non l'anonimato, quindi un ipotetico dissidente politico che vivesse in un regime autoritario non dovrebbe usare una VPN per garantirsi l'anonimato, ma dovrebbe usare TOR (o meglio dovrebbe usare una VPN insieme a TOR). La seconda cosa da tenere presente quando si sottoscrive un servizio di questo tipo è che si compie un atto di fiducia nei confronti di chi fornisce la VPN, infatti non esiste alcun modo per verificare indipendentemente che una certa azienda non registri o manipoli in alcun modo il traffico dati dei suoi utenti. Per questo è estremamente importante scegliere con cura il servizio, analizzando le faq, gli how-to, come sono scritti i termini di servizio, da quanto tempo è in attività, dove ha sede l'azienda e se il tale paese ha o meno leggi di "data retention". Affidarsi a aziende poco serie, o peggio truffatori, in questo caso potrebbe infatti risultare peggio che non usare proprio alcuna VPN.
Installazione
A prescindere da quello che si vuole fare il primo passo è installare OpenVPN:
# apt-get install openvpn
Creare una propria VPN
Nota Questa guida è stata scritta anni prima ed è ragionevolmente valida fino a Jessie. Una guida più recente è questa: Debian come server VPN |
Prima di cominciare
La prima cosa da fare è verificare in /dev
la presenza della directory net
contenente il device virtuale tun
. Se tutto ciò non ci fosse, crearlo con:
# mkdir /dev/net && mknod /dev/net/tun c 10 200
tirare su il rispettivo modulo e far sì che al boot venga caricato:
# modprobe tun # echo "tun" >> /etc/modules
Infine abilitare il forwarding:
# echo 1 > /proc/sys/net/ipv4/ip_forward
Openvpn e Iptables
Diamo le opportune regole al firewall:
iptables -A INPUT -p udp --dport 5000 -s 10.0.0.0/24 -m state --state NEW,ESTABLISHED,RELATED -j ACCEPT iptables -A INPUT -s 10.0.0.0/24 -j ACCEPT iptables -A FORWARD -s 10.0.0.0/24 -j ACCEPT
Generazione delle chiavi
Se non l'abbiamo già fatto:
# apt-get update && apt-get install openvpn
Effettuiamo il collegamento fra due macchine, una chiamata in maniera molto originale server e una client.
Queste due macchine sono di due diversi utenti che possono risiedere ovunque nel mondo. La macchina server sarà quella in ascolto.
Spostiamoci sul server, esattamente in /etc/openvpn
e creiamo la nostra chiave con:
# openvpn --genkey --secret zmo.key
Una volta creata dovremmo poterla copiare nella stessa directory del client. Questo passaggio dovrebbe essere fatto nel più sicuro dei modi ad esempio tramite mail crittografate, o utilizzando scp
(dalla suite Openssh: vedi la guida OpenSSH: file di configurazione).
Utilizzando queste chiavi su tutti gli host (crittografia simmetrica) otteniamo una notevole cifratura del nostro canale in maniera davvero rapida.
Configurazione chiavi condivise
Spostiamoci sul server e creiamo in /etc/openvpn
il file server.conf
editandolo così:
dev tap lport 5000 ifconfig 10.0.0.1 255.255.255.0 secret /etc/openvpn/zmo.key verb 9
dev
- identifica il device utilizzato per il tunnel. I possibili device utilizzabili da openvpn sono
tun
etap
. La differenza tra i due device è fondamentale, in quantotun
si adopera per la trasmissione di pacchetti IP (una specie dippp
) etap
invece per la trasmissione di frame ethernet (una specie dieth
). Per la creazione di LAN virtuali o per la condivisione di risorse come file-server, ftp-server, dobbiamo usaretap
. port
- socket dell'applicazione, il default è la 5000, deve essere la stessa da ogni capo della VPN. È da sottolineare che sul server invece di
port
si scriveràlport
(local) mentre sui clientrport
(remote). ifconfig
- determina l'IP dell'interfaccia virtuale (
tun
otap
). secret
- a questa stringa diamo il path della key creata in precedenza con openvpn.
verb
- "verb" definisce il grado di verbose stampato a video in output durante l'esecuzione (da 0 a 11 sono spiegati dando
openvpn --help
).
