Bash tips
Versioni Compatibili Tutte le versioni supportate di Debian |
Intro
GNU Bash è la shell *nix probabilmente più ricca di funzionalità sia per l'uso interattivo che per lo scripting. Spesso però molte funzioni sono poco note.
Questa pagina ha lo scopo di raccogliere il più ampio numero di "trucchi" più o meno noti riguardanti Bash, senza avere peraltro la pretesa di coprire tutte le funzionalità.
Si noti che per gli script di sistema è consigliabile limitarsi alle sole istruzioni della shell sh secondo lo standard POSIX, supportate per esempio da dash
, più leggera ma anche meno potente e poco indicata come shell interattiva.
Per iniziare
Prima di iniziare non posso non segnalare altre due guide presente sul wiki che forniscono dei consigli molto utili su Bash:
Shell Interattiva
In questa sezione verranno elencate funzionalità riguardanti l'uso interattivo di Bash.
- Per andare sulla propria
home
basta digitare il comandocd
senza nessun parametro. - Per tornare indietro alla precedente directory visitata è sufficiente il comando
cd -
. - È possibile salvare un percorso con
pushd
e richiamarlo conpopd
. In realtà questi comandi (come il nome può fare intuire) implementano una coda FIFO (First In First Out) nella quale è possibile memorizzare un numero illimitato di percorsi per poi richiamarli dall'ultimo inserito in poi. Usare questi comandi è semplicissimo: basta usarepushd
al posto dicd
(in tal modo si memorizzano i percorsi via via visitati) e poi digitarepopd
una o più volte per tornare indietro.
- A tal proposito vedere anche: Navigazione veloce tra directory: pushd, popd e dirs
Riutilizzo degli argomenti
Bash memorizza l'ultimo argomento del comando precedente in una speciale variabile chiamata $_
. È possibile fare riferimento all'ultimo argomento dell'ultimo comando usando direttamente $_
ma la via di gran lunga più veloce è comoda è usare ESC
.
Ecco un esempio stupido, creare una directory ed entrarvi:
$ mkdir /usr/local/nuovo-programma $ cd ESC.
Altro esempio forse un po' più utile, creare velocemente uno script:
$ :> /usr/local/bin/nomescript $ chmod +x ESC. $ gvim ESC.
Editing della linea di comando
Vi sono due differenti modalità di shortcut in bash che richiamano i comandi di due famosi editor di testo. La prima nonché quella di default è, per ragioni storiche, la modalità emacs, la seconda, ovvero quella VIncente, è la modalità VI. Per passare dall'una all'altra si può dare nel prompt i seguenti comandi oppure inserirli nel file ~/.bashrc:
$ set -o vi $ set -o emacs
Alcuni tasti di scelta rapida per l'editing da linea di comando:
Descrizione | Vim-like(CommandMode) | Emacs-like |
Vai all'inizio delle linea | 0 (zero) | CTRL+a |
Vai alla fine della linea | $ | CTRL+e |
Cancella dalla posizione corrente alla fine della linea | D | CTRL+k |
Cancella dalla posizione corrente all'inizio della linea | d^ | CTRL+u |
Pulisce lo schermo | CTRL+l | CTRL+l |
Vai una parola avanti | w | META+f |
Vai una parola indietro | b | META+b |
Cancella la parola successiva | dw | META+d |
Cancella la parola precedente | CTRL+w | META+backspace |
Cancella l'intera riga | dd | bisogna configurare la combinazione di tasti da associare a kill-whole-line (vedere la pagina di manuale di Bash) |
Annulla | u | CTRL+_ |
Nota per la modalità Command Mode Si entra in Command Mode premendo ESC. Per tornare in modalità inserimento è necessario pigiare il tasto i. |
Uso avanzato dello storico
Come noto Bash memorizza gli ultimi (solitamente 500 ma il numero è impostabile in $HISTSIZE
) comandi digitati ai quali è possibile accedere semplicemente con le freccette SU
e GIÙ
. Tuttavia è possibile effettuare molte altre operazioni per ricercare nello storico dei comandi.
Ricerca incrementale inversa
Sotto questo astruso nome si cela la possibilità di ricercare nello storico dei comandi semplicemente premendo CRTL+r
e digitando qualche carattere del comando cercato. Verrà immediatamente mostrato l'ultimo comando che soddisfa i criteri di ricerca. Se più comandi soddisfano la ricerca è possibile scorrerli (dall'ultimo al primo) premendo nuovamente CTRL+r
.
