Old:Remastersys: differenze tra le versioni

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==Intro==
{{Old}}
==Introduzione==
[http://www.remastersys.com/ Remastersys] è un software per Linux che riesce a costruire un sistema Live da un sistema installato. All’interno del programma si possono trovare diverse opzioni che permettono di creare un sistema Live semplice, oppure un sistema Live completo di tutte le impostazioni settate sul sistema installato.
In questa guida analizzeremo l’ultima versione stabile di Remastersys (al momento della scrittura la release 2.0.18-1). Successivamente analizzeremo anche altre possibilità che Remastersys offre: l’installazione della distribuzione Live creata, tramite uno specifico tool, e il ripristino del bootloader Grub, utile in caso di malfunzionamento del sistema, oppure in caso di sovrascrittura dell’MBR.
Tengo a precisare che tutti i passaggi della guida, sono stati provati sui seguenti sistemi:
* Debian 5.0.1 Lenny
* Debian Testing (Squeeze)
* SimplyMEPIS 8.0.06 (basata su Debian Lenny)
I sistemi sopra elencati sono regolarmente installati su disco fisso e sono stati personalizzati, sia per quanto riguarda le impostazioni del desktop (temi, icone, ecc), sia per quanto riguarda i programmi installati. Questo per permettere di “stressare” il tool Remastersys, così da cogliere eventuali malfunzionamenti. Devo dire che il tool si è comportato molto bene, sia per quanto riguarda la creazione delle iso Live, sia per la successiva installazione.
Il ripristino di Grub non è stato testato.


Il tool [http://www.remastersys.klikit-linux.com/ Remastersys] è un interessante script che permette di ottenere da un sistema Debian installato un sistema Live, con incluso un proprio installer. Nato principalmente per Linux Mint
==Installazione==
e per Ubuntu (o meglio per tutte le derivate di Ubuntu), è stato successivamente sviluppato anche per Debian.
L’installazione di Remastersys presuppone l’abilitazione di un repository specifico.
Per Debian (e derivate) bisogna inserire nel file <code>/etc/apt/sources.list</code> la seguente linea:
per debian Squeeze
<pre>deb http://www.remastersys.com/debian squeeze main</pre>
per debian Wheezy
<pre>deb http://www.remastersys.com/debian wheezy main</pre>
Procediamo quindi con il refresh dei pacchetti e l’installazione vera e propria del programma (tutto con privilegi di root):
<pre># apt-get update</pre>
<pre># apt-get install remastersys</pre>
{{ Warningbox | If your kernel doesn't have the squashfs-modules and either the aufs-modules or unionfs-modules, you MUST use a different kernel.}}
 
==Utilizzo==
Dopo l’installazione, il programma può essere eseguito o direttamente tramite la sua interfaccia grafica (recuperabile in Sistema-> Amministrazione-> Remastersys Backup), oppure utilizzando la shell.
Per praticità analizzeremo soltanto l’interfaccia grafica. In ogni caso la shell rispecchia quanto si esegue graficamente.
 
[[Immagine:Remastersys_0.png]]
 
Dopo il lancio del programma, una schermata ci avverte di chiudere tutte le finestre in corso e di smontare ogni dispositivo collegato alla rete:
 
[[Immagine:Remastersys_1.png]]
 
Diamo Ok e procediamo. Ecco che ci apparirà la finestra principale, da dove possiamo scegliere che cosa fare.
 
[[Immagine:Remastersys_2.png]]
 
La prima opzione (backup-mode) crea una distro Live del sistema completa dei dati presenti nella propria home, e quindi anche le personalizzazioni del desktop (come temi, icone, caratteri, wallpaper). La seconda opzione (dist-mode) crea una distro Live del sistema senza le personalizzazioni, completa però dei programmi installati sul sistema fisso. Le ultime voci sono relative alla personalizzazione del file ottenuto con Remastersys (nome della iso, titolo del CD, ecc). Una finestra successiva mostra l’opzione scelta (nel nostro caso la seconda opzione).
 
[[Immagine:Remastersys_3.png]]
 
Cliccando su OK, si apre un nuovo terminale. Verranno scaricati ulteriori pacchetti (dei moduli relativi al kernel in uso) e subito dopo inizierà il processo di creazione dell’immagine iso. Un messaggio di Warning ci avverte di non interrompere il processo di creazione.  
 