Adesso sul client creiamo il file /etc/openvpn/client.conf
così:
remote www.hostremoto.net (che ovviamente corrisponderà al server) dev tap rport 5000shared-keys ifconfig 10.0.0.2 255.255.255.0 secret /etc/openvpn/zmo.key verb 9
remote
- a remote diamo l'IP pubblico della macchina alla quale ci connetteremo, oppure l'hostname come nell'esempio.
A questo punto lanciamo il collegamento su entrambe le macchine, indicando al programma di attenersi alle regole appena definite nei rispettivi server.conf
e client.conf
:
# openvpn --config /etc/openvpn/xxxx.conf
Tra le righe di output del client dovrebbero apparire tra le altre queste due stringhe:
Wed Sep 7 15:45:28 2005 Peer Connection Initiated with www.hostremoto.net:5000 Wed Sep 7 15:45:29 2005 Initialization Sequence Completed
Andiamo sul server e diamo:
# ifconfig tap tap0 Link encap:Ethernet HWaddr 01:F0:EF:27:41:4C inet addr:10.0.0.1 Bcast:10.0.0.255 Mask:255.255.255.0 UP BROADCAST RUNNING MULTICAST MTU:1500 Metric:1 RX packets:0 errors:0 dropped:0 overruns:0 frame:0 TX packets:0 errors:0 dropped:0 overruns:0 carrier:0 collisions:0 txqueuelen:100 RX bytes:0 (0.0 b) TX bytes:0 (0.0 b)
Nella riga inet addr
vengono indicati IP, broadcast e netmask.
Proviamo a pingare l'host che sappiamo connesso:
# ping 10.0.0.2 PING 10.0.0.2 (10.0.0.2) 56(84) bytes of data. 64 bytes from 10.0.0.2: icmp_seq=1 ttl=64 time=258 ms 64 bytes from 10.0.0.2: icmp_seq=2 ttl=64 time=135 ms
In questo modo disporremo rapidamente di un canale cifrato relativamente sicuro, per lo scambio di dati privati.
Configurazione SSL/TLS
Openvpn e Openssl
Adesso, avvalendoci di SSL/TLS, configureremo un CA (Certificate Authority) che servirà a firmare i certificati degli host e a rendere disponibile il proprio; creeremo le rispettive chiavi (una anche per il CA stesso) facendo in modo che ognuno detenga una chiave e un certificato firmato. Infine, per lo scambio sicuro di tali dati, creeremo un Diffie-Hellman.
# apt-get install openssl
Configurazione CA
Il CA risiederà sul server, ma distinguiamo le entità in questo modo:
CA – Server – Client0 – Client1...
Occupiamoci del CA; facciamogli generare una sua chiave (ca.key
), una sua richiesta di certificato (rich.ca
), facciamogliela autofirmare (ca.cert
) e depositare successivamente su ogni host. Dunque, sempre sul server, torniamo in /etc/openvpn
.
# openssl genrsa -out ca.key Generating RSA private key, 512 bit long modulus ...++++++++++++ ........++++++++++++ e is 65537 (0x10001) # openssl req -new -key ca.key -out rich.ca You are about to be asked to enter information that will be incorporated into your certificate request. What you are about to enter is what is called a Distinguished Name or a DN. There are quite a few fields but you can leave some blank For some fields there will be a default value, If you enter '.', the field will be left blank. ----- Country Name (2 letter code) [AU]:
...questa sezione compilatela a discrezione vostra.
# openssl x509 -req -in rich.ca -signkey ca.key -out ca.cert Signature ok subject=/C=AU/ST=Some-State/O=Internet Widgits Pty Ltd Getting Private key
Ricapitolando dovremmo aver creato ca.key rich.ca
e ca.cert
.
TLS-Server & TLS-Client
Occupiamoci ora di server e client, la loro configurazione è pressoché uguale.
Sul server:
# openssl genrsa -out server.key # openssl req -new -key server.key -out rich.ser
Facciamo firmare al CA la richiesta di certificato del server:
# openssl x509 -req -in rich.ser -CA ca.cert -CAkey ca.key -CAcreateserial -out ser.cert
Sul server creiamo anche il Diffie-Hellman:
# openssl dhparam -out dh.pem 1024
Nota Il format di default adottato da dhparam è PEM (adozione standard di Unix). Per una ulteriore consultazione del flag dhparam , fare riferimento a questa pagina: Openssl dhparam[1]
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Sui client:
# openssl genrsa -out client.key # openssl req -new -key client.key -out rich.cli
Spediamo il certificato al CA (che risiede sul server), facciamocelo firmare e rispedire in /etc/openvpn
(stessa procedura del server per la firma).
