I repository ed il loro utilizzo: differenze tra le versioni

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che  provvederà a installare il pacchetto da noi richiesto per la versione  specificata (versione_debian), risolvendo automaticamente le dipendenze.
che  provvederà a installare il pacchetto da noi richiesto per la versione  specificata (versione_debian), risolvendo automaticamente le dipendenze.
==Retrocedere di versione un pacchetto==
A volte ci si può trovare nella necessità di  dover installare – o meglio, reinstallare – diversi pacchetti con  versione minore rispetto a quelli installati. Questa operazione, l’  inverso dell’ upgrade, viene chiamata con un grosso sforzo di fantasia  '''downgrade'''. Debian e il suo sistema di gestione dei pacchetti  software ci permette di gestire senza grandi sofferenze anche questa  situazione particolare.
Nei casi più semplici può  essere sufficiente utilizzare lo strumento grafico Synaptic: si  seleziona il pacchetto e quindi si seleziona la voce apposita 'Forza  Versione' dal menu 'Pacchetto'. Cosa fare però quando abbiamo la  necessità di dover ripristinare versioni precedenti di librerie e  programmi nevralgici per il nostro sistema operativo (definiti dall' APT  System come 'essentials')? In questi casi non ci resta che dotarci di  alcuni semplicissimi strumenti e una buona dose di concentrazione e  sangue freddo.
===Preparare il sistema===
====Il pinning====
Nel  caso in cui il sistema operativo che stiamo per manipolare utilizzi il  [[APT uso avanzato: mixare releases diverse | pinning]] dei pacchetti,  la prima operazione da compiere consiste nel configurare opportunamente  il sistema APT editando i file  <code>/etc/apt/preferences</code> e  <code>/etc/apt/apt.conf</code>.
Per quel che riguarda preferences, provvediamo a eliminare qualsiasi altra impostazione diversa dalla sottostante:
<pre>Package: *
Pin: release o=versione
Pin-Priority: 1001</pre>
Questa  impostazione ci garantisce che gli unici pacchetti che avranno la  precedenza su tutti gli altri sono quelli provenienti dal ramo impostato  alla voce '''Pin: release'''. Assicuriamoci di inserire qui il ramo di  Debian a cui vogliamo riportare i pacchetti.
Nel file  apt.conf, invece, provvediamo a far corrispondere la versione di default  con quella da noi specificata nel file preferences. La variabile da  editare è '''APT::Default-Release'''
<pre>APT::Default-Release "versione";
APT::Cache-Limit 15000000;
Apt::Get::Purge;
APT::Clean-Installed;
APT::Get::Fix-Broken;
APT::Get::Fix-Missing;
APT::Get::Show-Upgraded "true";</pre>
====Le sorgenti software====
Una  volta configurato opportunamente il pinning dobbiamo editare le  sorgenti software del nostro sistema in modo che puntino tutte alla  versione di Debian a cui vogliamo fare il downgrade. Se ad esempio  vogliamo riportare i nostri pacchetti a '''stable''', elimineremo tutte  le sorgenti relative a testing, unstable, ecc... e utilizzeremo solo
<pre>deb http://ftp.it.debian.org/debian/ stable main non-free contrib</pre>
e così via. Fatto questo, aggiorniamo il database dei pacchetti col il classico
<pre># apt-get update</pre>
====Programmi utilizzati====
È fondamentale comprendere che la rimozione di programmi essenziali senza le dovute cautele e accorgimenti porta inevitabilmente ad una serie di  anomalie di grave entità (non funzionamento dell’ interfaccia, della  rete ecc…), a ritrovarsi ad avere un sistema operativo inusabile o  addirittura nemmeno in grado di bootstrapare. Mentre stiamo facendo il  downgrade concentriamoci esclusivamente su questo compito, non  utilizziamo programmi non indispensabili, leggiamo sempre 4 volte l’  output a video e nel dubbio evitiamo di rimuovere qualsiasi cosa.
Assicuriamoci di avere a portata di mano alcuni programmi fondamentali:
<pre># apt-get install wget apt-show-versions</pre>
Il  primo è indispensabile per scaricare (anche in situazioni di emergenza)  alcuni pacchetti che potranno servirci ed il secondo ci permette di  individuare i pacchetti installati con versione più recente rispetto a  quella presente nel database. A questo punto, infatti, il nostro sistema  ha installato pacchetti più recenti di quelli riportati nel database  (per questo motivo abbiamo provveduto al update del passaggio  precedente).
