LAMP: Linux, Apache, MySQL e PHP

Versione del 24 giu 2005 alle 22:00 di Keltik (discussione | contributi) (MySQL e PHP)
Document-page-setup.png Attenzione: questo articolo è ancora incompleto e in fase di scrittura da parte del suo autore.

Sentitevi liberi di contribuire, proponendo modifiche alla guida tramite l'apposita pagina di discussione, in modo da non interferire con il lavoro portato avanti sulla voce. Per altre informazioni si rimanda al template.



Introduzione

LAMP è l'acronimo di Linux Apache Mysql Php e indica l'ambiente libero (e anche gratuito in questo caso) di programmazione di applicazioni Web che è possibile costruire dalla somma delle parti di queste eccezionali applicazioni a sorgente aperto.

Questa guida non fornisce alcun elemento per la configurazione ottimale dei server presi in esame (Apache e MySQL). Essa non è intesa ad amministrare tali servizi su macchine in produzione, ma solo a fornire all' utente domestico e allo sviluppatore web un ambiente correttamente configurato senza introdurre sensibili rischi per la sicurezza del computer usato.

Per il dettaglio sulla configurazione di quanto preso in esame Vi invitiamo pertanto a visitare in primo luogo i siti Httpd Apache, PHP.net e MySQL.org e, quando presenti, le guide specifiche messe a disposizione da questa Community.

Buona lettura!

Il server http

Apache

Apache è il frutto del lavoro della Apache Software Foundation. Tra le caratteristiche che ne fanno il server HTTP più diffuso evidenziamo che:

  • è software libero;
  • gira sulle più svariate piattaforme (*nix, Windows, ec...);
  • è sviluppato in accordo con le più recenti specifiche per i servizi http.

Secondo Netcraft Apache, con una percentuale del 68% (febbraio 2005), è il server http più usato in assoluto.

Apache deve il suo nome all' omonima tribù di indiani nordamericani, famosa per le straordinarie doti di resistenza e strategia. Visto però che il software è stato inizialmente sviluppato come una serie di patches ad un altro server http, nell' uso comune Apache significa anche "A Patchy Server".

La pronuncia corretta di Apache suona grossomodo come "APACI".

Il progetto Apache è suddiviso principalmente in due rami distinti (ne esiste un terzo, ma è nella fase di sviluppo alpha al momento): la versione 1.3 (la versione "vecchia" molto robusta e testata) e la versione 2.0 (dal design innovativo rispetto alla precedente).

Apache 1.3

Installazione

L' installazione nuda e cruda di Apache 1.3 in Debian è di una semplicità disarmante. Tutto quello che avremo bisogno di fare consiste nel dare il comando:

# apt-get install apache

al termine del download ci viene chiesto se vogliamo abilitare suExec: a meno di utilizzi professionali, possiamo tranquillamente rispondere "No".

Verifica

A questo punto il nostro server web è già attivo, ma possiamo anche verificarlo tramite il comando ps:

$ ps aux |grep apache
root      7378  0.0  0.4   4592  2228 pts/1    S    12:01   0:00 /usr/sbin/apache
www-data  7379  0.0  0.4   4592  2364 pts/1    S    12:01   0:00 /usr/sbin/apache
www-data  7380  0.0  0.4   4592  2364 pts/1    S    12:01   0:00 /usr/sbin/apache
www-data  7381  0.0  0.4   4592  2204 pts/1    S    12:01   0:00 /usr/sbin/apache
www-data  7382  0.0  0.4   4592  2204 pts/1    S    12:01   0:00 /usr/sbin/apache
www-data  7383  0.0  0.4   4592  2204 pts/1    S    12:01   0:00 /usr/sbin/apache

Notiamo subito uno dei meccanismi principali di Apache: esistono svariati processi in esecuzione. Per la precisione abbiamo 1 processo proprietà dell' utente root e ben 5 processi di proprietà dell' utente www-data, come possiamo vedere con il comando pstree:

$ pstree -uc |grep apache
     ├─apache─┬─apache(www-data)
     │        ├─apache(www-data)
     │        ├─apache(www-data)
     │        ├─apache(www-data)
     │        └─apache(www-data)

Il primo processo (padre) viene lanciato da root e ed il suo unico compito consiste nel genere e controllare i restanti processi (figli). Sono questi ultimi a rispondere alle richieste http ed a fornire le pagine. In questo modo Apache gira con privilegi minimi (quelli dell' utente www-data) ed in caso di una sua eventuale compromissione gli effetti sul sistema sono in qualche misura limitati.

