Apache HTTP Server: differenze tra le versioni

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(40 versioni intermedie di uno stesso utente non sono mostrate)
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Se ciò non fosse vero, per esempio perché si sta usando una VPS remota, evidentemente sarà necessario avere un dominio registrato ed inserire i dati corretti (ma si tratterebbe di un caso di utilizzo avanzato e pertanto chi legge dovrebbe già avere le competenze per risolvere il problema).
Se ciò non fosse vero, per esempio perché si sta usando una VPS remota, evidentemente sarà necessario avere un dominio registrato ed inserire i dati corretti (ma si tratterebbe di un caso di utilizzo avanzato e pertanto chi legge dovrebbe già avere le competenze per risolvere il problema).
=== Moduli aggiuntivi ===
==== PHP ====
Uno dei moduli più gettonati è senz'altro quello che permette l'integrazione di Apache con PHP:
<pre># apt install libapache2-mod-php</pre>


== Configurazione ==
== Configurazione ==
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Come già accennato in precedenti sezioni di questa guida è necessario installare un certificato SSL perché un certo sito internet possa essere servito tramite protocollo <code>https</code>.<br>
Come già accennato in precedenti sezioni di questa guida è necessario installare un certificato SSL perché un certo sito internet possa essere servito tramite protocollo <code>https</code>.<br>
Per webserver esclusivamente operanti nella propria LAN è possibile creare e firmare manualmente tutti i certificati che si vogliono, mentre se si vuole ottenere un certificato per un dominio pubblico (già in possesso dell'utente) è necessario farne richiesta ad una ''certificate authority'' (CA).<br>
Per webserver esclusivamente operanti nella propria LAN è possibile creare e firmare manualmente tutti i certificati che si vogliono, mentre se si vuole ottenere un certificato per un dominio pubblico (già in possesso dell'utente) è necessario farne richiesta ad una ''certificate authority'' (CA).
In entrambi i casi le operazioni da effettuare non sono esattamente banali, grazie al lavoro di una fondazione senza scopo di lucro accreditata anche come CA è stato perfezionato uno strumento che permette di ottenere certificati SSL (compresi i cosidetti ''wildcard certificates'') in maniera gratuita e notevolmente semplificata. La fondazione si chiama ''let's encrypt'' e lo strumento <code>certbot</code>.
 
{{Warningbox|Una volta configurato un ''virtualhost'' per usare SSL ricordarsi che se il relativo certificato scade, viene revocato oppure cancellato, allora quel sito web diverrà INUTILIZZABILE fino a che non venga fornito un nuovo certificato o la sua configurazione non venga modificata per non usare più SSL.}}


=== Certbot ===
=== Certbot ===


==== Premessa ====
Entrambe le operazioni sopra descritte non sono esattamente banali, ma grazie al lavoro di due fondazioni senza scopo di lucro è stato perfezionato uno strumento che permette di ottenere certificati SSL (compresi i cosidetti ''wildcard certificates'') in maniera gratuita e notevolmente semplificata.<br/>
Le fondazioni sono la ''Electronic Frontier Foudation'' responsabile dello sviluppo dello strumento ''Certbot'' (vedere [[Certbot | guida debianizzati]] dedicata) e ''let's encrypt'' che fornisce gratuitamente i certificat SSL.


Nel seguito di questa sezione si faranno le seguenti ipotesi:
==== Esempio di Virtualhost ====
* l'utente usa le porte standard, ovvero '''80''' e '''443'''. In caso contrario molti degli automatismi dello strumento andrebbero persi e la procedura standard non sarebbe più applicabile;
Qui sotto un esempio di Virtualhost minimale che sfrutta un certificato SSL avuto tramite ''Certbot''.
* l'utente ha già configurato il proprio eventuale firewall di rete in modo da reindirizza correttamente le succitate porte.
<pre>
* l'utente non è interessato ad ottenere ''wild certificates'', cioè un certificato che copra tutti i possibili sottodomini (tipo ''*.mio_dominio.abc'').
<IfModule mod_ssl.c>
    <VirtualHost *:443>
        ServerName ind1.ciao.abc
        DocumentRoot "/var/www/cartella_mio_sito/"
        DirectoryIndex pagina_principale.html