Qualche dato utile: la creazione dell’immagine iso (per SimplyMEPIS) è durata circa 15 minuti, ed il file ottenuto pesava circa 800 MB. L’immagine iso di Debian 5.0.1, nella quale ho diversi DE e diversi programmi, pesava circa 950 MB e la durata della creazione è stata di circa 25 minuti.
 
In ogni caso una nuova finestra ci avvisa della conclusione del processo e il percorso per recuperare il file iso appena creato:
 
[[Immagine:Remastersys_4.png]]
 
Ora non ci resta altro che masterizzare la iso (oppure provarla prima in una macchina virtuale per testarla, come suggerito da Remastersys). Al successivo riavvio ci apparirà la seguente schermata. Piccolo trucco: per settare automaticamente la tastiera italiana nella Live, dovremo “passare” al boot le seguenti opzioni:
<pre>
boot: live lang=it loadkeys=it keyb=it
</pre>
da notare che per digitare il segno uguale (<code>=</code>), bisogna pigiare il tasto <code>ì</code>.
 
[[Immagine:Remastersys_5.png]]


==Installazione==
Tutte le distro sono partite tranquillamente.
Prima di iniziare, bisogna abilitare il repository di Remastersys, inserendo nel file /etc/apt/sources.list la seguente linea:
 
=Personalizzazione dell'immagine ISO=
 
Remastersys offre la possibilità di personalizzare parecchi aspetti relativi all'immagine iso che vogliamo creare. Dalla finestra principale che appare dopo aver selezionato Remastersys Backup selezioniamo la voce "Modify the remastersys config":
 
Ci apparirà una nuova finestra, dove possiamo modificare diversi parametri: nome dell’utente, etichetta della iso, nome della iso e soprattutto il metodo con il quale "fa il boot" il LiveCD.
 
Può valere la pena optare per GRUB invece di ISOLINUX, per effettuare delle ulteriori personalizzazioni. Dopo aver impostato tutti i parametri a nostro piacimento, possiamo tornare al menu principale ("Go back to the main menu") e successivamente chiudere la finestra ("Quit Remastersys Backup").
 
Ora possiamo spingerci più avanti. Entrando (con privilegi di root) nella directory <code>/etc/remastersys/grub</code> possiamo osservare la presenza di tre file:
* <code>menu.lst.debian</code>
* <code>splash.xpm.gz</code>
* <code>splash.xpm.gz.remastersys</code>
 
{{Warningbox|Se la versione di Grub contenuta nella distribuzione live appena creata è Grub2 troveremo dei file diversi da quelli elencati in questa guida: in tal caso si faccia riferimento alla documentazione di Grub2!}}
 
A noi interessano i primi due: il primo rappresenta il <code>menu.lst</code> che ci apparirà al boot del nostro LiveCD.
 
È possibile personalizzarlo a nostro piacimento, per esempio “italianizzando” le voci, ma stando attendo a lasciare la variabile <code>__LIVECDLABEL__</code> intatta.
 
Il secondo file della lista rappresenta l’immagine di splash che possiamo utilizzare per il nostro LiveCD. Se non ci piace l'immagine predefinita possiamo “sovrascrivere” nella directory <code>/etc/remastersys/grub</code> l’immagine originale con una di nostro piacimento.
 
==L'installer di Remastersys==
 
Dopo aver caricato normalmente la Live appena creata, selezioniamo da Sistema-> Amministrazione-> Remastersys Installer), oppure possiamo aprire un terminale, loggarci come root e dare il comando:
 
<pre># remastersys-installer intl GUI</pre>
{{ Warningbox | Per poter utilizzare la GUI di Remastersys occorre sia presente il pacchetto ''zenity'' , altrimenti si dovrà usare l'installer senza GUI con il comando <code>remastersys-installer</code>}}
 
[[Immagine:Remastersys_6.png]]
 
Partirà una interfaccia grafica che ci guiderà nell’installazione.
 
Per prima cosa veniamo avvisati di utilizzare l’installatore con cautela, ma noi non ci lasciamo intimorire e diamo OK.
 
[[Immagine:Remastersys_7.png]]
 
La schermata successiva ci dice che bisogna creare una partizione di swap e una partizione per l’installazione. Ci viene anche detto che utilizzeremo Gparted per queste operazioni. Se abbiamo già delle partizioni esistenti possiamo continuare dando OK. L’installatore cerca e ci propone i dischi fissi. Nel nostro caso sono disponibili due dischi fissi da 250 GB ciascuno (sda e sdb). Selezioniamo il disco appropriato e diamo OK per entrare in Gparted.
 