Configurazione

La configurazione di Apache è un compito estremamente delicato e può richiedere conoscenze anche notevoli in svariati ambiti quali networking, programmazione e amministrazione di sistema. Dato che questa guida si propone fondamentalmente di illustrare i passi necessari ad installare e configurare un sistema per uso non professionale, ci limiteremo agli aspetti macroscopici della configurazione.

I files di configurazione di Apache risiedono nella directory /etc/apache al cui interno troviamo svariati files. Quello di cui ci occuperemo qui è il file di controllo principale e cioè httpd.conf. Apriamo il file con il nostro editor di fiducia (dobbiamo essere root per modificare questo file) e vediamo quali sono le direttive principali su cui agiremo.

server-pool size Alla riga 130 del file di configurazione originale troviamo il primo blocco da prendere in esame: si tratta della direttiva che dice ad Apache il numero minimo e massimo di processi "figlio" da mantenere in memoria. Ogni processo "figlio" risponde ad un numero prefissato di richieste, dopodichè viene ucciso (mondo crudele) e ne viene generato uno nuovo. Esaminiamo la direttiva:

MinSpareServers 5
MaxSpareServers 10

Come default Apache genera 5 processi, ma se il carico aumenta può arrivare fino a 10 figli simultanei. Per un sistema domestico è sicuramente eccessivo ed io consiglio di porre queste limitazioni:

MinSpareServers 1
MaxSpareServers 2

Number of servers to start initially Questo blocco (riga 153) dice ad Apache quanti sono i figli da generare al momento dell' avvio del server. Il default è:

StartServers 5

che noi cambieremo in:

StartServers 1

Listen Questo blocco (riga 192) indica ad Apache su quale porta TCP restare in attesa di richeste http. E' anche possibile specificare una particolare accoppiata di indirizzo IP + porta TCP. Possiamo tranquillamente lasciare commentata la direttiva ed il nostro server sarà in ascolto sulla porta 80 per tutti gli indirizzi configurati sul sistema.

BindAddress Alla riga 199 abbiamo la direttiva che specifica a quale specifico indirizzo IP associare Apache. Come per il punto precedente, lasciamo pure il valore di default.

ServerName Con questa direttiva (alla linea 276) diciamo ad Apache quale è il suo nome. Questo è particolarmente utile nel caso abbiamo a disposizione un FQDN (a questo proposito puoi consultare la guida Server Web Casalingo).

DocumentRoot Con questa direttiva (riga 284) indichiamo ad Apache quale directory del nostro sistema deve corrispondere alla radice del Web Server. Il default va più che bene: ricordatevi quindi che tutti i vostri files che volete pubblicare sul server http dovranno risiedere in /var/www o in una sua sotto-directory.

  ATTENZIONE
è fondamentale per il funzionamento di Apache che i files che devono essere visibili via Web siano leggibili da parte dell' utente www-data e che le sotto-directory di /var/www siano raggiunbili dallo stesso utente


Questo è il minimo indispensabile che ci occorre sapere per poter utilizzare proficuamente Apache: salviamo il file e procediamo a riavviare Apache. Per fare questo possiamo procedere in due modi distinti:

  • metodo standard
    # apachectl graceful

/usr/sbin/apachectl graceful: httpd gracefully restarted

  • metodo debian init.d
    # /etc/init.d/apache restart

Restarting apache.

Senza dubbio apachectl è il metodo da preferire. Oltre a riavviare Apache possiamo controllare altri aspetti del server web. Tra questi quello che inizialmente può risultare più comodo consiste nel controllo della sintassi del file di configurazione.
Facciamo un esempio:

# apachectl configtest
Syntax error on line 49 of /etc/apache/httpd.conf:
ServerType takes one argument, 'inetd' or 'standalone'

lo script mi avvisa che alla riga 49 di httpd.conf c'è un errore di sintassi: la direttiva ServerType supporta un solo argomento, mentre nel file ne sono specificati almeno 2. Se controllo òa riga incriminata scopro che:

ServerType is either inetd, or standalone.  Inetd mode is only supported on

Noto subito che manca il commendo (#) a inizio riga, provvedo a reinserirlo e quindi controllo nuovamente la configurazione:

# apachectl configtest
Syntax OK

Se non abbiamo fatto pasticci, una volta riavviato il server Apache, basterà puntare il nostro browser all' indirizzo http://127.0.0.1 per vedere la pagina di default installata dal manutentore del pacchetto Debian:

 
Pagina di Benvenuto di Apache
  Nota Bene: Directory home degli utenti
Per default Apache permette anche a ciascun utente del sistema di avere una propria home. Poniamo l' esempio dell' utente pippo: all' interno di /home/pippo l' utente dovrà semplicemente creare la directory public_html per poter accedere ai files in essa contenuti attraverso l' indirizzo http://127.0.0.1/~pippo/


Ora non ci resta che inserire i nostri files in /var/www o nella nostra public_html per poter cominciare ad usare Apache!