==== Installazione e configurazione ====
        SSLCertificateFile /etc/letsencrypt/live/ind1.ciao.abc/fullchain.pem
        SSLCertificateKeyFile /etc/letsencrypt/live/ind1.ciao.abc/privkey.pem
        Include /etc/letsencrypt/options-ssl-apache.conf


Per prima cosa è necessario installare i seguenti pacchetti
    </VirtualHost>
<pre># apt install certbot python-certbot-apache</pre>
</IfModule>
quindi attivare i seguenti moduli:
</pre>
<pre># a2enmod a2enmod headers ssl</pre>


== Risoluzione problemi ==
== Risoluzione problemi ==

Versione attuale delle 13:01, 9 ago 2024

Debian-swirl.png Versioni Compatibili

Tutte le versioni supportate di Debian

Introduzione

Dalla pagina dedicata di wikipedia:

Apache HTTP Server, o più comunemente Apache (IPA pronuncia: /aˈpætʃiː/), è il nome di un server web libero sviluppato dalla Apache Software Foundation. È la piattaforma server Web modulare più diffusa, in grado di operare su una grande varietà di sistemi operativi, tra cui UNIX/Linux, Microsoft Windows e OpenVMS.

Per usare parole più semplici un webserver è banalmente un applicativo usato per servire pagine web, ovvero è ciò che effettivamente rende disponibili agli utenti le pagine web che gli utenti richiedono quando inseriscono un indirizzo nel proprio browser.

Info.png Info
Questa guida fa riferimento alle versioni di apache 2.4 e successive.


Per una guida dedicata a Stretch che tratta un server LAMP nel suo complesso vedere questa pagina.

Installazione

Come scritto nell'introduzione Apache è un programma modulare e pertanto i pacchetti disponibili sono una miriade, ma per un'installazione base quelli che servono sono i seguenti:

# apt install apache 2 apache2-doc apache2-utils

Eventuali moduli aggiuntivi necessari saranno indicati ove richiesti.

Avvertimento "Could not reliably ... 127.0.0.1 ..."

Se durante l'installazione e/o ogni volta che si riavvia il webserver si nota il seguente avvertimento

apache2: Could not reliably determine the server's fully qualified domain name, using 127.0.0.1 for ServerName

Significa che il webserver non è in grado di determinare quale sia il suo nome di rete, fatto assolutamente comune nel caso di server domestici. Non si tratta di un errore critico in ambiti amatoriali, tuttavia è meglio risolvere il problema. Se non sia hanno server DNS installati la soluzione più semplice è quella di editare il file /etc/hosts aggiungendo una riga del tipo:

indirizzo_ip    nome_host.home.lan    nome_host

Dove indirizzo_ip è semplicemente l'indirizzo di rete locale del proprio webserver (es. 192.168.1.1), nome_host è il nome della macchina e home.lan è un dominio fittizio che può assumere qualunque valore nell'ipotesi di una comune rete domestica senza controller di rete o server DNS che gestiscano gli indirizzi LAN.
Esempio di file /etc/hosts:

127.0.0.1       localhost
192.168.1.1     pippo.home.lan     pippo

# The following lines are desirable for IPv6 capable hosts
::1     localhost ip6-localhost ip6-loopback
ff02::1 ip6-allnodes
ff02::2 ip6-allrouters

Se ciò non fosse vero, per esempio perché si sta usando una VPS remota, evidentemente sarà necessario avere un dominio registrato ed inserire i dati corretti (ma si tratterebbe di un caso di utilizzo avanzato e pertanto chi legge dovrebbe già avere le competenze per risolvere il problema).

Moduli aggiuntivi

PHP

Uno dei moduli più gettonati è senz'altro quello che permette l'integrazione di Apache con PHP:

# apt install libapache2-mod-php

Configurazione

Warning.png ATTENZIONE
Ogni qualvolta si aggiunge un file di configurazione, o se ne modifica uno sistente, è SEMPRE necessario riavviare il webserver col comando systemctl apache2 restart (sono richiesti i privilegi di root). Diversamente tali aggiunte/variazioni non verranno caricate, ovvero non saranno effettive.