Server.conf
Compilare così il file per il server:
dev tap ifconfig 10.0.0.1 255.255.255.0 tls-server dh dh.pem ca ca.cert cert ser.cert key server.key lport 5000 verb 4
Client.conf
Compilare così il file per il client:
remote www.hostremoto.net (che ovviamente corrisponderà al server) dev tap ifconfig 10.0.0.2 255.255.255.0 tls-client ca ca.cert cert cli.cert key client.key rport 5000 verb 4
Una volta compilati i file, lanciamo openvpn
su entrambe le macchine come in precedenza:
openvpn –config xxxx.conf
Avviare Openvpn come servizio
Lo script /etc/init.d/openvpn
Questo script, che demonizza openvpn
, una volta lanciato va a cercare nella dir /etc/openvpn
il file con estensione .conf
che dovrà corrispondere al file di configurazione. Dico questo poiché in varie documentazioni lo troverete con estensioni diverse (es: .ovpn etc..) che lo script non riconoscerebbe come valido.
# /etc/init.d/openvpn start
Una volta avviato lo script attiverà il demone. Per impostarlo al boot:
# update-rc.d openvpn defaults
Per rimuoverlo dal boot:
# update-rc.d -f openvpn remove
Openvpn & log
Per loggare l'output in un file qualunque (anche se non esiste verrà creato) aggiungere la riga al file .conf
:
log /var/log/openvpn.log
Il file di log sarà più o meno forbito in base al valore che avremo dato al parametro verb
.
Conclusioni
Openvpn[2] permette la creazione di VPN da applicativo ad applicativo, non necessitando quindi di modifiche nel kernel come nel caso di VPN che implementino IPSEC. Gira sulle principali piattaforme allacciando quindi OS diversi. Anche se lo standard IPSEC è una realtà nei dispositivi di rete hardware, il livello di sicurezza che openvpn
può raggiungere è indiscutibile.
Usare una VPN commerciale
Molti fornitori di servizi VPN a pagamento supportano tra i diversi client anche e soprattutto OpenVPN. Se tutto quello che vuole fare l'utente è collegarsi direttamente dal proprio computer allora la questione è molto semplice, infatti chi scrive ha provato due differenti servizi ed in entrambi i casi la procedura è stata immediata e senza alcun tipo di problema.
Se invece si vuole stabilire un unico tunnel per tutta la propria rete domestica la cosa diventa più complessa, ma in ogni caso è necessario scaricare in anticipo i file di configurazione che il fornitore mette a disposizione (si veda più sotto per un paio di esempi). Generalmente ogni fornitore mette a disposizione un file di configurazione per ogni località in cui ha un proprio server. Detti file hanno spesso estensione .ovpn
e sono pressoché identici tra loro, fatto salvo l'indirizzo (o gli indirizzi) dei server cui connettersi.
Uso singolo
Come già detto collegarsi ad un server VPN direttamente dal computer in uso è estremamente facile, è infatti possibile usare il client openvpn
da terminale, oppure l'apposita funzionalità di network-manager (o altro client, ma qui si tratterà solo il caso di network-manager.
In entrambi i casi è
Terminale
Aprire un terminale e digitare:
$ openvpn --config nome_file_configurazione.ovpn
Verranno richiesti nome utente e password, dopo di che a video compariranno i log di quello che succede e la connessione risulterà stabilita. La finestra del terminale deve restare aperta fintanto che si vuole rimanere collegati alla VPN, pertanto potrebbe fare comodo usare un applicativo come GNU/Screen per eseguire il predetto comando.
Per terminare la connessione è sufficiente premere CTRL+C
.
Volendo poi verificare che l'IP visibile dall'esterno sia effettivamente diverso da quello assegnato dal proprio provider internet è possibile digitare:
$ curl ipinfo.io/ip
Oppure caricare una delle tante pagine web che mostrano il proprio IP pubblico.