Ricerca incrementale
Quando si cerca con CRTL+r
può succedere di superare il comando che ci interessa, a questo punto tocca interrompere con CRTL+g
e ricominciare; con una piccola modifica è però possibile abilitare la ricerca nell'altro verso e quindi tornare avanti al comando appena superato, questo disabilitando il flow control.
Il flow control è la funzione di interrompere il flusso del terminale, ovvero l'output e l'input (CRTL+s
/ CRTL+q
), oggigiorno è una funzione poco utile soprattutto in un terminale grafico che ha la funzione di scroll. Aggiungiamo quindi stty -ixon
al file ~/.bashrc
e d'ora in poi avremo CRTL+s
che risponderà alle nostre ricerche.
Una volta trovato il comando lo si può eseguire con INVIO
oppure modificare con CTRL+j
.
Ricerca nella cronologia
Altra possibilità è cercare tra tutti i comandi precedenti che cominciano con un certo gruppo di lettere.
Questa funzionalità non è abilitata di default; bisogna modificare il file /etc/inputrc
(o creare un analogo file .inputrc
nella propria home), aggiungendo le righe:
# PgUp/Down searches history in bash "\e[5~": history-search-backward "\e[6~": history-search-forward
In questo esempio si è scelto di usare i tasti PGUP
e PGDOWN
.
Da notare che il file inputrc
contiene altre comodità pronte all'uso: basta decommentarle!
Accesso diretto
Il carattere !
permette di richiamare un preciso comando dello storico:
$ !-3
richiama ed esegue il terzultimo comando, mentre:
$ !ta
richiama ed esegue l'ultimo comando che comincia con ta (potrebbe essere: tail -f /var/log/messages
). Il !!
richiama invece l'ultimo comando.
Se si vuole richiamare il comando ma non eseguirlo si può usare il modificatore :p
(print), ad esempio
$ !ta:p
stampa l'ultimo comando che inizia con ta.
Per richiamare l'ultimo comando che contiene una certa parola (non all'inizio):
$ !?parola?
È possibile anche richiamare un parametro di un comando usando :
seguito dal numero del parametro (0 indica il comando stesso). Ad esempio:
$ man !-1:0
visualizza la pagina di manuale dell'ultimo comando.
Per eseguire un comando con gli stessi argomenti del comando precedente:
$ nuovocomando !!:*
Il comando history
mostra l'elenco numerato per una veloce ricerca dei comandi da richiamare con !numero
; !$
equivale all'ultimo argomento del precedente comando di conseguenza funziona anche !numero$
.
Per ulteriori informazioni sull'uso interattivo dello storico si rimanda all'apposita sezione del manuale di riferimento:
Comandi lunghi su più linee
Bash ci permette di separare un comando molto lungo su più linee in modo da facilitare sia la sua immissione che la sua lettura. Questo risultato può essere ottenuto inserendo il carattere "\" al termine della riga seguito dalla pressione del tasto [Invio]; Bash interpreterà questo carattere come l'intenzione di voler continuare l'immissione del comando precedente e mostrerà un prompt modificato di immissione ">" finché non si decide di terminare il comando premendo solo [Invio].
Le righe verranno concatenate, per cui attenzione agli spazi di separazione, se presenti, tra le diverse parti del comando.
Consideriamo per semplificare il seguente comando:
$ rm file1 file2 file3 file4 file5 file6 file7 file8 file9
sarà equivalente a:
$ rm file1 file2 file3 \ >file4 file5 file6 \ >file7 file8 file9
Cancellare il contenuto di un file
Per cancellare velocemente il contenuto di un file, basta un semplice:
> nome_del_file
Bash Scripting
In questa sezione verranno elencati alcuni brevi tip per lo scripting Bash. Questa non vuole essere assolutamente una guida completa, ma piuttosto un elenco di costrutti per lo scripting bash particolarmente eleganti, curiosi e/o poco noti.
Variabili speciali
$?