Apache 2.0

Installazione

L'installazione di Apache2 è perfettamente uguale a quella precedentemente illustrata per Apache:

# apt-get install apache2-mpm-prefork

Il metapacchetto apache2 è presente, ma installa apache2-mpm-worker, che risulta non essere compatibile con libapache2-mod-php4.

I diversi pacchetti

La pacchettizzazione Debian, però, è leggermente diversa, per poter gestire le nuove caratteristiche introdotte in Apache2: esistono quattro diversi pacchetti di Apache2, ognuno con delle caratteristiche diverse (relativamente alla gestione dei thread e dei child):

apache2-mpm-perchild
la soluzione adottata in questo pacchetto fa in modo che vengano avviati un numero definito di processi, i quali possono creare dei thread in base al carico della macchina. Una peculiarità è la possibilità di assegnare dei permessi diversi ad ogni processo, vincolarlo ad un singono virtual host, così da gestire facilmente la redistribuzione delle risorse e/o personalizzare il servizio offerto;
apache2-mpm-prefork
I thread sono disabilitati, e la gestione dei pool di processi viene gestita come per Apache1 (MinSpareServers e MaxSpareServers);
apache2-mpm-threadpool
pacchetto di transizione;
apache2-mpm-worker
la soluzione è intermedia rispetto a perchild e prefork.

Quello che a noi interessa è apache2-mpm-prefork, visto che è l'unico ad essere compatibile con le librerie che offrono il supporto per php4.

Verifica

Per verificare la corretta installazione di Apache2, è sufficiente aprire un browser ed inserire l'indirizzo [1]. Se Apache è stato installato correttamente, apparirà una schermata simile a questa:

 
Schermata di benvenuto di Apache2

Configurazione

Le regole di configurazione viste precedentemente per Apache valgono anche per Apache2.
Sono però presenti delle sostanziali differenze a livello strutturale, per quanto riguarda la struttura della directory /etc/apache2, che riguardano l'organizzazione dei file e la gestione dei VirtualHost e dei moduli.

Organizzazione dei file

Durante il passaggio da Apache ad Apache2, sono state apportate delle modifiche ai file di configurazione, ai loro nomi e all'organizzazione delle directory contenenti le configurazione dei VirtualHost' e dei moduli, il tutto per disporre di un sistema di gestione flessibile e facilmente gestibile:

File di Configurazione

Il file di configurazione di Apache2 si chiama apache2.conf, ed adotta la stessa sintassi del vecchio file di configurazione httpd.conf, che è ancora presente nella directory /etc/apache2 e viene richiamato all'interno del file di configurazione generale, per motivi di compatibilità... consiglio, comunque, di non utilizzarlo, in quando è un file di transizione, e in futuro potrebbe venir rimosso da apache2.

Moduli

La gestione dei moduli ha subito una profonda modifica rispetto alla versione 1 di Apache: non è più legata ad un solo file, ma a due directory: /etc/apache2/mods-available e /etc/apache2/mods-enabled.

mods-available
contiene i file che permettono il caricamento dei moduli. I file presenti all'interno di questa directory sono divisibili, tramite le loro estensioni, in due categorie: i file con estensione .load contengono le istruzioni necessarie al caricameto dei moduli; i file con estensione .config, invece, contengono le eventuali opzioni di configurazione da passare al modulo.
mods-enables
contiene dei link ai file presenti nella directory mods-available. All'avvio di Apache verranno caricati i moduli i cui file di canfigurazione presentano un link in questa directory.
VirtualHost
Supporto SSL
Far convivere Apache e Apache2

Il processore PHP

PHP è un acronimo ricorsivo per "PHP: Hypertext Preprocessor" e cioè "PHP: preprocessore ipertestuale". Questo significa che i nostri script non vengono elaborati dai client (in questo caso dai browser) come ad esempio nel caso di javascript, ma che vengono eseguiti direttamente sul server il quale fornisce ai clients semplici pagine html. Un linguiaggio di questo tipo viene chiamato anche server-side (lato server), in contrapposizione ai linguaggi client-side (lato client).

