I repository ed il loro utilizzo

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I repository

Introduzione ai repository

Repository ufficiali di Debian

Repository esterni

Extra

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Debian-swirl.png Versioni Compatibili

Tutte le versioni supportate di Debian

Introduzione

Dopo aver installato una Debian nasce il bisogno di aggiungere nuovi programmi e allo stesso tempo tenerla costantemente aggiornata.
Per questo scopo Debian dispone di un tool potentissimo: apt (Advanced Packaging Tool), con numerosi strumenti sia da riga di comando (la shell), come dpkg, apt-get, aptitude, dselect, wajig, sia per mezzo di interfacce grafiche come synaptic, aptitude, adept, gjig ed altri.
A prescindere dallo strumento usato, il cuore del sistema, cioè i pacchetti (i "programmi"), è comune. Il repository è a tutti gli effetti un archivio ordinato dove sono raccolti i pacchetti Debian (siano essi pacchetti binari o sorgenti) in modo ben organizzato e costantemente aggiornato, si veda anche FAQ: Cos'è un repository?.

Per comprendere appieno tutto il meccanismo delle installazioni e degli aggiornamenti bisogna conoscere com'è strutturata una Debian. Questo articolo vuole essere un'introduzione alla comprensione della struttura per la gestione dei 20.000 ed oltre pacchetti che Debian offre. Per approfondimenti consultare le ricche pagine di documentazione che accompagnano Debian come debian-reference-it, debian-faq-it, etc.

Struttura di Debian

Prima di procedere con la lettura della presente guida è fondamentale che il lettore abbia chiara la struttura di debian. Si veda ad esempio questa guida.

Organizzazione e struttura

Un repository è suddivisibile, grossomodo, in due sezioni:

  • dists in questo ramo sono contenuti i file di controllo, che permettono il funzionamento del sistema di pacchettizzazione. Infatti sono presenti i file che descrivono i pacchetti presenti nell'archivio (divisi per la release di appartenenza);
  • doc raccoglie la documentazione di base per Debian (segnalazioni di Bug, Faq, il Contratto Sociale ed altro);
  • indices contiene l'indice di tutti i file contenuti in tutti i pacchetti. Queste informazioni sono usate da apt-file;
  • non-US a causa di problemi legali dovuti al divieto di esportazione di materiale per la difesa (tra cui materiale crittografici, utilizzati anche in PGP e SSH). Per ovviare a questi problemi, i pacchetti sono stati posti in una sezione a parte, la cui distribuzione è legata a server non statunitensi;
  • pool questo è l'archivio vero e proprio, dove sono contenuti i pacchetti, raggruppati per lettera iniziale;
  • project contiene materiale per sviluppatori. Degne di nota la directory experimental, che contiene i pacchetti in fase di sviluppo e perfezionamento;
  • tools contiene degli strumenti Dos per la creazione di dischetti di boot, partizionamento e lancio di Linux.

Il file "Release"

Ogni repository contiene un file "Release" contenente diversi informazioni fondamentali per l'utilizzo da parte di APT. Di seguito un esempio:

Origin: Debian
Label: Debian
Suite: stable
Version: 7.6
Codename: wheezy
Date: Sat, 12 Jul 2014 10:59:25 UTC
Architectures: amd64 armel armhf i386 ia64 kfreebsd-amd64 kfreebsd-i386 mips mipsel powerpc s390 s390x sparc
Components: main contrib non-free
Description: Debian 7.6 Released 12 July 2014

Dove:

  • Origin specifica il proprietario del repository. Se si fa uso del pinning si può sfruttare questo dato inserendo la riga Pin: release o= In preferences.
  • Label identifica il repository: potete inserire descrizioni, ecc. Se si fa uso del pinning si può sfruttare questo dato inserendo la riga Pin: release l= In preferences.
  • Suite (o anche Archive) è l'archivio Debian a cui i pacchetti appartengono (ad es.: stable, testing. ecc.). Se si fa uso del pinning si può sfruttare questo dato inserendo la riga Pin: release a= In preferences.
  • Codename specifica il nome in codice della release. Se si fa uso del pinning si può sfruttare questo dato inserendo la riga Pin: release n= In preferences.
  • Architectures elenca le architetture dei pacchetti contenuti nel repository (ad es.: i386, sparc, source, ecc.).
  • Components indica il tipo di componente (ad es.: main, contrib, non-free);

Si vedano i singoli repository per una breve descrizione degli stessi (seconda colonna menù orizzontale in alto).

