Volumi criptati LUKS - Creazione e uso con cryptmount: differenze tra le versioni
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Sia <code>cryptmount</code> che <code>cryptsetup</code> si propongono come frontend per l'utente finale | Sia <code>cryptmount</code> che <code>cryptsetup</code> si propongono come frontend per l'utente finale allo scopo di consentire l'uso del Device Mapper. | ||
== Preparazione del file o della periferica == | == Preparazione del file o della periferica == |
Versione delle 12:16, 31 gen 2016
Attenzione. Questa guida è da considerarsi abbandonata, per via del tempo trascorso dall'ultima verifica.
Potrà essere resa obsoleta, previa segnalazione sul forum, se nessuno si propone per l'adozione. |
Versioni Compatibili Debian 5 "lenny" Debian 6 "squeeze" Debian 7 "wheezy" Debian 8 "jessie" |
Introduzione
Generalmente si tende a pensare che un accesso indesiderato ai nostri dati possa avvenire da un'intrusione da rete. Certamente questo è lo scenario tipico, ma non bisognerebbe scordare che il più delle volte per accedere a un dato contenuto su un certo supporto, basta avere accesso "fisico" al supporto stesso.
Questo è molto più importante oggi giorno di quanto non fosse fino a pochi anni fa a causa della diffusione di sistemi di memorizzazione di massa portabili, estremamente comodi e che ci stiamo abituando ad avere sempre con noi, nello zaino, in una tasca o marsupio.
Altro scenario interessante è quello nel quale i dati in questione sono contenuti in un computer acceso e connesso alla rete, ma sono dati che ci interessa avere a disposizione esclusiva del nostro utente, e quindi se un'intrusione ci deve proprio essere è utile rendere all'intruso la vita molto dura nell'ottenimento di quei dati sensibili.
In questa guida sono contenuti i passi necessari per cifrare una partizione o una periferica (rimovibile o meno) o creare un file che useremo come loop device cifrata (con il vantaggio di essere estremamente trasportabile e archiviabile). Questo sarà mostrato nello scenario più semplice, quello con accesso ai file da parte di un singolo utente. La tecnologia usata però è quella nota col nome di LUKS (Linux Unified Keys Setup) che consente l'utilizzo della crittografia in scenari molto più articolati, con una base di compatibilità che andrà sempre crescendo in tutto il mondo Linux (questo è uno degli obiettivi del progetto). È bene fare le cose fin da subito compatibili con uno standard che sarà sempre più importante oltre che ricco di potenzialità, soprattutto riflettendo sull'accresciuta rilevanza data alla riservatezza dei propri dati digitali, anche dagli utenti semplici.
Disclaimer Questa guida è in fase di aggiornamento. Verrà introdotto l'uso di cryptmount per consentire di lavorare completamente da utente, dovendo root solo compilare un file di configurazione globale (in /etc ).
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Prerequisiti e preparazione del sistema
Kernel precompilato Debian
Hardware A livello hardware la cifratura con algoritmo AES è molto leggera quindi può essere eseguita anche su macchine molto datate, o piccoli sistemi embedded. |
La prima cosa da controllare prima di cimentarsi nella criptazione è l'abilitazione del kernel a usare l'algoritmo AES.
In un terminale eseguiamo:
$ cat /proc/crypto
e dovremmo ottenere (in base anche ai moduli caricati) qualcosa tipo:
name : aes driver : aes-asm module : aes_i586 priority : 200 refcnt : 1 selftest : passed type : cipher blocksize : 16 min keysize : 16 max keysize : 32 name : aes driver : aes-generic module : aes_generic priority : 100 refcnt : 1 selftest : passed type : cipher blocksize : 16 min keysize : 16 max keysize : 32 [...] name : md5 driver : md5-generic module : kernel priority : 0 refcnt : 1 selftest : passed type : shash blocksize : 64 digestsize : 16
Ovviamente a noi interessano le sezioni che iniziano con name : aes
. Se non dovessero comparire dobbiamo controllare che i moduli responsabili dell'aes
siano caricati e ottenere un output simile a questo:
$ lsmod |grep aes aes_i586 16608 0 aes_generic 37066 1 aes_i586
(o aes-x86_64 in caso di architettura per kernel amd64).