Network-Manager
- Aprire l'editor delle connessioni di network-manager e cliccare sulla voce Connessione
- Dal menù selezionare importa VPN e quindi aprire il file di configurazione scaricato dal proprio fornitore VPN
- Alla domanda Vuoi copiare i tuoi certificati in /home/kwisatzhaderach/.local/share/networkmanagement/certificates/? premere OK
- Nell'editor di connessioni dovrebbe ora comparire una nuova connessione, selezionarla e quindi premere Modifica dal menù in alto.
- Nella scheda VPN (openvpn) è necessario compilare i campi Nome utente e Password con i propri dati. Premere OK
A questo punto la connessione è pronta e sarà sufficiente selezionarla da Network-Manager per avviarla (esattamente come qualsiasi altra connessione).
Uso gateway
È generalmente conveniente effettuare il collegamento al server VPN dal router, in modo da avere un unico tunnel da cui far passare tutto il traffico in uscita invece che creare un tunnel per ogni dispositivo. Tale scelta è particolarmente conveniente se il proprio fornitore di VPN limita il massimo numero di connessioni che possono essere attive contemporaneamente (che è la prassi). Sebbene più ordinata come soluzione tale approccio potrebbe generare problemi nel caso si abbiano dei servizi che accettano nuove connessioni provenienti da internet, tipo un webserver, infatti in genere ogni fornitore configura i client della propria VPN in modo che tutto il traffico sia automaticamente dirottato attraverso il tunnel VPN. Il problema è che non è scontato che dia anche la possibilità di aprire le porte necessarie, o quanto meno un numero adeguato. In tal caso c'è poco da fare e si avranno due possibili scenari:
- se si vuole far passare tutti i servizi attraverso il tunnel VPN allora non si potrà far altro che eseguire contemporaneamente solo un numero di servizi pari al numero di porte disponibili.
- se si è disposti a non far passare uno o più servizi attraverso il tunnel VPN, tipo un web server, allora si tratta "solo" di configurare il computer che funge da router opportunamente.
A prescindere dal proprio scenario la configurazione di openvpn è la medesima e prevede l'utilizzo di openvpn come servizio. Digitando da terminale ls -hl /etc/openvpn/
apparirà quanto segue:
drwxr-xr-x 2 root root client drwxr-xr-x 2 root root server -rwxr-xr-x 1 root root update-resolv-conf
Il file update-resolv-conf
è uno script che viene installato automaticamente insieme ad openvpn e serve per permettere al server vpn cui ci si collega di spingere al nostro computer gli indirizzi dei server DNS del fornitore VPN stesso, in modo che la nostra macchina usi tali DNS e non quelli normalmente usati. Si veda la sezione con gli esempi dei file di configurazione per maggiori informazioni in merito.
Le sottocartelle client
e server
permettono di separare i file di configurazione relativi al client VPN da quelli di un eventuale server (un computer potrebbe teoricamente essere usato sia per creare più tunnel verso altri server VPN che per fungere esso stesso da server VPN), ma il loro utilizzo non è obbligatorio, infatti si può semplicemente mettere tutto in /etc/openvpn/
.
È tuttavia fondamentale sapere che l'utilizzo di ciascuna cartella dipende strettamente da come viene avviato il servizio VPN, infatti openvpn può essere avviato con tre comandi diversi:
# systemctl start openvpn@nome_file_configurazione # systemctl start openvpn-client@nome_file_configurazione # systemctl start openvpn-server@nome_file_configurazione
Nel primo caso il file di configurazione nome_file_configurazione
deve obbligatoriamente trovarsi in /etc/openvpn/
, mentre negli altri due rispettivamente in /etc/openvpn/client/
e /etc/openvpn/server/
. Si possono avere molteplici file di configurazione nella stessa cartella e tutti possono essere nominati come meglio si crede, tuttavia quando si avvia il servizio il nome specificato dopo il carattere @
dovrà necessariamente coincidere con quello effettivamente presente nella corrispondente cartella. È altresì necessario che ogni file di configurazione abbia estensione .conf
, quindi se i file di configurazione scaricati hanno estensione .ovpn
questi dovranno essere opportunamente rinominati.
Oltre ai file di configurazione è anche necessario che nella stessa cartella siano presenti i relativi file contenenti la credenziali per accedere alle varie VPN (si veda la sezione sottostante con gli esempi di file di configurazione).
Oltre al comando start
sono supportati anche altri comandi, quali restart
, stop
, status
, ecc.