===Il downgrade===
In un terminale  individuiamo i pacchetti di cui vogliamo effettuare il downgrade. Nell’  esempio io utilizzo un unico pacchetto, ma la lista è molto più lunga.
<pre>$ apt-show-versions |grep newer
[...]
pciutils 1:2.2.4-1 newer than version in archive
[...]</pre>
Il grep filtra l’ output del comando e ci mostra unicamente i pacchetti che volevamo.
La  prima mossa consiste nel tentare di rimuovere il pacchetto tramite apt e  quindi reinstallarlo (apt scaricherà la versione che ci interessa): se  non è elencato tra le dipendenze di altri programmi l’ operazione andrà a  buon fine, mentre in caso contrario otterremo un grandissimo aiuto nel  passo successivo. Se apt non riesce a disinstallare il pacchetto,  infatti, ci informerà di quali altri pacchetti lo tengono bloccato.
<pre># apt-get remove pciutils
Lettura della lista dei pacchetti in corso... Fatto
Generazione dell'albero delle dipendenze in corso
Reading state information... Fatto
I seguenti pacchetti saranno RIMOSSI:
alsa-utils glide2-bin gnome-mount gnome-power-manager
gnome-volume-manager hal libglide2 network-manager network-manager-gnome
pciutils update-notifier
0 aggiornati, 0 installati, 12 da rimuovere e 0 non aggiornati.
&Egrave; necessario prendere 0B di archivi.
Dopo l'estrazione, verranno liberati 31,0MB di spazio su disco.
Continuare [S/n]?</pre>
Dall’  output notiamo che, sebbene apt sia in grado di rimuovere il pacchetto,  la disinstallazione porta anche alla rimozione di altri pacchetti, con  effetti imprevedibili. In questo caso è molto meglio andare a rimuovere  direttamente il pacchetto desiderato senza toccare gli altri.
Nel  caso tra le dipendenze del pacchetto ci sia anche '''apt''', oppure che  si tratti di un programma che lo stesso apt evidenzia come ESSENZIALE,  prima di procedere alla sua rimozione, assicuriamoci di scaricarne la  versione corretta direttamente da internet, in modo da essere comunque  in grado di reinstallarlo tramite dpkg. Per questo scopo si rivela  utilissima la pagina di ricerca dei pacchetti ospitata sul sito di  Debian.
Per disinstallare il pacchetto senza  coinvolgere le sue dipendenze, possiamo utilizzare uno strumento un  strumento meno sofisticato di apt, ma più potente: '''dpkg'''.
<pre># dpkg --force-depends -r pciutils
dpkg: pciutils: problemi con le dipendenze, ma lo rimuovo comunque come richiesto:
libglide2 dipende da pciutils.
alsa-utils dipende da pciutils (>= 1:2.1.11-4).
hal dipende da pciutils.
(Lettura del database ... 119085 file e directory attualmente installati.)
Rimuovo pciutils ...</pre>
Siamo  riusciti a disinstallare il programma evitando che Debian tenti  risolvere le dipendenze. Dobbiamo prestare attenzione ora: il sistema  operativo si trova in uno stato molto delicato e dobbiamo provvedere a  soddisfare quelle dipendenze che abbiamo bellamente ignorato proprio un  attimo fa. Avendo rimosso qualsiasi sorgente software diversa da quella  che abbiamo specificato nei passaggi precedenti, però, il pacchetto che  andremo a installare sarà proprio la versione di cui abbiamo bisogno!
Reinstalliamo pciutils tramite apt, che lo scaricherà dall’ unico archivio disponibile:
<pre># apt-get install pciutils
Lettura della lista dei pacchetti in corso... Fatto
Generazione dell'albero delle dipendenze in corso
Reading state information... Fatto
I seguenti pacchetti NUOVI (NEW) saranno installati:
pciutils
0 aggiornati, 1 installati, 0 da rimuovere e 0 non aggiornati.
&Egrave; necessario prendere 206kB di archivi.
Dopo l'estrazione, verranno occupati 680kB di spazio su disco.
Get:1 http://debian.fastweb.it nostra_versione/main pciutils 1:2.2.4~pre4-1 [206kB]
Scaricato 206kB in 1s (106kB/s)
Selezionato il pacchetto pciutils, che non lo era.
(Lettura del database ... 119066 file e directory attualmente installati.)
Spacchetto pciutils (da .../pciutils_1%3a2.2.4~pre4-1_i386.deb) ...
Configuro pciutils (1:2.2.4~pre4-1) ...</pre>
Se  apt non riuscisse a installarlo a causa di qualche conflitto con altri  pacchetti già installati o di configurazioni residue possiamo  semplicemente scaricarlo (tramite wget o un browser) e quindi  installarlo tramite dpkg nel modo seguente:
<pre># dpkg -i --force-overwrite /percorso/del/PACCHETTO_SCARICATO</pre>