AES ci serve per la cifratura, ora dobbiamo pensare all'hash. Per l'hash serve l'algoritmo sha256
(ovviamente potremmo voler usare lo sha512
, per cui basterebbe cambiare il 256 in 512 in ogni occorrenza). È precompilato nel kernel Debian, ma non è detto che sia caricato (nel /proc/crypto
, soprariportato, non è infatti presente) quindi carichiamolo:
# modprobe sha256_generic
Nel file /proc/crypto
si dovrebbero essere aggiunte le seguenti righe:
name : sha256 driver : sha256-generic module : sha256_generic priority : 0 refcnt : 3 selftest : passed type : shash blocksize : 64 digestsize : 32 name : sha256 driver : sha256-generic module : sha256_generic priority : 0 refcnt : 1 type : digest blocksize : 64 digestsize : 32
Infine l'ultimo modulo da caricare nel kernel è dm-crypt
, la cui assenza impedisce a cryptmount di completare le operazioni richieste.
# modprobe dm-crypt
Nota: bisogna caricare i moduli?
Questi moduli richiesti sono stati indicati per esteso per capire un po' meglio cosa usiamo e perché. Non è necessario caricare manualmente alcun modulo, però, perché cryptmount dà istruzioni a chi di competenza per caricare tutti quelli necessario in modo trasparente all'utente.
Kernel personalizzato
Se non usiamo un kernel precompilato Debian, dobbiamo controllare che l'algoritmo di cifratura sia stato compilato: dal menu "Linux Kernel Configuration" seguiamo la voce "Cryptographic options --->" e abilitiamo la voce:
AES cipher algorithms
o la strettamente legata:
AES cipher algorithms (i586)
Pacchetti necessari
Per ottenere cryptmount
e cryptsetup
servirà installare i relativi pacchetti con il comando:
# apt-get install cryptmount cryptsetup
questo installerà anche tutte le dipendenze necessarie. In particolare verranno installati i pacchetti e le librerie per implementare il sistema di mappatura dei dispositivi (device-mapper) per il kernel Linux tramite il modulo dm-crypt
.
Sia cryptmount
che cryptsetup
si propongono come frontend per l'utente finale allo scopo di consentire l'uso del Device Mapper.
Preparazione del file o della periferica
Per la preparazione del file system (su file o su periferica a blocchi fisica) criptato secondo LUKS possiamo usare cryptmount se vogliamo caratteristiche base di quest'ultimo. Per avere accesso a un supporto completo di LUKS, come dice il manuale stesso di crytpmount, è necessario usare cryptsetup.
Cryptsetup
Per preparare un file di dimensione fissata (in base alla quantità e tipo di dati che vorremo salvare cifrati) usiamo il comando dd
:
$ dd if=/dev/zero of=/home/nomeutente/immagine_cifrata ibs=1M count=10
per creare un file da poi usare di 10MB nella home dell'utente nomeutente (queste dimensioni ridottissime sono adatte a una prova o per pochi dati che possono essere anche spediti in modo sicuro come allegato a un messaggio di posta).
File ordinario montato in loop
Autentichiamoci come root e montiamo il file appena creato in loop. Prima di tutto impostiamo il file appena creato come una loop device (controllare la prima periferica loop libera con losetup -f
):
# /sbin/losetup /dev/loop/0 /home/nomeutente/immagine_cifrata
Periferica a blocchi fisica
Per chi invece di cifrare un file montato in loop, deve cifrare una block device ordinaria, basta che sappia quale nome le abbia assegnato il kernel (con precisione, perché la procedura seguente cancellerà tutti i dati nella periferica).
Creiamo la partizione LUKS:
# cryptsetup --verify-passphrase --verbose --hash=sha256 --cipher=aes-cbc-essiv:sha256 --key-size=256 luksFormat /dev/periferica WARNING! ======== ======== This will overwrite data on /dev/periferica irrevocably. Are you sure? (Type uppercase yes):
Come dice il messaggio bisogna rispondere con uno YES
interamente maiuscolo.
Ci verrà di seguito chiesta una parola d'ordine e la sua conferma; mentre le digiteremo non vedremo nulla cambiare nel terminale:
Enter LUKS passphrase: Verify passphrase: Command successful.