Ci sono fondamentalmente quattro elementi (file e cartelle) per la configurazione di Apache2:

  • /etc/apache2/apache2.conf, il file più importante perché contenente le impostazioni che riguardano direttamente apache. Non richiede modifiche per i casi di utilizzo più semplici, come generalmente sono quelli di utilizzo SOHO.
  • /etc/apache2/ports.conf, il file che definisce su quali porte (e indirizzi) rimane in ascolto apache.
  • /etc/apache2/conf-available/, directory dove salvare file di configurazione opzionali e/o aggiuntivi.
  • /etc/apache2/sites-available/, directory dove specificare le configurazioni dei propri siti web.

/etc/apache2/ports.conf

La direttiva principale da dichiarare in questo file è Listen numero_porta.
Di default il file creato durante l'installazione contiene quanto segue:

# If you just change the port or add more ports here, you will likely also
# have to change the VirtualHost statement in
# /etc/apache2/sites-enabled/000-default.conf

Listen 80

<IfModule ssl_module>
        Listen 443
</IfModule>

<IfModule mod_gnutls.c>
        Listen 443
</IfModule>

# vim: syntax=apache ts=4 sw=4 sts=4 sr noet

dove si può notare al primo posto la direttiva Listen 80 che istruisce il webserver ad usare la porta numero 80 per le sue comunicazioni in chiaro (protocollo http). Non essendo specificato alcun indirizzo IP Apache rimarrà in ascolto su tutte le interfacce di rete disponibili (ma sempre e solo usando la porta 80).

Info.png Nota
È possibile dichiarare più volte la direttiva Listen, in modo da permettere ad Apache di rimanere in ascolto su più interfacce e/o porte.

Sono inoltre presenti altri due blocchi (che hanno la stessa funzione dell'operatore logico "SE") nel caso si utilizzi la cifratura SSL (protocollo https), dove si specifica la porta numero 443.

Warning.png ATTENZIONE
Come sempre quando un servizio (Apache in questo caso) necessità di ricevere connessioni dal mondo esterno (tipicamente internet ) è necessario che l'eventuale firewall di rete (tipicamente quello in esecuzione sul proprio router) sia configurato in modo da reindirizzare correttamente le porte specificate. Si noti che tale operazione essendo specifica per ogni firewall/dispositivo non può essere trattata in questa guida (inoltre è sconsigliato provare a configurare un webserver se non si è nemmeno in grado di configurare opportunamente il proprio firewall).


Nei casi più comuni per utenti SOHO non vi è alcuna necessità di cambiare alcunché in questo file, tuttavia val la pena citare la possibilità di specificare un indirizzo IP oltre al numero di porta. In tale caso il webserver rimarrà in ascolto esclusivamente sull'interfaccia di rete cui corrisponde detto indirizzo, ad esempio specificando:

Listen 192.168.1.1:80

il webserver accetterà connessioni che provengano esclusivamente dall'interfaccia avente IP 192.168.1.1, sempre limitatamente alla sola porta 80.

Info.png Nota
L'installazione base sebbene presenti già alcuni elementi di configurazione utili per servire pagine tramite https non è sufficiente a tale proposito, l'installazione dei certificati SSL è infatti ancora a carico dell'utente. Si veda l'apposita sezione di questa guida per maggiori informazioni.


/etc/apache2/conf-available/

Come già scritto questa directory può essere usata per salvare file di configurazione opzionali e/o aggiuntivi, ovvero per evitare di mettere mano direttamente al file di configurazione principale di apache (quindi principalmente per una questione di ordine).
È anche possibile usare questa cartella per la configurazione di applicativi extra come phpmyadmin (invece di usare la directory dedicata a normali siti web).

Attivazione configurazioni aggiuntive

Tutte le configurazioni specificate in /etc/apache2/conf-available/ non sono caricate a meno che non vengano prima attivate creando un collegamento simbolico in /etc/apache2/conf-enabled/.
Posto ad esempio di avere creato una propria configurazione aggiuntiva /etc/apache2/conf-available/mia_configurazione.conf la si può abilitare con il comando a2enconf, cioè digitando

# a2enconf mia_configurazione.conf

oppure creando manualmente il relativo collegamento:

# ln -s /etc/apache2/conf-available/mia_configurazione.conf /etc/apache2/conf-enabled/mia_configurazione.conf

Similmente per disabilitare una configurazione

# a2disconf mia_configurazione.conf

oppure rimuovere manualmente il suddetto collegamento simbolico:

# rm /etc/apache2/conf-enabled/mia_configurazione.conf

/etc/apache2/sites-available/

Questa cartella permette di specificare le configurazioni dei propri siti internet (virtual-hosts) attraverso la dichiarazione di blocchi virtualhost

<VirtualHost indirizzo:porta>
    ...
</VirtualHost>

È possibile dichiarare tutti i propri siti in un unico file di configurazione oppure creare tanti file di configurazione quanti sono i virtualhost (siti) da servire.
In debian l'installazione base di Apache crea e abilita in automatico due file di configurazione:

000-default.conf
default-ssl.conf

Entrambi i file specificano una configurazione per un virtualhost predefinito costituito da un unico file, cioè /var/www/html/index.html. La differenza tra i due è semplicemente dovuta al tipo di protocollo usato per servire le pagine:

  • 000-default.conf è relativo al protocollo http, cioè quello che non prevede alcuna cifratura delle comunicazioni che intercorrono tra browser internet e webserver;
  • default-ssl.conf relativo al protocollo https che prevede invece l'uso di cifratura. Come già scritto sopra la semplice presenza di questo file di configurazione non è però sufficiente a permettere l'utilizzo della cifratura in quanto si richiede anche l'installazione e configurazione di opportuni certificati SSL (e di nuovo si rimanda a tal proposito all'opportuna sezione di questa guida).

Se l'installazione di Apache è andata a buon fine e se la macchina su cui è in esecuzione il webserver è accessibile dalla propria LAN allora il predetto sito dovrebbe risultare accessibile e quindi visibile semplicemente inserendo in un browser l'indirizzo http://indirizzo_IP_webserver/.
Se ad esempio l'indirizzo IP di tale macchina fosse 192.168.0.1 allora nel browser sarebbe necessario digitare http://192.168.0.1/ (oppure anche solo http://localhost/ se si sta utilizzando il browser sulla stessa macchina del webserver).
La pagina visualizzata, cioè index.html, è estremamente semplice e inizia così:

Apache2 Debian Default Page
It works!
This is the default welcome page used to test the correct operation of the Apache2 server after installation on Debian systems.

Esempio file.conf

Una volta verificato che la pagina predefinita viene caricata è possibile procedere a scrivere i propri file di configurazione. Di seguito un esempio minimale per un sito web chiamato mio_sito.conf, che come già detto deve essere salvato in /etc/apache2/sites-available/.

<VirtualHost *:80>
	ServerName mio_sito.home.lan
 	ServerAlias alias1.home.lan alias2.ciao.abc mio_sito
	DocumentRoot "/var/www/cartella_mio_sito/"
	DirectoryIndex pagina_principale.html
	<Directory "/var/www/mio_sito">
	 	Require ip 127.0.0.0/8
		Require ip 192.168.0.0/16
	</Directory>
</VirtualHost>

Spiegazione delle direttive usate:

  • ServerName: è il FQDN (Fully Qualified Domain Name) del proprio sito ed è un parametro obbligatorio (non proprio, ma è meglio considerarlo tale). In questo esempio si è chiaramente usato un dominio fittizio, home.lan, del tutto arbitrario, ma assolutamente valido se il webserver è destinato ad operare esclusivamente in un ambito LAN (e non vi è alcun controller di dominio). Sotto queste condizioni infatti ogni utente è libero di sbizzarrirsi come più gli pare, gli unici limiti sono quelli di usare una sintassi corretta e di non usare domini già esistenti, come per esempio google.com. In caso contrario è necessario aver registrato un dominio, avere un servizio di DNS che permetta di risolverlo e quindi usare detto dominio come ServerName.
  • ServerAlias: è un parametro opzionale usato per specificare appunto eventuali alias del FQDN usato come ServerName. Valgono le considerazioni ed i limiti scritti al punto precedente. Ogni alias è separato dagli altri attraverso un carattere spazio.
  • DocumentRoot: è il percorso (locale) della directory sotto cui si trovano tutti i file che costituiscono il sito web. Deve essere almeno leggibile dal webserver (l'utenza associata ad Apache in debian è www-data). È un parametro obbligatorio.
  • DirectoryIndex: è il nome della pagina che si vuole servire in modo predefinito quando un utente specifica nel browser l'indirizzo del sito web senza specificare alcuna pagina. È un parametro opzionale.
  • <Directory "/var/www/mio_sito">...</Directory> è un blocco usato per definire le proprietà di una certa directory. Tutte le direttive dichiarate all'interno del blocco si applicano esclusivamente alla cartella specificata (/var/www/mio_sito in questo esempio). È una parametro opzionale.
  • Require ip: permette di restringere l'accesso al sito web sulla base dell'indirizzo ip di chi richiede la pagina. In questo esempio il sito web sarà servito esclusivamente agli indirizzi IP del gruppo 127.X.Y.Z (cioè quelli riservati a localhost) e 192.168.X.Y (che è una delle tre classi di indirizzi privati). È un parametro opzionale.