- contiene il valore di uscita dell'ultimo comando o funzione. Il comando ha successo se restituisce zero, qualsiasi altro valore indica invece un codice di errore;
Esempio:
$ cd .. $ echo $? 0
$ cd ... $ echo $? 1
$@
- contiene la lista dei parametri passati allo script corrente o a una funzione. Ogni parametro viene opportunamente quotato, se questa variabile è quotata, e questo ne permette l'utilizzo nei cicli for per processare (ad esempio) una lista di nomi di file che possono contenere anche spazi. L'uso di questa variabile è quindi in genere preferito rispetto a
$*
che ha la stessa funzione ma, se quotata, non quota i vari parametri ma l'intera stringa;
Esempio:
for file in "$@"; do # Fare quello che si vuole con $file echo "$file" # ... done
$$
- PID del processo corrente;
$!
- PID dell'ultimo job in background.
Altre variabili
In Bash ogni variabile (di default) è trattata come una stringa, e come nella maggior parte dei linguaggi di programmazione un nome di variabile ammette soltanto caratteri alfabetici (maiuscoli e minuscoli), l'underscore "_" e numeri (questi ultimi purché non in prima posizione).
Il contenuto di una variabile si accede con ${nome}
oppure con la forma abbreviata $nome
.
Si noti che la forma abbreviata considera il nome della variabile come composto da tutti i caratteri validi incontrati. Per esempio "$nome$cognome"
è equivalente a "${nome}${cognome}"
, ma "$nome_$cognome"
non lo è a "${nome}_${cognome}"
perché nome_
(con underscore finale) sarebbe un nome di variabile valido. In caso di concatenazione di variabili è preferibile accedere alle variabili con le graffe, o in alternativa (meno elegante) delimitarle dalle virgolette; infatti "$nome"_"$cognome"
corrisponde a "${nome}_${cognome}"
.
Nelle assegnazioni non si deve usare il $
, salvo che per accedere al contenuto di altre variabili. Ed è superfluo anche l'uso delle virgolette, salvo concatenazioni e spazi in cui è preferibile assieme all'uso delle graffe:
variable=stringa # assegno un valore (una stringa) variabile="stringa con spazi" # assegno una stringa con spazi variabile=$altra_variabile # assegno una variabile variabile=${altra_variabile} # equivalente a sopra variabile="${var1} testo ${var2}_${var3}" # assegno una concatenazione di variabili e stringhe
È bene notare che in tutti gli altri casi, quando si accede al contenuto di una variabile senza quotarla, questa può essere trasformata in più di una singola stringa, in base agli spazi contenuti, e perfino in "niente" se è vuota ("niente" proprio come se non presente nel codice). Se si vuole sempre considerare il contenuto della variabile come una singola stringa, è necessario accederla quotata (tra virgolette), ossia con "$variabile"
oppure "${variabile}"
.
Questo fatto è di particolare importanza, e una comune sorgente di errori, quando si utilizza la variabile in una condizione ([ ... ]
, test ...
, ecc...), perché la variabile potrebbe essere sostituita da più di una stringa o perfino da nessuna; e anche quando la si passa a un comando, in particolare se agisce su un file indicato dalla variabile, che potrebbe venir trattato come una lista di file se il nome contiene spazi (cosa molto comune per i file degli utenti).
Esempio di codice che crea un backup di un file indicato da una variabile, se il suo nome non termina già con estensione .bak. Si notino le virgolette attorno alla variabili, omesse solo nelle assegnazioni (senza spazi), per garantire che ogni variabile venga espansa in uno e un solo argomento:
if [ "$file" = "${file%.bak}" ]; then oldfile=$file file=${file}.bak cp -- "$oldfile" "$file" fi
D'altra parte accedere una variabile senza quotarla permette di assegnare tutte le opzioni da passare a un comando, se sono stringhe senza spazi, alla variabile per poi accederle in una volta sola:
ARGUMENTS="" # nell'intestazione del file, solo opzioni senza spazi ... comando $ARGUMENTS # la variabile, non quotata, può essere vuota (come non scritta) o essere espansa in uno o più argomenti
Si noti invece che usando "$ARGUMENT"
(quotata) per una variabile contenente la stringa vuota, il comando leggerebbe lo stesso un argomento e potrebbe fallire.
Manipolazione delle stringhe
Nelle shell *nix, storicamente, la manipolazione delle stringhe viene fatto attraverso programmi esterni alla shell come sed, awk e perl. Questi programmi vengono ancora usati quando si vuole mantenere la compatibilità con la shell sh
(POSIX), tuttavia imparare anche il solo sed (il più semplice dei tre) non è cosa immediata.