[[Immagine:Remastersys_8.png]]
 
Ci apparirà la classica schermata di Gparted.
 
[[Immagine:Remastersys_9.png]]
 
Non ci soffermeremo sull'utilizzo di questo programma: è facile ed intuitivo, ma comunque da utilizzare con criterio. Se le partizioni sono già create, possiamo chiudere il programma. Quindi nella prossima schermata possiamo scegliere la partizione di swap (che viene automaticamente riconosciuta) e dare OK:


<pre>deb http://www.remastersys.klikit-linux.com/repository debian/</pre>
[[Immagine:Remastersys_10.png]]


Successivamente procediamo con il refresh dei pacchetti e l’installazione vera e propria del programma. Per fare questo bisogna necessariamente essere loggati come root:
Poi scegliamo la partizione che conterrà il sistema (root):


<pre># apt-get update
[[Immagine:Remastersys_11.png]]


# apt-get install remastersys</pre>
Ci viene anche richiesto se vogliamo che la partizione <code>/home</code> risulti separata dal sistema base. In questo caso selezioniamo la partizione appropriata. Se invece vogliamo inglobare la partizione <code>/home</code> nel sistema principale, continuiamo e diamo OK.


Il programma richiede alcune dipendenze: dialog, dosfstools, live-initrams, memtest86+, mtools, os-prober, rsync, squashfs-tools, syslinux, syslinux-common, user-setup e uuid-runtime. Dopo la configurazione, si può accedere al
[[Immagine:Remastersys_12.png]]
programma attraverso il percorso Sistema-> Amministrazione-> Remastersys Backup (per chi utilizza Gnome), oppure scrivendo semplicemente remastersys dentro il terminale.


==Utilizzo==
Le due schermate successive ci chiederanno di digitare (e poi confermare) la password di root:
Appena avviato, il programma ci avvisa di chiudere tutte le finestre in corso e di smontare ogni dispositivo collegato alla rete. Eseguiamo quanto richiesto e diamo "OK" per procedere.


[[Immagine:remastersys1.png]]
[[Immagine:Remastersys_13.png]]


La seconda schermata è quella principale dalla quale possiamo decidere che cosa fare.
[[Immagine:Remastersys_14.png]]


[[Immagine:remastersys2.png]]
Le schermate successive ci chiedono i classici dati di tutte le installazioni: nome reale dell’utente, nome del login, password e il nome del localhost. Noi inseriamo i dati e andiamo avanti.


La prima opzione crea una iso del sistema completa dei dati presenti nella propria home, e quindi anche delle impostazioni del desktop (come temi, icone, caratteri, wallpaper).
[[Immagine:Remastersys_15.png]]
La seconda opzione crea una iso del sistema da utilizzare come Live senza i dati della propria home e quindi avremo una Debian Live completa però dei programmi installati sul sistema fisso. Le ultime voci riguardano la
personalizzazione del file ottenuto con Remastersys (nome della iso, titolo del cd, ecc).
Dopo aver scelto, possiamo dare "OK" e procedere. Una ulteriore finestra mostra l’opzione scelta.


[[Immagine:remastersys3.png]]
[[Immagine:Remastersys_16.png]]


Dando ancora "OK", si apre un nuovo terminale. Verranno scaricati ulteriori pacchetti (dei moduli relativi al kernel in uso) e subito dopo inizierà il processo di creazione dell’immagine iso. Alla fine un’altra finestra ci avvisa della conclusione del processo e il percorso per recuperare il file iso appena creato.
[[Immagine:Remastersys_17.png]]


[[Immagine:remastersys4.png]]
[[Immagine:Remastersys_18.png]]


Masterizzando la iso (o mettendola in virtual-machine per testarla come suggerito da Remastersys) e riavviando il computer, ci verrà proposta una schermata abbastanza scarna, dove avremo la possibilità di avviare la Live come prima opzione. Altre possibilità prevedono l’avvio in modalità testuale, il mem-test, o l’avvio del sistema operativo dal primo hard-disk.
[[Immagine:Remastersys_19.png]]