Attivare/disattivare un virtualhost

Una volta salvato il proprio file .conf è necessario abilitarlo tramite il comando a2ensite

# a2ensite mio_sito.conf

oppure creando manualmente un collegamento simbolico nella cartella /etc/apache2/sites-enabled/

# ln -s /etc/apache2/sites-available/mio_sito.conf /etc/apache2/sites-enabled/mio_sito.conf

quindi ricordarsi di riavviare Apache per rendere effettivamente disponibile il sito web.

Similmente per disattivare un sito web è possibile o usare il comando a2dissite

# a2dissite mio_sito.conf

o rimuovere manualmente il relativo collegamento simbolico

# rm /etc/apache2/sites-enabled/mio_sito.conf

e quindi riavviare Apache.

Attivare/disattivare un modulo

Come già anticipato Apache è un applicativo altamente modulare, pertanto posto di avere già installato un certo modulo di proprio interesse è possibile attivarlo col comando

# a2enmod nome_modulo

e similmente disattivarlo con

# a2dismod nome_modulo

Certificati SSL (https)

Come già accennato in precedenti sezioni di questa guida è necessario installare un certificato SSL perché un certo sito internet possa essere servito tramite protocollo https.
Per webserver esclusivamente operanti nella propria LAN è possibile creare e firmare manualmente tutti i certificati che si vogliono, mentre se si vuole ottenere un certificato per un dominio pubblico (già in possesso dell'utente) è necessario farne richiesta ad una certificate authority (CA).

Warning.png ATTENZIONE
Una volta configurato un virtualhost per usare SSL ricordarsi che se il relativo certificato scade, viene revocato oppure cancellato, allora quel sito web diverrà INUTILIZZABILE fino a che non venga fornito un nuovo certificato o la sua configurazione non venga modificata per non usare più SSL.


Certbot

Entrambe le operazioni sopra descritte non sono esattamente banali, ma grazie al lavoro di due fondazioni senza scopo di lucro è stato perfezionato uno strumento che permette di ottenere certificati SSL (compresi i cosidetti wildcard certificates) in maniera gratuita e notevolmente semplificata.
Le fondazioni sono la Electronic Frontier Foudation responsabile dello sviluppo dello strumento Certbot (vedere guida debianizzati dedicata) e let's encrypt che fornisce gratuitamente i certificat SSL.

Esempio di Virtualhost

Qui sotto un esempio di Virtualhost minimale che sfrutta un certificato SSL avuto tramite Certbot.

<IfModule mod_ssl.c>
    <VirtualHost *:443>
        ServerName ind1.ciao.abc
        DocumentRoot "/var/www/cartella_mio_sito/"
        DirectoryIndex pagina_principale.html

        SSLCertificateFile /etc/letsencrypt/live/ind1.ciao.abc/fullchain.pem
        SSLCertificateKeyFile /etc/letsencrypt/live/ind1.ciao.abc/privkey.pem
        Include /etc/letsencrypt/options-ssl-apache.conf

    </VirtualHost>
</IfModule>

Risoluzione problemi

Prima di ogni altra cosa verificare lo stato del demone di Apache attraverso il comando:

# systemctl status apache2

Il passo immediatamente successivo è visualizzare il log dell'attività di Apache, che è generalmente esauriente, ad esempio digitando il comando:

# cat /var/log/syslog | grep 'apache'

Approfondimenti

Manpages

  • man apache2

Sitografia




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