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}}
}}


[[Categoria:Repository ufficiali]]
[[Categoria:Repository ufficiali]][[Categoria:Apt]]

Versione delle 15:39, 10 feb 2012

I repository

Introduzione ai repository

Repository ufficiali di Debian

Repository esterni

Extra



Debian-swirl.png Versioni Compatibili

Tutte le versioni supportate di Debian

Introduzione

Il repository è a tutti gli effetti un archivio ordinato dove sono raccolti i pacchetti Debian (siano essi pacchetti binari o sorgenti) in modo ben organizzato e costantemente aggiornato. In ogni sistema Debian i repository utilizzati vengono indicati nel file /etc/apt/sources.list. Vedi anche FAQ: Cos'è un repository?.

La Struttura dei repository

Un repository è suddivisibile, grossomodo, in due sezioni:

  • dists in questo ramo sono contenuti i file di controllo, che permettono il funzionamento del sistema di pacchettizzazione. Infatti sono presenti i file che descrivono i pacchetti presenti nell'archivio (divisi per la release di appartenenza);
  • doc raccoglie la documentazione di base per Debian (segnalazioni di Bug, Faq, il Contratto Sociale ed altro);
  • indices contiene l'indice di tutti i file contenuti in tutti i pacchetti. Queste informazioni sono usate da apt-file;
  • non-US a causa di problemi legali dovuti al divieto di esportazione di materiale per la difesa (tra cui materiale crittografici, utilizzati anche in PGP e SSH). Per ovviare a questi problemi, i pacchetti sono stati posti in una sezione a parte, la cui distribuzione è legata a server non statunitensi;
  • pool questo è l'archivio vero e proprio, dove sono contenuti i pacchetti, raggruppati per lettera iniziale;
  • project contiene materiale per sviluppatori. Degne di nota la directory experimental, che contiene i pacchetti in fase di sviluppo e perfezionamento;
  • tools contiene degli strumenti Dos per la creazione di dischetti di boot, partizionamento e lancio di Linux.