A questo punto la connessione al proprio server VPN dovrebbe essere attiva, ma il traffico proveniente da altre macchine non sarà accettato se prima non si è abilitato il reindirizzamento a livello del kernel. Vedere questa guida per sapere come fare.
Normalmente i fornitori VPN non lasciano porte aperte, quindi in teoria non vi sarebbe alcun bisogno di configurare un firewall sulla propria macchina, tuttavia fidarsi bene e non fidarsi è meglio ed è dunque opportuno configurare delle regole anche per l'interfaccia tun0
. Si veda per esempio questa guida.
Scenario misto
Nel caso si abbia necessità di rendere un servizio, come un webserver, accessibile direttamente senza passare dal tunnel VPN è possibile procedere come segue.
Suggerimento Prima di procedere si consiglia la lettura delle guide dedicate a Iproute2 e IPtables. |
1 - Creare una nuova tabella di routing, che sarà chiamata per semplicità "tab1".
2 - Aggiungere le rotte standard del proprio computer a "tab1", ovvero le rotte definite in automatico dalla propria macchina quando non è in esecuzione alcun servizio VPN. Per esempio nel caso di macchina che funge da gateway sfruttando pppoeconf potrebbero essere sufficienti i seguenti due comandi:
# ip route add default dev ppp0 table tab1 # ip route add 192.168.1.0/24 dev eth0 src 192.168.1.172 table tab1
Dove si suppone che la macchina su cui è in esecuzione il servizio abbia IP 192.168.1.172
3 - Aggiungere una regola per cui si dichiara che per i pacchetti provenienti dall'interfaccia con cui ci si connette ad internet, ad esempio ppp0
, è necessario usare la tabella di routing "tab1" invece di quella principale
# ip rule add from AAA.BBB.CCC.DDDD table tab1
Dove con AAA.BBB.CCC.DDDD
si intende l'IP associato all'interfaccia ppp0
, cioè quello pubblico effettivamente attribuitoci dal nostro ISP (e non quindi quello del server VPN di uscita). Da notare che anche nel caso non si usasse pppoeconf
l'ip da specificare sarebbe sempre quello dell'interfaccia attraverso cui transita il traffico internet (eth1
in questo esempio), anche se privato e non pubblico.
4 - Aggiungere delle regole al firewall per assicurarsi di non poter mischiare il traffico tra l'interfaccia internet, es. ppp0
, e quella della VPN, es. tun0
. Per maggiori informazioni si veda ad esempio la sezione apposita della guida di iptables.
Arrivati a questo punto il servizio prescelto dovrebbe essere normalmente raggiungibile attraverso la nostra interfaccia internet, tuttavia è importante sottolineare quanto segue:
- Le rotte e le regole create non sono permanenti, ovvero andranno perse al momento di un eventuale riavvio, quindi in tale caso l'utente dovrà nuovamente ripetere la procedura qui descritta. Il problema dovrebbe essere ovviabile dichiaranto opportunamente i precedenti comandi nel file
/etc/network/interfaces
.
auto dsl-provider iface dsl-provider inet ppp pre-up /bin/ip link set eth1 up provider dsl-provider post-up /bin/ip route flush table 1 post-up /bin/ip route add default dev ppp0 table 1 post-up /bin/ip rule add from $(ip -f inet addr show ppp0 | grep -Po 'inet \K[\d.]+') table 1 auto eth0 iface eth0 inet static address 192.168.1.172 netmask 255.255.255.0 network 192.168.1.0 broadcast 192.168.0.255 post-up /bin/ip route add 192.168.1.0/24 dev eth0 src 192.168.1.172 table 1
- Se non si dispone di un IP pubblico statico, ma solo dinamico, sarà necessario eliminare e dichiarare nuovamente il comando descritto al punto 3 ogni volta che detto IP pubblico cambia. A tale fastidio si può ovviare sostituendo alla regola del punto 3 una dichiarazione basata sull'uso dell'opzione
fwmark
e del targetmark
di IPtables, oppure creando uno script che ad intervalli regolari verifica il proprio IP pubblico attuale ed eventualmente aggiorna rotte e regole come necessario. A puro titolo esemplificativo si mostra lo script usato da chi scrive (e quindi ritagliato sulla propria specifica configurazione macchina):