La cosa più interessante nell'uso di PHP è che si tratta di un linguaggio estremamente semplice per il principiante, ma che, tuttavia, offre molte prestazioni avanzate al programmatore di professione.

Con PHP non siete limitati soltanto ad un output in HTML. Le possibilità di PHP, infatti, includono l'abilità di generare immagini, files PDF e perfino filmati Flash al volo (utilizzando libswf e Ming). Sarete in grado di generare facilmente qualsiasi testo, come XHTML e qualsiasi altro file XML. PHP può autogenerare questi file, e salvarli nel file system, piuttosto che eseguire un printing esterno, o creare server-side cache per contenuti dinamici.

Una delle caratteristiche più importanti e significative di PHP è la possibilit` di supportare una completa gamma di databases. Scrivere una pagina web collegata ad un database è incredibilmente semplice.

PHP fa anche da supporto per dialogare con altri servizi utilizzando i protocolli del tipo LDAP, IMAP, SNMP, NNTP, POP3, HTTP, COM (in Windows) e innumerevoli altri. Potete anche aprire network sockets ed interagire usando qualsiasi altro protocollo. Inoltre supporta l'interscambio di dati complessi WDDX tra, virtualmente, tutti i linguaggi di programmazione web. A proposito di interconessioni, PHP supporta l'installazione dei JavaObjects e l'utilizzo di questi come oggetti PHP in modo trasparente. Si può anche usare la nostra estensione CORBA per accedere ad oggetti remoti.

  Nota Bene:
Questo elenco delle funzionalità offerte da PHP è tratto dal manuale online di PHP e precisamente dal capitolo Che cosa può fare PHP?


Installazione

Anche installare PHP non è un compito per nulla complesso.

PHP e Apache 1.3

Vediamo subito come procedere a abilitare PHP per il nostro server Apache in maniera minimale:

# apt-get install libapache-mod-php4

Apt scaricherà il modulo per Apache, le eventuali dipendenze e aggiornerà anche il file di configurazione dei moduli (/etc/apache/modules.conf).

Tutto quello che dovremo fare manualmente è di riavviare Apache, altrimenti non ci fornirà gli script Php elaborati, ma ci permetterà unicamente di scaricarli. Come abbiamo già visto nella sezione relativa all' installazione di Apache il comando è:

# apachectl graceful
/usr/sbin/apachectl graceful: httpd gracefully restarted

Ora, anche se a livello minimale, Apache è in grado fornire al nostro browser l' output degli script elaborati dal motore PHP. Non ci resta altro da fare che testarne il funzionamento.

PHP e Apache 2.0

Test

Il modo più semplice per testare la nostra installazione di PHP consiste nel preparare uno script e tentare di visualizzarlo nel nostro browser.

Possiamo procedere in due modi fondamentalmente: creare uno script nella DocumentRoot del server web, e cioè /var/www (se non l' avete modificata in ahttpd.conf) oppure nella nostra public_html.

Nel caso vogliate creare o spostare files all' interno della DocumentRoot di Apache è indispensabile tenere sempre a mente che quella directory e le directory in essa contenute sono visibili anche da altri computer (nella eventuale lan o su internet): prestate estrema attenzione ai permessi di scrittura di questi files!

Un consiglio personale consiste nell' agire sempre come utente www-data quando operate nella DocumentRoot: vi risparmierete patemi in fatto di permessi e sicurezza. Per loggarci come utente www-data è sufficiente operare in questo modo:

$ whoami
keltik
$ su
Password:
# whoami
root
# su - www-data
$ whoami
www-data

Siamo così passati dal nostro utente normale all' utente root e da questo siamo diventati l' utente www-data (il passaggio tramite l' utente root ci evita di dover fornire la password per www-data). Avendo usato il comando su - abbiamo effettuato un login vero e proprio, ereditando tutte le variabili locali per www-data.

Ora possiamo operare in tranquillità nella DocumentRoot (che è anche la $HOME dell' utente www-data).

Se invece scegliamo di usare la nostra public_html, non dovremo fare altro che creare il file al suo interno usando il nostro utente normale.

Usiamo il nostro editor preferito e creiamo il file prova.php che conterrà questo codice:

<?php phpinfo(); ?>
  Nota Bene
Aldilà di quale sia il vostro editor preferito, consiglio caldamente di imparare quantomeno i rudimenti di vi: questo editor testuale infatti è presente nella quasi totalità dei sistemi operativi *nix, è molto pratico anche durante sessioni telnet o ssh e - con un minimo di allenamento - dispone di tutta la potenza necessaria ad un editor di codice


Se tutto è andato bene, puntando il browser all' indiritto http://127.0.0.1/prova.php (nel caso di aver usato la DocumentRoot) oppure http://127.0.0.1/~utente/prova.php vedremo una pagina html che riporta molte informazioni utili sul nostro nuovo ambiente di sviluppo (versione del software, moduli di apache, moduli di php, variabili di ambiente, ecc...).