La Suddivisione del repository

Navigando un po' tra gli archivi Debian, si nota subito una particolare suddivisione: i repository, infatti, sono divisi in main, contrib e non-free, nel modo seguente:

  • main è la sezione principale, che contiene il 90% dei pacchetti presenti in Debian;
  • contrib raccoglie i pacchetti coerenti con i punti 5 e/o 6 delle DFSG, ma che dipendono da pacchetti che non la rispettano;
  • non-free contiene dei pacchetti che possiedono delle limitazioni nella distribuzione (ad esempio perché non utilizzabili in ambito commerciale o perché dipendenti da applicazioni o pacchetti che non rispettano la Debian Free Software Guidelines)

Info.png Nota che...
...Debian promuove e percorre il sentiero del software totalmente libero; l'uso delle sezioni contrib e non-free è una scelta personale e non un obbligo.


Sources.list

La gestione dei repository avviene principalmente tramite modifiche al file /etc/apt/sources.list, questo è forse il più importante file di configurazione del sistema di gestione dei pacchetti Debian; contiene infatti l'elenco e gli indirizzi dei repository a cui apt accede.

Ordine di Inserimento

È importante inserire i repository con un giusto ordine: i primi in elenco, infatti, sono i più importanti (o favoriti). Per migliorare le performance, è consigliabile ordinarli per velocità (es. prima il CD-ROM, poi la rete locale, poi internet, ecc.).

Se non si hanno esigenze particolari, gli utenti che installano Debian da CD o DVD possono cancellare o commentare le righe corrispondenti a queste sorgenti in /etc/apt/sources.list subito dopo l'installazione. Il motivo è dovuto al fatto che i pacchetti che si trovano su questi supporti sono rapidamente superati dagli aggiornamenti presenti nei repository ufficiali; questi ultimi, se assenti, vanno ovviamente aggiunti manualmente ad /etc/apt/sources.list .

Ogni volta che si aggiunge o si rimuove un repository dal file sources.list è necessario impartire il comando:

# apt-get update

oppure:

# aptitude update

per aggiornare la lista dei pacchetti.

Sintassi

Ogni riga che descrive un repository ha una ben determinata sintassi:

deb[-src] <URI> <distribuzione> [componente/i]

Analizziamo i singoli componenti:

  • deb o deb-src: serve ad indicare se il repository indicato contiene pacchetti binari o pacchetti sorgenti (se li contiene entrambi, è necessario specificarlo usando due righe diverse);
  • URI: indica l'indirizzo a cui è possibile trovare il repository; è possibile scegliere tra i seguenti metodi di accesso ai pacchetti:
    • file: permette di inserire un repository presente sul disco rigido del computer;
    • cdrom: permette di inserire un repository presente su un cd-rom;
    • http: permette di accedere ad un repository tramite il protocollo HTTP (se è impostata una variabile di ambiente http_proxy col formato http://server:port/ verranno usate queste opzioni per accedere al repository; in caso di necessità di autenticazione, è possibile specificare l'indirizzo del proxy, nella variabile d'ambiente http_proxy, nel seguente modo: http://user:pass@server:port/, anche se risulta non essere un modo sicuro di autenticazione);
    • ftp: permette di accedere ad un repository tramite il protocollo FTP; è possibile specificare un proxy nello stesso modo indicato per http al punto precedente, sostituendo alla variabile http_proxy ftp_proxy;
    • copy: è identico a file, ma i file utilizzati vengono salvati nella cache di apt; utile nel caso di supporti removibili quali chiavette USB, floppy, memorie SD, ecc.;
    • rsh, ssh: permette di accedere ad un repository tramite il protocollo SSH. Non è possibile, però, effettuare alcuna autenticazione interattiva, ma solo tramite lo scambio di chiavi RSA;
  • distribuzione: indica la distribuzione (o release) utilizzata, è possibile usare il nome in codice (lenny, squeeze, sid) o il nome generico (stable, testing, unstable);
  • componente/i: indica le sezioni (main, contrib, non-free) del repository da inserire; sono possibili scelte multiple.

Alcuni esempi

Non c'è niente di meglio, per capire la sintassi del file sources.list, di un po' di esempi.