#!/bin/bash # CRON: */10 * * * * /percorso/script/nome_script.sh PPP=$(ip addr | grep 'ppp0') IPO=$(ip rule | grep '32765' | tr -d '[a-z ]' | sed 's/32765:\t//1') TAB=$(ip route show table tab1) DATA=$(date +'%b %d %T')" nome_host nome_script.sh: " # Check first if secondary routing table is empty if [ "$TAB" = '' ] then ip route add default dev ppp0 table tab1 # Next command is necessary to be able to connect to the web server using my fqdn, like "blabla.fornitore.net" # from inside the LAN ip route add 192.168.1.0/24 dev br0 src 192.168.1.172 table tab1 MSG1=$DATA"secondary routing table was empty, added ppp0 as default gateway." else MSG1=$DATA"secondary routing table was not empty, nothing to do." fi echo $MSG1 >> /var/log/syslog # Check now if ppp0 inet ip has changed if [ "$PPP" != '' ] then IPN=$(ip -f inet addr show ppp0 | grep -Po 'inet \K[\d.]+') if [ "$IPN" != "$IPO" ] && [ "$IPN" != "" ] then if [ "$IPO" = '' ] then MSG0=" (missing secondary routing table rule)" else MSG0=" (secondary routing table rule found)" ip rule del table tab1 fi ip rule add from $IPN table tab1 MSG2=$DATA"IP changed from "$IPO" to "$IPN$MSG0". Rule updated." else MSG2=$DATA"IP ($IPO / $IPN) has not changed, nothing to do." fi else MSG2=$DATA"failed to read inet address (is interface up?)." fi echo $MSG2 >> /var/log/syslog
Streaming e VPN
Sfortunatamente alcuni servizi di streaming rendono impossibile la fruzione dei loro contenuti a chi usa una VPN per ragioni legate allo sfruttamento dei diritti commerciali (che nella stragrande maggioranza dei casi sono ripartiti per aree geografiche).
In tali situazioni c'è poco da fare, l'unica soluzione è non usare temporaneamente la VPN per il traffico web. Non è infatti è possibile, per la complessità di tali servizi, instradare il traffico semplicemente sulla base del dominio web.
Un semplice palliativo, che richiede solo un minimo di disciplina personale, è quello di crearsi una seconda configurazione per l'interfaccia di rete in uso sul proprio PC (e NON sul gateway della LAN), in modo da poter specificare un diverso indirizzo privato. In questo modo a livello di gateway sarà possibile aggiungere una regola tale per cui si dichiara che il traffico dati proveniente da questo nuovo IP non dovrà essere gestito dalla tabella di routing principale, ma da una alternativa.
La procedura per creare tale tabella è identica a quella descritta nella sezione precedente "Scenario misto", pertanto se già si sono seguite le relative istruzioni non è necessario configurare una terza tabella, viceversa andrà appunto creata. Il punto è che serve una tabella alternativa a quella principale in modo da ignorare le rotte imposte dal prioprio servizio VPN.
In sintesi quando si vuole usare un servizio che blocca le VPN si cambia la configurazione di rete in uso.
Ipotizzando che l'indirizzo IP della configurazione di rete alternativa sia 192.168.1.107
allora sarà sufficiente dare il seguente comando sul proprio PC gateway:
# ip rule add from 192.168.1.107 table 1
Si ricorda che le regole di routing vengono perse ad ogni riavvio, pertanto l'utente dovrà aggiungere al file /etc/network/interfaces
del proprio PC gateway, in corrispondenza dell'interfaccia cui si collegano tutti i PC della LAN, una direttiva di questo tipo:
post-up /bin/ip rule add from 192.168.1.107 table 1
La sezione relativa all'interfaccia eth0
(o quello che è a seconda del setup del lettore) sarà quindi simile a quanto segue:
auto eth0 iface eth0 inet static address 192.168.1.172 netmask 255.255.255.0 network 192.168.1.0 broadcast 192.168.0.255 post-up /bin/ip route add 192.168.1.0/24 dev br0 src 192.168.1.172 table 1 post-up /bin/ip rule add from 192.168.1.107 table 1
File di configurazione
Di seguito un paio di esempi presi da due differenti fornitori. Le opzioni che interessano l'utente sono essenzialmente tre:
- remote: qui viene specificato l'indirizzo del server VPN e il numero di porta da usare.
