Implementare un'architettura ridondante master/slave OpenLDAP: differenze tra le versioni

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Da notare che la configurazione prevede che venga aggiunto al database LDAP un nuovo utente  (<tt>uid=replicant,ou=Users,dc=dominio,dc=local</tt>) per le operazioni di sincronizzazione tra i due server. Creiamo quindi il nuovo utente, utilizzanzo i smbldap-tools:
Da notare che la configurazione prevede che venga aggiunto al database LDAP un nuovo utente  (<tt>uid=replicant,ou=Users,dc=dominio,dc=local</tt>) per le operazioni di sincronizzazione tra i due server. Creiamo quindi il nuovo utente, utilizzando i soliti smbldap-tools:
<pre>
<pre>
smbldap-useradd replicant -P
smbldap-useradd replicant -P
</pre>
All'interno del file di configurazione <tt>/etc/ldap/slapd.conf</tt> sono state poi inserite le direttive:
: '''moduleload syncprov'''
: '''index entryCSN,entryUUID eq'''
: '''overlay syncprov'''
: '''syncprov-checkpoint 100 10'''
: '''syncprov-sessionlog 200'''
Queste direttive servono per configurare il modulo <tt>syncprov</tt> che ha il compito di tracciare i cambiamenti nel database LDAP e di marcarli per renderli identificabili dallo slave server LDAP, affinchè vengano replicati.<br/>
Per il master server LDAP questo è tutto. Per rendere valide le modifiche basta riavviare il demone:
<pre>
/etc/init.d/slapd restart
</pre>
</pre>


===Lo slave server LDAP===
===Lo slave server LDAP===