I repository ufficiali (binari e sorgenti) presi da un mirror italiano:

deb http://ftp.it.debian.org/debian/ stable main
deb-src http://ftp.it.debian.org/debian/ stable main

Ecco come invece si presenta la riga se si sceglie di aggiungere le sezioni contenenti software non totalmente libero.
solo contrib:

deb http://ftp.it.debian.org/debian/ stable main contrib
deb-src http://ftp.it.debian.org/debian/ stable main contrib 

anche non-free:

deb http://ftp.it.debian.org/debian/ stable main contrib non-free
deb-src http://ftp.it.debian.org/debian/ stable main contrib non-free

Il repository di apt-build:

deb file:/var/cache/apt-build/repository apt-build main

Un repository 'artigianale' accessibile tramite un webserver:

deb http://repos.debianizzati.org ./

Un repository situato nella home dell'utente maxer, creato con dpkg-scanpackages:

deb file:/home/maxer/repos ./

Per altri repository vedere: Lista repository ufficiali Debian e Repository non ufficiali.

Sources.list aggiuntivi

A volte può capitare di avere l'esigenza di avere più di un file contenente la lista dei repository da cui scaricare i pacchetti. Questo può capitare nel caso il file sources.list inizi a contenere un numero molto elevato di righe oppure perché si vogliono utilizzare dei repository diversi per le normali operazioni sui pacchetti.

Per far ciò è possibile creare dei semplici file di testo, contenenti gli indirizzi dei repository, nella directory /etc/apt/sources.list.d . La sintassi da utilizzare al loro interno è uguale a quella del file sources.list; si può scegliere liberamente il nome da assegnare ai file purché termini con l'estensione .list

Una volta creati i file aggiuntivi, questi verranno considerati da APT come se le righe al loro interno fossero presenti all'interno del file sources.list.

È possibile anche specificare un file, contenente gli indirizzi dei repository, che non si trova all'interno della directory /etc/apt/sources.list.d. Ad esempio, se il repository da cui abitualmente scarichiamo/aggiorniamo i pacchetti è irraggiungibile, basta creare un file (nell'esempio chiamato nomefile.list) contenente dei repository appartenenti ad un diverso mirror ed eseguire:

# apt-get -o Dir::Etc::SourceList=/percorso/del/file/nomefile.list update

Bisogna specificare obbligatoriamente il percorso completo del file se questo non si trova nella directory /etc/apt/sources.list.d

Repository appartenenti a differenti relase

Spesso abbiamo la necessità di installare la nuova versione di un pacchetto di cui proprio non possiamo fare a meno, che però non è disponibile per il rilascio di Debian che abbiamo installato.

Il caso più frequente è probabilmente quello di un'installazione di Testing con la necessità di installare anche pacchetti presenti solo in Unstable o in Experimental, oppure di voler usare un repository con pacchetti particolari, ma compilati per una release di Debian diversa dalla nostra.

APT è nostro fido alleato anche in questi frangenti, permettendoci di utilizzare fonti per pacchetti di release diverse (e soddisfarne le dipendenze) senza costringerci ad un upgrade dell'intera distribuzione e senza dover impazzire per risolvere conflitti e inconsistenze. Questa caratteristica è definita anche apt-pinning, dal pin che si imposta nel file /etc/apt/preferences.

In questo how-to mostrerò come utilizzare pacchetti Debian provenienti da Testing, Unstable, Experimental, Marillat (multimedia/video) e Rarewares.org (multimedia/audio), ma le istruzioni sono facilmente riportabili anche ad altre situazioni (unstable + experimental, stable + testing, stable + unstable, stable + testing + unstable, ecc...).

Impostare i repository

Assicuriamoci di essere l'utente root e procediamo.