Se si usa Bash non è necessario usare nessun programma esterno, ma basta imparare i tre operatori fondamentali ed alcuni concetti di base, per poter fare tutte le manipolazioni più comuni direttamente sulle variabili.
Si assegna una stringa a una variabile e accedendola tramite la forma con le graffe, si può ricorrere a un modificatore che manipola la stringa (senza modificare il contenuto della variabile), ad esempio:
VAR="stringa-di-esempio" echo ${VAR#stringa-}
ritorna il contenuto della variable VAR senza il prefisso "stringa-". VAR non viene modificata, salvo una nuova assegnazione:
VAR=${VAR#stringa-}
ora il prefisso "stringa-" è stato eliminato anche dalla variabile VAR.
I modificatori sono molti, ma possono essere facilmente ricordati se si imparano i tre fondamentali:
#
- sottrae dall'inizio della stringa (minimale)
%
- sottrae dalla fine della stringa (minimale)
/
- sostituisce una sottostringa con un'altra (solo la prima volta che viene incontrata)
Questi operatori sono minimali, questo vuol dire che se si usano le espressioni regolari per indicare la sottostringa (da eliminare o sostituire) verrà individuata in caso di ambiguità la sottostringa più piccola (o solo la prima nel caso della sostituzione).
Per ottenere gli operatori massimali basta raddoppiare il simbolo:
##
- sottrae dall'inizio della stringa (massimale)
%%
- sottrae dalla fine della stringa (massimale)
//
- sostituisce una sottostringa con un'altra (tutte le volte che viene incontrata)
Gli operatori massimali cercano di individuare la sottostringa più grande che corrisponde all'espressione regolare (nel caso del modificatore // tutte le sottostringhe vengono sostituite). Gli operatori di questo tipo vengono comunemente chiamati anche greedy (ingordi).
Per una spiegazione dettagliata di tutti i modificatori e anche di altri modi di manipolare le stringhe in Bash (ad esempio expr
) vedere:
Esempi: manipolazione delle stringhe
VAR="questa.sarebbe.una.stringa.di.esempio" # Risultato: echo ${VAR#*.} # --> sarebbe.una.stringa.di.esempio echo ${VAR##*.} # --> esempio echo ${VAR%.*} # --> questa.sarebbe.una.stringa.di echo ${VAR%%.*} # --> questa echo ${VAR/st/ST} # --> queSTa.sarebbe.una.stringa.di.esempio echo ${VAR//st/ST} # --> queSTa.sarebbe.una.STringa.di.esempio
Concatenazione e redirezione
&&
- operatore logico AND, il secondo comando verrà eseguito solo se il primo avrà esito positivo
;
- separatore di comandi, il secondo comando verrà eseguito in ogni caso (in uno script è equivalente a un "a capo" e questa è la concatenazione di default)
$ cd ... && echo done $ cd ... ; echo done
Nel caso specifico di un'applicazione che resta in esecuzione il secondo comando non verrà eseguito finché il
primo non sarà terminato, in questo caso si usa &
e saranno eseguiti entrambi in quanto il primo comando viene mandato in background; prendiamo xterm come esempio:
$ xterm && xterm -rv $ xterm ; xterm -rv $ xterm & xterm -rv
|
- pipe, passa l'output del comando che la precede come input del comando che la segue
$ ls -A1 | less
||
- operatore logico OR, restituisce esito positivo se almeno una delle condizioni di verifica valutate è vera
$ if [ -f ~/.bashrc ] || [ -d ~/.config ]; then echo 'w00t!'; else echo 'no such file or directory'; fi $ if [ -f ~/.bashrc ] || [ -d ~/.configs ]; then echo 'w00t!'; else echo 'no such file or directory'; fi $ if [ -f ~/.bash ] || [ -d ~/.configs ]; then echo 'w00t!'; else echo 'no such file or directory'; fi
Dirige output di comando su file:
$ man xterm > xterm.txt
Dirige output di errore su file:
$ xterm 2> xterm-errors.log
Entrambi su file diversi:
$ xterm > xterm_out.log 2> xterm_err.log
Entrambi sullo stesso file:
$ xterm &> xterm.log
Entrambi sullo stesso file, alternativa:
$ xterm > xterm.log 2>&1
Appende nuovo testo a quello già presente in un file:
$ man uxterm >> xterm.txt
Cancella contenuto di un file:
$ :> xterm.txt
Alternativa a basename
Quando in uno script ci si deve riferire al nome dello script stesso è usuale utilizzare il comando (esterno a bash) basename
. Tuttavia, tramite i modificatori del paragrafo precedente, Bash stessa è in grado di fornire questa funzionalità. Basta usare l'espressione ${0##*/}
.
