Un server DNS e DHCP su Debian

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Un server DNS e DHCP su Debian Etch

In una rete locale con un server Linux e n client Windows "recenti" (quindi da Windows 2000 in poi), per far sì che le comunicazioni di rete avvengano in modo efficiente, è necessario avere un server DNS che sia in grado di risolvere i nomi host dei vari PC in rete. Linux risponde benissimo a quest’esigenza col pacchetto Bind, che è appunto il server DNS più utilizzato in ambiente Linux. Il problema però è che se abbiamo una rete abbastanza estesa e con cambi frequenti, dovremmo aggiornare a mano i record A e PTR del server DNS, cosa alquanto scomoda per ovvi motivi, senza considerare che un inserimento manuale si presta benissimo ad errori di digitazione.
Per ovviare a questo problema, è bene far lavorare Bind in stretto contatto con un server DHCP (dhcp3 su Linux), il quale assegnerà dinamicamente la configurazione IP ai vari host, e contestualmente aggiornerà dinamicamente i record DNS su Bind, in modo che l’intervento manuale dell’amministratore di sistema sia ridotto al minimo. Il server DNS sarà utilizzato anche per risolvere i nomi di dominio Internet, impostando uno o più forwarders da interrogare se un dominio non è stato definito sul server DNS locale.

Installazione e configurazione del server DNS

Il primo passo per organizzare questa architettura di rete è quello di installare Bind9 sul server Linux (la solita Debian Etch) e le relative utilità, col comando:

# apt-get install bind9 dnsutils

A questo punto va configurato Bind in modo che possa risolvere i nomi host per il dominio che andremo a creare. Il primo passo, consiste nel dire al server Linux che la risoluzione dei nomi dev’essere delegata a se stesso, editando opportunamente il file /etc/resolv.conf. Successivamente, bisogna modificare il file /etc/bind/named.conf, che è il file principale di configurazione di Bind, il quale indica dove sono posizionati i file in cui sono definite le zone corrispondenti ai vari domini che si vogliono configurare.
Ipotizziamo quindi di avere un dominio test.lan sulla rete 192.168.1.0: dovremo configurare due file di zona, uno chiamato /etc/bind/db.test ed uno chiamato /etc/bind/db.192.168.1, che rappresenta il file in cui inserire i record PTR (quelli di ricerca inversa). Di seguito vediamo come impostare il file /etc/resolv.conf, dopodiché vedremo il contenuto del file di configurazione generico di Bind9 /etc/bind/named.conf, ed infine esamineremo i file di zona /etc/bind/db.test e /etc/bind/db.192.168.1: /etc/resolv.conf:

search test.lan
nameserver 127.0.0.1 

/etc/bind/named.conf:

include "/etc/bind/named.conf.options";
// prime the server with knowledge of the root servers
zone "." {
        type hint;
        file "/etc/bind/db.root";
};
zone "localhost" {
        type master;
        file "/etc/bind/db.local";
};
zone "127.in-addr.arpa" {
        type master;
        file "/etc/bind/db.127";
};
zone "0.in-addr.arpa" {
        type master;
        file "/etc/bind/db.0";
};
zone "255.in-addr.arpa" {
        type master;
        file "/etc/bind/db.255";
};
zone "test.lan" {
        type master;
        file "/etc/bind/db.test";
};
zone "1.168.192.in-addr.arpa" {
        type master;
        file "/etc/bind/db.192.168.1";
}; 

/etc/bind/db.test:

$TTL 86400      ; 1 day
test.lan.       IN SOA  ns1.test.lan. hostmaster.test.lan. (
                                2007081501 ; serial
                                86400      ; refresh (1 giorno)
                                28800      ; retry (8 ore)
                                604800     ; expire (1 settimana)
                                86400      ; minimum (1 giorno)
                                );
                IN      NS      ns1.test.lan.
;NOTA: ns1 è il nome del server che funge da DNS server
ns1             IN      A       192.168.1.1
client          IN      A       192.168.1.3

/etc/bind/db.192.168.1:

;
; BIND reverse data file for local loopback interface
;
$TTL    604800
@       IN      SOA     test.lan.       hostmaster.test.lan. (
                                2007081501   ; serial
                                604800       ; refresh
                                86400        ; retry
                                2419200      ; expire
                                604800       ; negative cache ttl
                                );
@       IN      NS      ns1.test.lan.
1       IN      PTR     ns1.test.lan.
3       IN      PTR     client.test.lan

Fatta la configurazione, bisogna riavviare il demone bind9:

# /etc/init.d/bind9 restart

Ora il server DNS può risolvere i nomi host per il dominio test.lan presente sulla rete LAN, a condizione che gli IP indicati nel file di configurazione non cambino (da tenere presente che i valori indicati sono puramente indicativi); ciò implica che la nostra rete deve essere configurata con indirizzi IP statici, condizione accettabile se i PC non superano le 10 unità, altrimenti si deve considerare l’utilizzo di un server DHCP. Altra cosa da considerare, è che in questa situazione, Bind non riesce a risolvere i nomi di dominio Internet; per ovviare al problema, bisogna indicare a Bind uno o più server DNS pubblici che possano soddisfare le richieste che il server Linux fa per conto dei client, editando opportunamente il file /etc/bind/named.conf.options aggiungendo queste righe:

forwarders {
208.67.222.222;
208.67.220.220;
};

In questo modo i client potranno tranquillamente risolvere sia i nomi host in LAN sia i nomi di dominio Internet.

Installazione e configurazione del server DHCP

A questo punto prendiamo in considerazione l’ipotesi di necessitare dello stesso tipo di configurazione, ma per una rete locale di 20 (o più) host: in questo contesto, non è saggio mantenere un indirizzamento di rete con IP fissi. E' sicuramente più indicato utilizzare un indirizzamento dinamico, servizio fornito da un server DHCP. Nella situazione indicata in precedenza però, i file di zona del dominio test.lan dovranno essere editati ogniqualvolta cambia l’assegnazione dell’indirizzo IP ad un host, per cui va a farsi benedire la comodità dell’utilizzo di un server DHCP; è evidente quindi che la situazione ideale consiste nell’assegnazione di indirizzi IP dinamici agli host e nel contestuale aggiornamento dinamico della corrispondenza indirizzo IP -> nome host. Per fortuna, in Linux ciò è possibile, poiché sarà il server DHCP, opportunamente configurato, ad effettuare gli aggiornamenti dinamici sul server DNS, il quale dev’essere configurato per accettare gli aggiornamenti inviati dal server DHCP. Il primo passaggio della messa in opera della configurazione appena esaminata consiste nell’installazione ed attivazione del server DHCP, senza per il momento prendere in esame l’aggiornamento dinamico del server DNS; per installare il pacchetto dhcp3, utilizzare il solito apt:

# apt-get install dhcp3-common dhcp3-server

quindi, fare una copia di salvataggio del file di configurazione di esempio, crearne uno nuovo vuoto ed editarlo:

# mv /etc/dhcp3/dhcpd.conf /etc/dhcp3/dhcpd.old
# touch /etc/dhcpd3/dhcpd.conf
# nano /etc/dhcp3/dhcpd.conf

Ora, aggiungere un ambito DHCP con le opzioni del caso che ci permetta di distribuire i parametri della configurazione TCP/IP ai client della LAN, operazioni che si traducono nel seguente contenuto del file dhcpd.conf:

server-identifier 192.168.1.1;
ignore client-updates;
subnet 192.168.1.0 netmask 255.255.255.0
        {
        range 192.168.1.100 192.168.1.150;
        option subnet-mask 255.255.255.0;
        default-lease-time 604800;
        max-lease-time 2592000;
        option broadcast-address 192.168.1.255;
        option routers 192.168.1.254;
        option domain-name-servers 192.168.1.1;
        option domain-name "test.lan";
        option netbios-name-servers 192.168.1.1;
        option netbios-node-type 8;
        }

A questo punto, far partire (o ripartire) il demone dhcp3-server per attivare la configurazione:

# /etc/init.d/dhcp3-server start