==Installazione su hard disk==
Arrivati a questo punto, l’installatore ci chiederà dove posizionare il bootloader Grub. Solitamente viene installato nell’MBR, ma possiamo scegliere se installarlo nella partizione (nel caso avessimo un bootloader esistente):
Remastersys contiene anche uno script per l'installazione della distribuzione creata su hard disk. Dopo aver caricato normalmente la Live appena creata, apriamo un terminale, logghiamoci come root e diamo il comando:


<pre># remastersys-installer intl</pre>
[[Immagine:Remastersys_20.png]]


Oppure possiamo selezionare direttamente dai menu di Gnome la voce “Remastersys Installer”.
La schermata successiva ci permetterà di settare l’area geografica, la localizzazione di default e le impostazioni della tastiera e di Xorg:


[[Immagine:rem_inst1.png]]
[[Immagine:Remastersys_21.png]]


Partirà una interfaccia testuale (ncurses) che ci guiderà nell’installazione. Per prima cosa l’installatore ci avvisa che la versione è ancora in fase sperimentale.
La schermata finale ci mostrerà le impostazioni che abbiamo scelto (partizioni da formattare e posizione di Grub). Ci chiederà se vogliamo continuare. Noi diamo OK.


[[Immagine:rem_inst2.png]]
[[Immagine:Remastersys_22.png]]


La schermata successiva ci avverte che il sistema necessita di una partizione dove venir installato e di una ulteriore partizione di swap.
Quindi il sistema viene installato. Una barra di avanzamento ci indica lo stato dell’installazione. Normalmente non dovrebbe durare più di 25-30 minuti, considerando le iso sopra menzionate.


[[Immagine:rem_inst3.png]]
[[Immagine:Remastersys_23.png]]


Se l’installer non trova queste partizioni (nel caso di un disco nuovo), partirà il tool “cfdisk” che ci aiuterà nel partizionamento.
Una finestra finale ci indicherà che il sistema è stato correttamente installato.


[[Immagine:rem_inst5.png]]
[[Immagine:Remastersys_24.png]]


Creiamo una nuova tabella delle partizioni, impostando quello che ci serve: una partizione per il sistema e una partizione di swap. Indichiamo la tipologia 82 per la partizione di Linux e la tipologia 83 per la partizione di swap. Rendiamo bootable la partizione di Linux. Selezioniamo “Write” e successivamente scriviamo “yes” per rendere effettiva la nuova tabella delle partizioni. Poi possiamo tranquillamente uscire con “Quit”.
Tutte le distro sono state regolarmente installate (sia su nuove partizioni reali, sia su macchine virtuali utilizzando VirtualBox).
Nelle schermate seguenti, potremo scegliere la partizione dove installare il sistema, il nome dell’host e decidere dove posizionare il bootloader Grub.  Solitamente viene installato nell’MBR, ma possiamo scegliere se installarlo nella partizione (nel caso avessimo un bootloader o un bootmanager esistente).


[[Immagine:rem_inst4.png]]
==Ripristino bootloader Grub==


[[Immagine:rem_inst6.png]]
Può tornare utile anche questa possibilità che offre Remastersys: il ripristino del bootloader Grub. Per utilizzare questa estensione del tool, selezioniamo l’apposita voce nel menu di Gnome. Ci apparirà una ulteriore finestra:


[[Immagine:rem_inst7.png]]
[[Immagine:Remastersys_25.png]]


Le schermate successive ci permetteranno di settare l’area geografica, la localizzazione di default e le impostazioni della tastiera e di xorg.
la quale ci indica la possibilità di ripristino di Grub. Noi andiamo avanti tranquilli e diamo OK. La successiva finestra ci indicherà in quali partizioni Remastersys ha individuato lo stage1 di Grub. Il file stage1 è quello che permette di ripristinare il bootloader. Lo potremo trovare in una partizione sola, oppure in più partizioni, a seconda di come abbiamo effettuato l’installazione originaria. Nel nostra caso abbiamo solamente la partizione hda1:


[[Immagine:rem_inst8.png]]
[[Immagine:Remastersys_26.png]]


[[Immagine:rem_inst9.png]]
Ora il programma ci chiederà dove ripristinare il bootloader, se nell’MBR (Master Boot Record), oppure nella singola partizione. Noi scegliamo quello che ci serve. Di solito Grub viene installato nell’MBR, ma potrebbe essere anche necessario installarlo nella partizione (in caso di bootmanager esterni):