Info.png Nota
Parte di queste informazioni possono essere ottenute anche usando il comando $ apt-cache policy, che mostra anche i pin dei repository e/o quelli manualmente definiti dall'utente.


Sezioni

I repository ufficiali sono divisi in tre sezioni:

  • main è la principale, che contiene il 90% dei pacchetti presenti in Debian, e l'unica sia necessaria che autosufficiente. È composta soltanto dai pacchetti che soddisfano tutte le seguenti condizioni:
    • rispettano completamente le Debian Free Software Guidelines, che garantiscono che il software presente è Software Libero (e quindi anche Open Source) e che ogni altro materiale (documentazione, dati, musica, ecc...) di questa sezione è ridistribuibile alle stesse condizioni;
    • non dipendono per l'esecuzione o la compilazione da pacchetti non presenti nella sezione main;
    • non raccomandano per l'esecuzione pacchetti non presenti nella sezione main;
  • contrib raccoglie i pacchetti che sono coerenti con le DFSG, ma che dipendono da pacchetti (o più in generale da software e materiale esterno a Debian) che non le rispettano, per l'esecuzione o anche solo per la compilazione;
  • non-free contiene i pacchetti che non rispettano tutte le DFSG (per esempio il codice sorgente non è accessibile, eventuali modifiche non sono liberamente distribuibili, oppure ci sono delle limitazioni sull'uso commerciale, ecc... ).

Info.png Nota che...
...Debian promuove e percorre il sentiero del software totalmente libero; l'uso delle sezioni contrib e non-free è una scelta personale e non un obbligo.

A partire da Debian 6.0 (Squeeze) con l'uso della sola sezione main anche il kernel è completamente libero, mentre in precedenza poteva contenere blob binari, per esempio i firmware senza codice sorgente per alcuni dispositivi.


File utili

Sources.list

La gestione dei repository avviene principalmente tramite modifiche al file /etc/apt/sources.list, questo è forse il più importante file di configurazione del sistema di gestione dei pacchetti Debian; contiene infatti l'elenco e gli indirizzi dei repository a cui apt accede.

Ordine di Inserimento

È importante inserire i repository con un giusto ordine: i primi in elenco, infatti, sono i più importanti (o favoriti). Per migliorare le performance, è consigliabile ordinarli per velocità (es. prima il CD-ROM, poi la rete locale, poi internet, ecc.).

Se non si hanno esigenze particolari, gli utenti che installano Debian da CD o DVD possono cancellare o commentare le righe corrispondenti a queste sorgenti in /etc/apt/sources.list subito dopo l'installazione. Il motivo è dovuto al fatto che i pacchetti che si trovano su questi supporti sono rapidamente superati dagli aggiornamenti presenti nei repository ufficiali; questi ultimi, se assenti, vanno ovviamente aggiunti manualmente ad /etc/apt/sources.list.

Ogni volta che si aggiunge o si rimuove un repository dal file sources.list è necessario impartire il comando:

# apt-get update

per aggiornare la lista dei pacchetti.

Sintassi

Ogni riga che descrive un repository ha una ben determinata sintassi:

deb[-src] <URI> <distribuzione> [componente/i]

Analizziamo i singoli componenti:

  • deb o deb-src: serve ad indicare se il repository indicato contiene pacchetti binari o pacchetti sorgenti (se li contiene entrambi, è necessario specificarlo usando due righe diverse);
  • URI: indica l'indirizzo a cui è possibile trovare il repository; è possibile scegliere tra i seguenti metodi di accesso ai pacchetti:
    • file: permette di inserire un repository presente sul disco rigido del computer;
    • cdrom: permette di inserire un repository presente su un cd-rom;
    • http: permette di accedere ad un repository tramite il protocollo HTTP (se è impostata una variabile di ambiente http_proxy col formato http://server:port/ verranno usate queste opzioni per accedere al repository; in caso di necessità di autenticazione, è possibile specificare l'indirizzo del proxy, nella variabile d'ambiente http_proxy, nel seguente modo: http://user:pass@server:port/, anche se risulta non essere un modo sicuro di autenticazione);
    • ftp: permette di accedere ad un repository tramite il protocollo FTP; è possibile specificare un proxy nello stesso modo indicato per http al punto precedente, sostituendo alla variabile http_proxy ftp_proxy;
    • copy: è identico a file, ma i file utilizzati vengono salvati nella cache di apt; utile nel caso di supporti removibili quali chiavette USB, floppy, memorie SD, ecc.;
    • rsh, ssh: permette di accedere ad un repository tramite il protocollo SSH. Non è possibile, però, effettuare alcuna autenticazione interattiva, ma solo tramite lo scambio di chiavi RSA;
  • distribuzione: indica la distribuzione (o release) utilizzata, è possibile usare il nome in codice (lenny, squeeze, sid) o il nome generico (stable, testing, unstable);
  • componente/i: indica le sezioni (main, contrib, non-free) del repository da inserire; sono possibili scelte multiple.

Sources.list aggiuntivi

A volte può capitare di avere l'esigenza di avere più di un file contenente la lista dei repository da cui scaricare i pacchetti. Questo può capitare nel caso il file sources.list inizi a contenere un numero molto elevato di righe oppure perché si vogliono utilizzare dei repository diversi per le normali operazioni sui pacchetti.

Per far ciò è possibile creare dei semplici file di testo, contenenti gli indirizzi dei repository, nella directory /etc/apt/sources.list.d . La sintassi da utilizzare al loro interno è uguale a quella del file sources.list; si può scegliere liberamente il nome da assegnare ai file purché termini con l'estensione .list

Una volta creati i file aggiuntivi, questi verranno considerati da APT come se le righe al loro interno fossero presenti all'interno del file sources.list.

È possibile anche specificare un file, contenente gli indirizzi dei repository, che non si trova all'interno della directory /etc/apt/sources.list.d. Ad esempio, se il repository da cui abitualmente scarichiamo/aggiorniamo i pacchetti è irraggiungibile, basta creare un file (nell'esempio chiamato nomefile.list) contenente dei repository appartenenti ad un diverso mirror ed eseguire:

# apt-get -o Dir::Etc::SourceList=/percorso/del/file/nomefile.list update

Bisogna specificare obbligatoriamente il percorso completo del file se questo non si trova nella directory /etc/apt/sources.list.d

Esempio di configurazione raccomandata

Per avere una Debian stable completamente libera, di seguito si propone una configurazione del file /etc/apt/souces.list:

# Repository principale
deb http://ftp.it.debian.org/debian/ wheezy main
#deb-src http://ftp.it.debian.org/debian/ wheezy main

# Aggiornamenti di sicurezza
deb http://security.debian.org/ wheezy/updates main
#deb-src http://security.debian.org/ wheezy/updates main

# Aggiornamenti raccomandati (ex-volatile)
deb http://ftp.it.debian.org/debian/ wheezy-updates main
#deb-src http://ftp.it.debian.org/debian/ wheezy-updates main

# Backports
deb http://ftp.it.debian.org/debian/ wheezy-backports main
#deb-src http://ftp.it.debian.org/debian/ wheezy-backports main

Si avrà sempre la versione più aggiornata disponibile di un pacchetto presente in uno di questi repository, a meno che non sia contenuto nei backports. Per installare un pacchetto dai backports, e tenerlo poi aggiornato in automatico, è necessario prima installarlo manualmente dai backports:

apt-get -t wheezy-backports install nome_pacchetto

Per aggiungere software non libero è necessario aggiungere le sezioni contrib e non-free, come già visto in precedenza, per ogni repository.

Nell'esempio i repository del codice sorgente sono commentati, e quindi disabilitati. Per riabilitarli è necessario modificare il file, rimuovendo il carattere # prima di ogni riga iniziante con #deb-src, salvare il file e riaggiornare la lista dei pacchetti.


Approfondimenti

Manpages

man sources.list




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