Per prima cosa editiamo il file /etc/apt/sources.list ed inseriamo gli archivi dei pacchetti Debian che utilizzeremo, per esempio:

### Debian Ufficiale -- Testing
deb http://ftp.it.debian.org/debian/ testing main non-free contrib

### Debian Ufficiale -- Testing Sicurezza
deb http://security.debian.org/ testing/updates main contrib non-free

### Debian Ufficiale -- Sid
deb http://ftp.it.debian.org/debian/ unstable main non-free contrib

###  Debian Ufficiale -- Experimental
deb http://ftp.debian.org/debian/ ../project/experimental main

### Multimedia -- Audio -- Rarewares
deb http://www.rarewares.org/debian/packages/unstable ./

### Multimedia -- Video -- Marillat
deb ftp://ftp.nerim.net/debian-marillat/ etch main
deb ftp://ftp.nerim.net/debian-marillat/ sid main

Configurare apt

A questo punto dobbiamo preparare due file normalmente non presenti sulla nostra debianbox: si tratta dei file /etc/apt/preferences e /etc/apt/apt.conf. Questi due file istruiranno APT su come gestire le dipendenze dei pacchetti, informandolo su come comportarsi in caso di conflitti e altri problemi.


Il file preferences

Creiamo il file /etc/apt/preferences:

# touch /etc/apt/preferences

editiamolo col nostro editor di fiducia e inseriamo queste direttive:

Package: *
Pin: release o=Unofficial Multimedia Packages
Pin-Priority: 950

Package: *
Pin: release o=xmixahlx
Pin-Priority: 900

Package: *
Pin: release a=testing
Pin-Priority: 850

Package: *
Pin: release a=unstable
Pin-Priority: 800

Package: *
Pin: release a=experimental
Pin-Priority: 750

Il pinning può essere orientato ad un archivio, un'origine, la versione di un pacchetto, un componente, ecc...

Con "o=" si specifica l' origine (la distribuzione) del pacchetto, con "a=" l'archivio (sarge, sid, stable, ecc...).

Questo dato è reperibile in modo inequivocabile attraverso APT, andando a sbirciare all'interno del file "Release" che è contenuto in tutti i repository ufficiali. Per archivi personali e/o non ufficiali, invece, non è sempre e necessariamente presente (purtroppo).

Vediamo alcuni esempi:

# cd /var/lib/apt/lists
# cat www.rarewares.org_debian_packages_unstable_._Release
Archive: unstable
Origin: xmixahlx	                     
Label: xmixahlx_rarewares-unstable
Architecture: i386

# cat ftp.nerim.net_debian-marillat_dists_testing_main_binary-i386_Release
Archive: testing
Component: main
Origin: Unofficial Multimedia Packages
Label: Unofficial Multimedia Packages
Architecture: i386

Dove:

  • Archive = è l'archivio Debian a cui i pacchetti appartengono (ad es.: stable, testing. ecc...);
  • Component = indica il tipo di componente (ad es.: main, contrib, non-free);
  • Origin = specifica il proprietario del repository;
  • Label = identifica il repository: potete inserire descrizioni, ecc...;
  • Architecture = l'architettura dei pacchetti contenuti nel repository (ad es.: i386, sparc, source, ecc...).

Possiamo vedere che nel file Release è contenuto proprio il dato che stavamo cercando: Origin.


Il file apt.conf

Ora creiamo il file /etc/apt/apt-conf

# touch /etc/apt/apt.conf

editiamolo inserendo quanto segue:

APT::Default-Release "testing";
APT::Cache-Limit 15000000;
Apt::Get::Purge;
APT::Clean-Installed;
APT::Get::Fix-Broken;
APT::Get::Fix-Missing;
APT::Get::Show-Upgraded "true";

Facciamo l'update del database dei pacchetti:

# apt-get update

D'ora in avanti avremo due possibilità per installare un nuovo pacchetto: il metodo che usiamo di solito e cioè:

# apt-get install nome_pacchetto

che utilizzerà pacchetti proveniente dalla versione impostata come Default-Release in apt.conf, oppure il comando

# apt-get install -t versione_di_debian nome_pacchetto

che provvederà a installare il pacchetto da noi richiesto per la versione specificata (versione_debian), risolvendo automaticamente le dipendenze.


Info.png NOTE

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