Il Database Server

MySQL

Passiamo adesso ad installare il server di database MySQL.

# apt-get install mysql-server

che, oltre al server MySQL, installerà per noi anche il client, alcuni tools e le librerie indispensabili.

A questo punto il server MySQL dovrebbe essere installato ed avviato automaticamente. Possiamo controllare usando il solito comando ps oppure /etc/init.d/mysql status.

  ATTENZIONE
MySQL inizialmente è accessibile unicamente all' utente root senza alcuna password.


  Nota Bene:
Negli esempi seguenti ho digitando i comandi mysql su righe diverse per renderli più leggibili, ma nulla vieta di scrivere tutto di seguito sulla medesima linea.

La nostra prima preoccupazione dovrebbe essere senz' altro quella di impostare una passowrd per l' utente root. Ecco come fare:

mysql> SET PASSWORD
    -> FOR root@localhost
    -> =
    -> PASSWORD('la_tua_password')
    -> ;
Query OK, 0 rows affected (0.08 sec)

mysql> exit
Bye
$

Se ora proviamo a loggarci nuovamente, dovremmo vederci negato l' accesso in questo modo:

keltik@debby:~$ mysql -u root
ERROR 1045: Access denied for user: 'root@localhost' (Using password: NO)

Riproviamo usando la password che abbiamo scelto in precedenza:

keltik@debby:~$ mysql -u root -pla_tua_password
Welcome to the MySQL monitor.  Commands end with ; or \g.
  Nota Bene:
Lo switch "-p" usato nel comando mysql prevede che la passowrd venga digitata senza spazi tra il -p e la passoword effettiva. Non si tratta di un mio errore di battitura!

Usare utenti con privilegi alti non è mai una buona idea, per cui provvediamo a creare un utente a cui concederemo i privilegi minimi (ma al quale potremo dare privilegi più alti per database specifici):

mysql> GRANT USAGE ON *.*
    -> TO 'utente'@'localhost'
    -> IDENTIFIED BY 'la_tua_password'
    -> ;
Query OK, 0 rows affected (0.02 sec)

mysql> FLUSH PRIVILEGES;
Query OK, 0 rows affected (0.04 sec)

Se ora proviamo a loggarci con il nuovo utente, dovremmo riuscire ad autenticarci usando le credenziali specificate con il comando GRANT.

Ora creiamo un database nuovo:

mysql> CREATE DATABASE prova;
Query OK, 1 row affected (0.00 sec)

mysql> show databases;
+----------+
| Database |
+----------+
| mysql    |
| prova    |
| test     |
+----------+
3 rows in set (0.02 sec)

ed assegnamo all' utente che abbiamo creato in precedenza piena diritti di amministrazione al database:

mysql> GRANT ALL PRIVILEGES
    -> ON prova.*
    -> TO 'utente'@'localhost'
    -> ;
Query OK, 0 rows affected (0.02 sec)

mysql> FLUSH PRIVILEGES;
Query OK, 0 rows affected (0.04 sec)

Se ora ci logghiamo con il nostro utente e chiediamo una lista dei database, vedremo unicamente quelli su cui abbiamo privilegi:

mysql> show databases;
+----------+
| Database |
+----------+
| prova    |
+----------+
1 row in set (0.00 sec)

Ora creiamo una tabella all' interno del database prova, giusto per verificare che sia tutto a posto:

mysql> CREATE TABLE tabella (colonna1 VARCHAR(20), colonna2 VARCHAR(20));
Query OK, 0 rows affected (0.42 sec)

mysql> DESCRIBE tabella;
+----------+-------------+------+-----+---------+-------+
| Field    | Type        | Null | Key | Default | Extra |
+----------+-------------+------+-----+---------+-------+
| colonna1 | varchar(20) | YES  |     | NULL    |       |
| colonna2 | varchar(20) | YES  |     | NULL    |       |
+----------+-------------+------+-----+---------+-------+
2 rows in set (0.08 sec)

Se non abbiamo ottenuto errori passiamo al punto successivo, altrimenti verifichiamo tutti i passaggi precedenti.

PhpMyAdmin

MySQL e PHP

Conclusioni


Autore: Keltik 07:20, Giu 20, 2005 (EDT)