- auth-user-pass: questa direttiva definisce come avverrà l'autenticazione presso il server VPN, se infatti non viene specificato un file contenente i dati di accesso questi verranno semplicemente richiesti al primo tentativo di connessione, ovvero username e password. Viceversa se viene specificato questo dovrà essere un semplice file testuale composto da due righe, la prima dove viene indicato il nome utente e la seconda dove si specifica la password corrispondente al nome utente indicato nella prima riga. Generalmente il file di credenziali non viene mai specificato a meno di non voler automatizzare la connessione alla VPN usando systemctl.
- up e down
/etc/openvpn/update-resolv-conf
, usate per sostituire in automatico gli indirizzi dei server DNS con quelli del fornitore del servizio VPN. Quando il client VPN viene terminato vengono automaticamente ripristinati i DNS originali dell'utente. Se non si vuole usare i DNS del fornitore VPN è sufficiente commentare le suddette due direttive. Si noti che lo script /etc/openvpn/update-resolv-conf non è legato al fornitore VPN, ma è proprio uno strumento incluso con il client di openvpn (almeno in Debian). Per questo non tutti i fornitori di servizio includono le suddette direttive nei loro file di configurazione.
Esempio file credenziali
Caio La_mia_complicatissima_password
Esempio 1
client dev tun proto udp remote indirizzo_server_vpn numero_porta auth-user-pass nome_file_credenziali_accesso resolv-retry infinite nobind persist-tun persist-key persist-remote-ip cipher AES-256-CBC tls-cipher TLS-DHE-RSA-WITH-AES-256-CBC-SHA:TLS-DHE-DSS-WITH-AES-256-CBC-SHA:TLS-RSA-WITH-AES-256-CBC-SHA remote-cert-tls server verify-x509-name it name-prefix key-direction 1 comp-lzo no verb 3 ;ca ca.crt <ca> -----BEGIN CERTIFICATE----- stringa caratteri certificato -----END CERTIFICATE----- </ca> <tls-auth> -----BEGIN OpenVPN Static key V1----- stringa caratteri chiave -----END OpenVPN Static key V1----- </tls-auth>
Esempio 2
proto udp tun-mtu 1500 fragment 1300 mssfix cipher AES-256-CBC ignore-unknown-option ncp-disable # ovpn 2.3 to 2.4 transition ncp-disable remote indirizzo_server_vpn1 numero_porta1 remote indirizzo_server_vpn2 numero_porta2 remote indirizzo_server_vpn3 numero_porta3 auth SHA512 auth-user-pass nome_file_credenziali_accesso client comp-lzo dev tun hand-window 120 inactive 604800 mute-replay-warnings nobind remote-cert-tls server persist-key persist-remote-ip persist-tun ping 5 ping-restart 120 redirect-gateway def1 remote-random reneg-sec 3600 resolv-retry 60 route-delay 2 route-method exe script-security 2 tls-cipher TLS-DHE-RSA-WITH-AES-256-GCM-SHA384:TLS-DHE-RSA-WITH-AES-256-CBC-SHA256:TLS-DHE-RSA-WITH-CAMELLIA-256-CBC-SHA:TLS-DHE-RSA-WITH-AES-256-CBC-SHA:TLS-RSA-WITH-CAMELLIA-256-CBC-SHA:TLS-RSA-WITH-AES-256-CBC-SHA tls-timeout 5 verb 4 tun-ipv6 down /etc/openvpn/update-resolv-conf up /etc/openvpn/update-resolv-conf key-direction 1 <ca> -----BEGIN CERTIFICATE----- Stringa caratteri certificato -----END CERTIFICATE----- </ca> <cert> -----BEGIN CERTIFICATE----- Stringa caratteri certificato -----END CERTIFICATE----- </cert> <key> -----BEGIN PRIVATE KEY----- Stringa chiave privata -----END PRIVATE KEY----- </key> <tls-auth> # # 2048 bit OpenVPN static key # -----BEGIN OpenVPN Static key V1----- Stringa caratteri chiave -----END OpenVPN Static key V1----- </tls-auth>
Approfondimenti
Manpages
man openvpn
Sitografia
- Openvpn.net, sito ufficiale OpenVPN
- sez. "IPTables per l'amministrazione del firewall" di Appunti di informatica libera;
- OpenSSL dhparam
- www.openssl.org
- Appunti Linux
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Wtf 18:36, 20 gen 2019 (CET) | |
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