Esempio:
usage () { echo "usage: ${0##*/} " exit 1 }
Cambiare l'estensione ai file
Rinomina tutti i file *.txt
della directory corrente in *.log
:
$ for f in *.txt; do mv -- "$f" "${f/%txt/log}"; done
Debug integrato
Bash, proprio come dash, ha delle opzioni che ne consentono il debug.
Per iniziare invocando uno script con -n
è possibile effettuare un primitivo controllo di sintassi. Si noti che possibili comandi inesistenti non vengono controllati e nemmeno le espansioni (di variabili, percorsi, ecc...), ma può essere utile per verificare che tutti i blocchi sono stati chiusi correttamente prima di eseguire lo script:
$ bash -n script.sh
Dopo questo primo controllo ci sono altre opzioni utili, che possono essere impiegate anche congiuntamente nell'esecuzione dello script:
-x
invia sull'output per gli errori ogni comando prima di eseguirlo, preceduto da un prompt "+ ";-v
invia sull'output per gli errori l'intero blocco di codice che è stato letto (solo la prima volta);-u
interrompe l'esecuzione dello script se si accede a una variabile che non è mai stata assegnata, può essere utile in caso di errori di battitura;-e
interrompe lo script in caso un comando ritorni un errore, se il suo valore di ritorno non è controllato da unif
,while
,until
o dalla concatenazione di comandi con||
.
Le opzioni possono essere anche accorpate:
$ bash -evx script.sh
L'opzione -e
può essere utilizzata anche fuori dal debug, ma è consigliabile non fare affidamento sulla sua presenza nella prima riga dello script (#! /bin/bash -e
), visto che può essere ignorata semplicemente invocando la shell con lo script come argomento oppure importando il contenuto dello script. I valori di ritorno di ogni comando che può fallire vanno invece controllati nel codice.
Il file .bashrc
La configurazione di bash è del tutto personale ma ci sono alcune opzioni che reputo essenziali e non sono inserite di default per ovvie ragioni.
Aumenta la capacità del file .bash_history
dalle 500 righe predefinite a 3333:
export HISTFILESIZE=3333
Si noti che nel caso non si tenga pulito il file da eventuali errori di digitazione, o non si applicano le successive variabili qui esposte è consigliabile aumentare di molto questo valore in quanto il file verrà troncato una volta raggiunto quel numero.
Tenerlo in ordine è essenziale per richiamare i comandi in base al loro numero di posizione e che questo numero non cambi continuamente, vedere il riferimento alla cronologia.
Non salva nel file della history i comandi doppi (già presenti) e quelli preceduti da uno spazio:
export HISTCONTROL=ignoreboth
Se invece si vuole cancellare dalla cronologia ogni comando uguale all'ultimo comando immesso (comandi duplicati), basta modificare la linea precedente in:
export HISTCONTROL=ignoreboth:erasedups
ignoreboth
è la combinazione di ignorespace
e ignoredups
; il primo in particolare è di una comodità assoluta per non inserire comandi che non si vuole mantenere, sia per ragioni di sicurezza che di comodità.
Ma visto che è difficile ricordarsi sempre di preporre uno spazio utilizziamo una variabile che ignorerà per noi certi comandi o pattern:
export HISTIGNORE="&:su:[bf]g*:v[du]:pwd:ls*:grep*:less*:cat*:rm*:mv*:cp*"
Ognuno è separato dai due punti, dove c'è un *
significa che ignorerà anche il seguito, ad esempio ls
ignorerà solo ls
, ls*
ignorerà anche ls /media/
.
Le parentesi quadre servono a evitare di ripetere comandi simili, quindi nell'esempio verrano considerati sia bg
che fg
, sia vd
che vu
.
La &
rappresenta la riga precedente nella cronologia, ovvero evitare di trovarsi una riga aggiunta nel file per ogni volta che si digita un certo comando, se invochiamo man bash
più volte questo verrà inserito ogni volta come se fosse un comando nuovo (sì, a dispetto di ignoredups
).
Miscellanea
Salvare da prompt a editor
Abbiamo il nostro bel comando al prompt, è lungo tre righe e vogliamo salvarlo perché ci piace o perché è effettivamente troppo lungo e starebbe meglio come alias, che si fa?