[[Immagine:rem_inst10.png]]
[[Immagine:Remastersys_27.png]]


La schermata finale ci chiederà di verificare le impostazioni inserite, in modo da poi iniziare la vera e propria installazione.
Selezioniamo e diamo OK. Partirà l’installazione di Grub e una successiva finestra ci indicherà che tutto è andato a buon fine:


[[Immagine:rem_inst11.png]]
[[Immagine:Remastersys_28.png]]


L’installazione partirà regolarmente e bisognerà attendere che il sistema Live venga trasferito sulla partizione scelta in precedenza, per ritrovarsi dopo breve tempo il sistema Live installato su hard disk.
Insomma il tool Remastersys ha anche la possibilità di questa funzionalità che può essere molto utile in caso di re-installazioni di Windows, oppure in altri casi di sovrascrittura dell’MBR.


----
La guida termina qui. Sempre i miei complimenti allo sviluppatore di questo programma che reputo molto ben fatto e di indubbia utilità.


[[Utente:Furly|Furly]]
{{Autori
|Autore=[[Utente:Furly|Furly]]
}}

Versione attuale delle 11:44, 25 giu 2016

Emblem-important.png Attenzione. Questa guida è obsoleta. Viene mantenuta sul Wiki solo per motivi di natura storica e didattica.


Introduzione

Remastersys è un software per Linux che riesce a costruire un sistema Live da un sistema installato. All’interno del programma si possono trovare diverse opzioni che permettono di creare un sistema Live semplice, oppure un sistema Live completo di tutte le impostazioni settate sul sistema installato. In questa guida analizzeremo l’ultima versione stabile di Remastersys (al momento della scrittura la release 2.0.18-1). Successivamente analizzeremo anche altre possibilità che Remastersys offre: l’installazione della distribuzione Live creata, tramite uno specifico tool, e il ripristino del bootloader Grub, utile in caso di malfunzionamento del sistema, oppure in caso di sovrascrittura dell’MBR. Tengo a precisare che tutti i passaggi della guida, sono stati provati sui seguenti sistemi:

  • Debian 5.0.1 Lenny
  • Debian Testing (Squeeze)
  • SimplyMEPIS 8.0.06 (basata su Debian Lenny)

I sistemi sopra elencati sono regolarmente installati su disco fisso e sono stati personalizzati, sia per quanto riguarda le impostazioni del desktop (temi, icone, ecc), sia per quanto riguarda i programmi installati. Questo per permettere di “stressare” il tool Remastersys, così da cogliere eventuali malfunzionamenti. Devo dire che il tool si è comportato molto bene, sia per quanto riguarda la creazione delle iso Live, sia per la successiva installazione. Il ripristino di Grub non è stato testato.

Installazione

L’installazione di Remastersys presuppone l’abilitazione di un repository specifico. Per Debian (e derivate) bisogna inserire nel file /etc/apt/sources.list la seguente linea: per debian Squeeze

deb http://www.remastersys.com/debian squeeze main

per debian Wheezy

deb http://www.remastersys.com/debian wheezy main

Procediamo quindi con il refresh dei pacchetti e l’installazione vera e propria del programma (tutto con privilegi di root):

# apt-get update
# apt-get install remastersys
Warning.png ATTENZIONE
If your kernel doesn't have the squashfs-modules and either the aufs-modules or unionfs-modules, you MUST use a different kernel.


Utilizzo

Dopo l’installazione, il programma può essere eseguito o direttamente tramite la sua interfaccia grafica (recuperabile in Sistema-> Amministrazione-> Remastersys Backup), oppure utilizzando la shell. Per praticità analizzeremo soltanto l’interfaccia grafica. In ogni caso la shell rispecchia quanto si esegue graficamente.

Remastersys 0.png

Dopo il lancio del programma, una schermata ci avverte di chiudere tutte le finestre in corso e di smontare ogni dispositivo collegato alla rete:

Remastersys 1.png

Diamo Ok e procediamo. Ecco che ci apparirà la finestra principale, da dove possiamo scegliere che cosa fare.