Mappare e montare la partizione criptata
A questo punto dobbiamo dare istruzioni al device mapper di mappare la periferica LUKS appena creata in una block device virtuale sulla quale scrivere i nostri dati in chiaro (e poi essi saranno scritti cifrati su /dev/periferica
):
# cryptsetup luksOpen /dev/periferica criptata
Questo creerà la periferica /dev/mapper/criptata
, sulla quale noi andremo a creare il file system che più ci interessa (su periferiche piccole come quella in esempio non conviene usare un file system con indicizzazione come reiserfs o ext3, bensì un più semplice ext2 o una FAT):
# mkfs -t ext2 /dev/mapper/criptata
Non ci rimane che montarla in una cartella di prova per verificare che sia tutto corretto (funzionamento, dimensioni desiderate ecc.):
# mount -t auto /dev/mapper/criptata /mnt/prova
Rimozione della periferica criptata
Per rimuovere la periferica cifrata bisogna innanzi tutto smontarla, poi bisogna dire a cryptsetup di chiudere la periferica (il che automaticamente eliminerà il nodo creato dal device mapper):
# umount /mnt/prova # /sbin/cryptsetup luksClose criptata
Rimozione di una loop device
Nel caso in cui la nostra periferica sia un file montato in loop, è consigliabile eliminare il collegamento che il nostro file immagine ha con la periferica loop cui l'abbiamo associato; questo ci permetterà di spostare o eliminare il file senza creare malfunzionamenti nelle periferiche di loop, così come ci consentirà di aprire nuove periferiche in loop ripartendo dalla numero 0:
# /sbin/losetup -d /dev/loop0
Cryptmount
Il passo di base da compiere con cryptmount è compilare il file di configurazione. Per questa operazione e per usare l'opzione --generate-key
è necessario essere super utente (quello col costumino azzurro attillatissimo sotto i mutandoni rossi...).
Eccone un esempio:
criptata { keyformat=luks dev=/path/criptata.img keyfile=/path/criptata.img dir=/path/criptata fstype=ext2 mountoptions=defaults cipher=aes }
Gli aspetti che merita notare sono il formato per gestione delle chiavi (per visualizzare i formati disponibili dare il comando cryptmount -k
) impostato qui a luks. Il formato builtin
salva la chiave in un file separato (da specificare nel campo keyfile
). In luks invece la chiave è conservata all'inizio del file system.
Questo è il motivo per cui il file della chiave (keyfile
) e la periferica (dev
) coincidano.
Nell'esempio si è configurato cryptmount per usare un file ordinario, da montare in loop; si sarebbe potuto specificare una periferica a blocchi fisica, modificando il parametro dev
.
Ultima considerazione, è l'opportunità di creare la cartella /path/mount-point-crip
.
Se usiamo un file in loop, creiamolo con il comando dd
, esattamente come fatto per cryptsetup.
Creazione della chiave
Diamo a cryptmount, necessariamente da super utente, istruzioni per creare la chiave:
cryptmount --generate-key 32 criptata
Si noti che basta indicare a cryptmount criptata
non solo durante l'uso ma anche nella fase di creazione.
Formattazione
Diciamo a cryptmount di preparare il volume per la formattazione:
cryptmount --prepare criptata
Diamo il comando di formattazione vero e proprio:
mkfs -t ext2 /dev/mapper/criptata
Chiudiamo la fase di preparazione (a parte l'attenzione da mettere ai permessi da dare alla cartella di più alto livello creata da mkfs, come sempre al primo montaggio di un file system appena creato):
cryptmount --release criptata
Uso del volume cifrato
Il grande vantaggio rispetto a cryptsetup è nell'uso quotidiano. Infatti, non è più richiesta l'autenticazione come super utente per montare o smontare il volume criptato (né che sia un volume fisico o un file in loop). Ogni utente può dare:
cryptmount -m criptata
o anche semplicemente:
cryptmount criptata
inserire la parola d'ordine, e usare il file system appena montato. Tutta la sicurezza è, a parte gli ottimi algoritmi di hash e cifratura usati che scongiurano, ragionevolmente, attacchi di forza bruta, nella parola d'accesso.
Uno schema di funzionamento diverso, quello con la chiave conservata altrove è interessante perché separa chiave e dati, lasciando alla memoria dell'utente solo il terzo ingrediente. Questo non è però nello standard luks, quindi non relativo a questa guida.
Disclaimer Se LUKS prevede l'uso di chiavi esterne, un minimo di studio lo rivelerà e in caso affermativo tornerò ad aggiornare questa guida. |
Per smontare la periferica criptata basta, essendo autenticati come l'utente che ha montato il volume o super user:
cryptmount -u criptata
Gestione manuale
Per una gestione manuale dei volumi, bisogna usare i comandi losetup
, crytpsetup
e mount
.
Uno script è forse il modo più indicato per avere un controllo estremamente preciso delle operazioni svolte in allocazione della risorsa criptata e seguente chiusura; due esempi in tal direzione sono presenti nella guida LUKS gestione manuale dei volumi: cryptsetup.
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