- seleziona, apri file, incolla, salva: noioso
- quota il tutto e appendi ad un file con echo: già meglio
- in modalità Emacs (il default)
CTRL-x
CTRL-e
, si apre il nostro editor di fiducia e salviamo: superbo; mentre se si utilizza la modalità vi è sufficiente premere il tasto v in modalità comando
Processo in background
Si avvia un processo che tiene occupato il prompt:
$ xterm
anziché chiuderlo è possibile interromperlo, per liberare momentaneamente il prompt e magari eseguire altro, digitando CTRL-z
. Si può quindi controllare quali processi siano riesumabili:
$ jobs -l [1]+ 5598 Stopped xterm
Per riprenderlo si usa il numero tra le parentesi quadre (l'altro è il pid):
$ fg 1
Se invece si vuole riesumare mantenendo libero il prompt:
$ bg 1
Umask
Il comando umask imposta i permessi predefiniti che avranno i nuovi file in fase di creazione. La umask è usata da mkdir
, touch
, echo
e altre chiamate di sistema che creano file.
Eseguito senza argomenti mostra l'attuale maschera in uso:
$ umask 0022
Mentre così rende la maschera leggibile secondo i consueti flag:
$ umask -S 0022 u=rwx,g=rx,o=rx
Come si può vedere in /etc/skel/.profile
la maschera predefinita è impostata in /etc/profile
, questa è comunque personalizzabile per ogni utente utilizzando ~/.profile
.
Per calcolarne il valore è necessario partire dal valore massimo 777
assegnabile alle directory e 666
ai file e sottrarre a esso il valore della maschera voluta.
Modo Legge Scrive Esegue 0 R W X 1 R W -- 2 R -- X 3 R -- -- 4 -- W X 5 -- -- X 6 -- W -- 7 -- -- --
Se ad esempio volessimo che tutti i nuovi file fossero scrivibili e leggibili solamente dal proprietario utilizzeremo umask 077
.
Si noti che questo non significa applicare il flag di esecuzione ai file, questo verrà adottato solamente per le directory che lo necessitano per essere esplorabili.
Scorciatoie da tastiera
Le scorciatoie da tastiera sono solitamente una prerogativa del Window Manager, non ovviamente le scorciatoie di uno specifico programma ma piuttosto aprire il terminale o controllare il volume della scheda audio; ovvero comandi generici che eseguono una data operazione.
In bash esiste il comando bind
che è quello che permette di modificare le scorciatoie di bash. Prendendo come esempio la modalità classica, ovvero in stile emacs, diciamo che vogliamo un banale
listato della home (volendo supporta anche i nostri alias):
$ bind -x '"\C-x\C-r":ls ~'
ora con la sequenza CTRL-x
CTRL-r
verrà eseguito il nostro comando. È possibile anche definire scorciatoie da tastiera a funzioni già supportate da bash ma non ancora assegnate (si veda bind -P
per un elenco), e la sintassi è la stessa ma senza l'opzione -x.
Per cancellarla:
$ bind -r "\C-x\C-r"
Funziona solo nella shell in cui si crea, a meno che non si inserisca nel file ~/.inputrc
. Per i dettagli consultare man readline
.
Aiuto veloce
La pagina di manuale di bash (si veda man bash
) è certamente utilissima ed esaustiva, ma non sempre adatta a un aiuto veloce per rinfrescarsi solo la sintassi di qualche comando. Fortunatamente bash dispone anche di uno strumento di aiuto integrato tramite la funzione help
.
Per la lista di tutti i comandi interni della shell:
$ help
Per informazioni su un comando interno (shell builtin), per esempio bind:
$ help bind
Un altro comando utile, per sapere se esiste qualcosa da eseguire con un dato nome, e in caso che cosa verrà eseguito: un alias, una funzione, un comando interno della shell, oppure un eseguibile esterno (e in che percorso). La sintassi:
$ type comando-da-cercare
Link
Link ad altre risorse su GNU Bash:
- Bash Referece Manual: manuale ufficiale
- Advanced Bash-Scripting Guide: la Bibbia dello bash scripting.
Guida scritta da: ~ The_Noise | Debianized 60% |
Estesa da: | |
Verificata da: | |
Verificare ed estendere la guida | Cos'è una guida Debianized |