Remastersys 2.png

La prima opzione (backup-mode) crea una distro Live del sistema completa dei dati presenti nella propria home, e quindi anche le personalizzazioni del desktop (come temi, icone, caratteri, wallpaper). La seconda opzione (dist-mode) crea una distro Live del sistema senza le personalizzazioni, completa però dei programmi installati sul sistema fisso. Le ultime voci sono relative alla personalizzazione del file ottenuto con Remastersys (nome della iso, titolo del CD, ecc). Una finestra successiva mostra l’opzione scelta (nel nostro caso la seconda opzione).

Remastersys 3.png

Cliccando su OK, si apre un nuovo terminale. Verranno scaricati ulteriori pacchetti (dei moduli relativi al kernel in uso) e subito dopo inizierà il processo di creazione dell’immagine iso. Un messaggio di Warning ci avverte di non interrompere il processo di creazione.

Qualche dato utile: la creazione dell’immagine iso (per SimplyMEPIS) è durata circa 15 minuti, ed il file ottenuto pesava circa 800 MB. L’immagine iso di Debian 5.0.1, nella quale ho diversi DE e diversi programmi, pesava circa 950 MB e la durata della creazione è stata di circa 25 minuti.

In ogni caso una nuova finestra ci avvisa della conclusione del processo e il percorso per recuperare il file iso appena creato:

Remastersys 4.png

Ora non ci resta altro che masterizzare la iso (oppure provarla prima in una macchina virtuale per testarla, come suggerito da Remastersys). Al successivo riavvio ci apparirà la seguente schermata. Piccolo trucco: per settare automaticamente la tastiera italiana nella Live, dovremo “passare” al boot le seguenti opzioni:

boot: live lang=it loadkeys=it keyb=it

da notare che per digitare il segno uguale (=), bisogna pigiare il tasto ì.

Remastersys 5.png

Tutte le distro sono partite tranquillamente.

Personalizzazione dell'immagine ISO

Remastersys offre la possibilità di personalizzare parecchi aspetti relativi all'immagine iso che vogliamo creare. Dalla finestra principale che appare dopo aver selezionato Remastersys Backup selezioniamo la voce "Modify the remastersys config":

Ci apparirà una nuova finestra, dove possiamo modificare diversi parametri: nome dell’utente, etichetta della iso, nome della iso e soprattutto il metodo con il quale "fa il boot" il LiveCD.

Può valere la pena optare per GRUB invece di ISOLINUX, per effettuare delle ulteriori personalizzazioni. Dopo aver impostato tutti i parametri a nostro piacimento, possiamo tornare al menu principale ("Go back to the main menu") e successivamente chiudere la finestra ("Quit Remastersys Backup").

Ora possiamo spingerci più avanti. Entrando (con privilegi di root) nella directory /etc/remastersys/grub possiamo osservare la presenza di tre file:

  • menu.lst.debian
  • splash.xpm.gz
  • splash.xpm.gz.remastersys
Warning.png ATTENZIONE
Se la versione di Grub contenuta nella distribuzione live appena creata è Grub2 troveremo dei file diversi da quelli elencati in questa guida: in tal caso si faccia riferimento alla documentazione di Grub2!


A noi interessano i primi due: il primo rappresenta il menu.lst che ci apparirà al boot del nostro LiveCD.

È possibile personalizzarlo a nostro piacimento, per esempio “italianizzando” le voci, ma stando attendo a lasciare la variabile __LIVECDLABEL__ intatta.

Il secondo file della lista rappresenta l’immagine di splash che possiamo utilizzare per il nostro LiveCD. Se non ci piace l'immagine predefinita possiamo “sovrascrivere” nella directory /etc/remastersys/grub l’immagine originale con una di nostro piacimento.

L'installer di Remastersys

Dopo aver caricato normalmente la Live appena creata, selezioniamo da Sistema-> Amministrazione-> Remastersys Installer), oppure possiamo aprire un terminale, loggarci come root e dare il comando:

# remastersys-installer intl GUI
Warning.png ATTENZIONE
Per poter utilizzare la GUI di Remastersys occorre sia presente il pacchetto zenity , altrimenti si dovrà usare l'installer senza GUI con il comando remastersys-installer


Remastersys 6.png

Partirà una interfaccia grafica che ci guiderà nell’installazione.

Per prima cosa veniamo avvisati di utilizzare l’installatore con cautela, ma noi non ci lasciamo intimorire e diamo OK.

Remastersys 7.png

La schermata successiva ci dice che bisogna creare una partizione di swap e una partizione per l’installazione. Ci viene anche detto che utilizzeremo Gparted per queste operazioni. Se abbiamo già delle partizioni esistenti possiamo continuare dando OK. L’installatore cerca e ci propone i dischi fissi. Nel nostro caso sono disponibili due dischi fissi da 250 GB ciascuno (sda e sdb). Selezioniamo il disco appropriato e diamo OK per entrare in Gparted.

Remastersys 8.png

Ci apparirà la classica schermata di Gparted.

Remastersys 9.png

Non ci soffermeremo sull'utilizzo di questo programma: è facile ed intuitivo, ma comunque da utilizzare con criterio. Se le partizioni sono già create, possiamo chiudere il programma. Quindi nella prossima schermata possiamo scegliere la partizione di swap (che viene automaticamente riconosciuta) e dare OK:

Remastersys 10.png

Poi scegliamo la partizione che conterrà il sistema (root):

Remastersys 11.png

Ci viene anche richiesto se vogliamo che la partizione /home risulti separata dal sistema base. In questo caso selezioniamo la partizione appropriata. Se invece vogliamo inglobare la partizione /home nel sistema principale, continuiamo e diamo OK.

Remastersys 12.png

Le due schermate successive ci chiederanno di digitare (e poi confermare) la password di root:

Remastersys 13.png

Remastersys 14.png

Le schermate successive ci chiedono i classici dati di tutte le installazioni: nome reale dell’utente, nome del login, password e il nome del localhost. Noi inseriamo i dati e andiamo avanti.

Remastersys 15.png

Remastersys 16.png

Remastersys 17.png

Remastersys 18.png

Remastersys 19.png

Arrivati a questo punto, l’installatore ci chiederà dove posizionare il bootloader Grub. Solitamente viene installato nell’MBR, ma possiamo scegliere se installarlo nella partizione (nel caso avessimo un bootloader esistente):

Remastersys 20.png

La schermata successiva ci permetterà di settare l’area geografica, la localizzazione di default e le impostazioni della tastiera e di Xorg:

Remastersys 21.png

La schermata finale ci mostrerà le impostazioni che abbiamo scelto (partizioni da formattare e posizione di Grub). Ci chiederà se vogliamo continuare. Noi diamo OK.

Remastersys 22.png

Quindi il sistema viene installato. Una barra di avanzamento ci indica lo stato dell’installazione. Normalmente non dovrebbe durare più di 25-30 minuti, considerando le iso sopra menzionate.

Remastersys 23.png

Una finestra finale ci indicherà che il sistema è stato correttamente installato.

Remastersys 24.png

Tutte le distro sono state regolarmente installate (sia su nuove partizioni reali, sia su macchine virtuali utilizzando VirtualBox).

Ripristino bootloader Grub

Può tornare utile anche questa possibilità che offre Remastersys: il ripristino del bootloader Grub. Per utilizzare questa estensione del tool, selezioniamo l’apposita voce nel menu di Gnome. Ci apparirà una ulteriore finestra:

Remastersys 25.png

la quale ci indica la possibilità di ripristino di Grub. Noi andiamo avanti tranquilli e diamo OK. La successiva finestra ci indicherà in quali partizioni Remastersys ha individuato lo stage1 di Grub. Il file stage1 è quello che permette di ripristinare il bootloader. Lo potremo trovare in una partizione sola, oppure in più partizioni, a seconda di come abbiamo effettuato l’installazione originaria. Nel nostra caso abbiamo solamente la partizione hda1:

Remastersys 26.png

Ora il programma ci chiederà dove ripristinare il bootloader, se nell’MBR (Master Boot Record), oppure nella singola partizione. Noi scegliamo quello che ci serve. Di solito Grub viene installato nell’MBR, ma potrebbe essere anche necessario installarlo nella partizione (in caso di bootmanager esterni):

Remastersys 27.png

Selezioniamo e diamo OK. Partirà l’installazione di Grub e una successiva finestra ci indicherà che tutto è andato a buon fine:

Remastersys 28.png

Insomma il tool Remastersys ha anche la possibilità di questa funzionalità che può essere molto utile in caso di re-installazioni di Windows, oppure in altri casi di sovrascrittura dell’MBR.

La guida termina qui. Sempre i miei complimenti allo sviluppatore di questo programma che reputo molto ben fatto e di indubbia utilità.




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