Gestire gli HD: stato di salute, badblocks e ripristino dati: differenze tra le versioni

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==Installazione QEMU con qvm86/kqemu per Debian/Ubuntu==
{{Versioni compatibili|Jessie|Stretch|Buster}}
== Introduzione ==
Gli '''Hard Disk''' sono una delle parti più delicate degli odierni PC, ed infatti sono tra le periferiche che più facilmente sono soggette a rompersi.


=== Qemu con supporto qvm86 (libero, ma sperimentale) ===
Fortunatamente ci sono degli strumenti studiati per diagnosticare i malfunzionamenti prima ancora che possano creare danno (speriamo ;-)). Ma ricordate che un backup periodico dei dati importanti è sempre la scelta migliore.


====1. Fase Preliminare====
In questa guida vedremo come usare alcuni strumenti come '''smartmontools''' e '''badblocks''' per monitorare lo stato di salute di un hard disk, vedremo come effettuare le basilari operazioni di backup di emergenza e come affrontare un eventuale ripristino dei dati.  
Assicuratevi di aver installato i pacchetti necessari a scaricare e compilare il tutto:
* '''ssh''' e '''cvs''' (per scaricare qvm86 occorre andare via cvs remoto)
* '''patch''' (per usare qvm86 con qemu occorre effettuare una piccola patch ai sorgenti di qemu)
* '''gcc-3.3''' oppure '''gcc-3.4''' (qemu non � ancora compilabile col gcc 4.0)
* '''libsdl1.2-dev'''
* '''zlib1g-dev'''
* '''make'''
* '''kernel-headers-'''''versione_del_kernel_in_uso'' (oppure '''linux-headers-'''''versione_del_kernel_in_uso'' se avete una Ubuntu od usate una Debian unstable con un kernel recente). La versione pu� essere individuata eseguendo il comando <code>uname -r</code>.


====2. Recupero file QEMU====
{{Box|Nota|Questa guida raccoglie le mie (limitate) conoscenze in materia nella speranza che siano utili ad altri. Sentitevi liberi di contribuire con approfondimenti o link ad ulteriori documenti.}}
Scaricate da [http://fabrice.bellard.free.fr/qemu/download.html http://fabrice.bellard.free.fr/qemu/download.html] gli archivi dei codici sorgenti di QEMU, e come '''utente diverso da root''' scompattateli in una directory e poi entrateci.
$ tar zxvf qemu-0.8.0.tar.gz
$ cd qemu-0.8.0


====3. Recupero file qvm86====
== DISCLAIMER ==
Scaricate via cvs i sorgenti di qvm86, in modo che siano all'interno della directory dei sorgenti di qemu, sempre con un utente '''diverso da root'''.
$ export CVS_RSH=ssh
$ export CVSROOT=:pserver:anonymous@cvs.savannah.nongnu.org:/sources/qvm86
$ cvs -z3 co qvm86


====4. Applicazione patch====
Per quanto abbia fatto del mio meglio per verificare l'attendibilità delle informazioni, non posso garantire in alcun modo che alcune delle tecniche illustrate di seguito non possano danneggiare i vostri dati, bruciare la vostra casa o uccidere il vostro gatto.
Applicate dalla directory dei sorgenti di qemu la patch provvista da qvm86.
$ patch -p0 < qvm86/patch.qvm86


====5. Configurazione====
Faccio notare, inoltre, che il ripristino dei dati da una partizione corrotta è più una specie di magia nera che una scienza esatta, e richiede oltre che doti da chiromante anche una buona dose di fortuna. Quindi, e non lo ripeterò più, fate backup sistematici dei vostri dati o non lamentatevi se doveste perderli accidentalmente e non riuscire più a recuperarli!
Configurate l'ambiente di compilazione avviando lo script <code>./configure</code>.
Verificate che sia tutto ok, poi compilate il tutto ed installate.
$ ./configure --cc=gcc-3.3
$ make
Se avviando <code>./configure</code> avete errori del tipo che non si riesce a trovare la parte di sviluppo di libsdl, avete scompattato gli archivi come root. Leggete meglio sopra e ricominciate da capo.


Se dopo aver avviato <code>make</code> ci sono errori di compilazione, ci si pu� limitare a compilare il solo modulo di emulazione x86, aggiungendo l'opzione <code>--target-list=i386-softmmu</code> al comando <code>./configure</code>.
== Controllare lo stato di salute di un HD: smartmontools ==
$ make clean
$ ./configure --cc=gcc-3.3 --target-list=i386-softmmu
$ make


Se non ci sono errori, ora potete diventare root ed installare qemu.
Gli ''smartmontools'' permettono di usare la funzionalità [http://en.wikipedia.org/wiki/Self-Monitoring%2C_Analysis_and_Reporting_Technology SMART] di tutti i moderni HD grazie alla quale è possibile prevedere con 24 ore di anticipo la rottura di un HD.
$ su
Password:
# make install


A questo punto qemu � installato in <code>/usr/local/bin/qemu</code>, ed il modulo qvm86 si trova in <code>/lib/modules/''versione_del_kernel''/misc/qvm86.ko</code>.
In Debian basta installare il pacchetto '''smartmontools'''. Con [[privilegi di amministrazione]] è sufficiente:
<pre>
# apt install smartmontools
</pre>


====6. Caricamento modulo====
=== Analizzare lo stato dell'HD ===
Prima di eseguire qemu va caricato il modulo del kernel <code>qvm86</code>, va eventualmente creato <code>/dev/qvm86</code> (usato per interagire col kernel) e gli vanno dati permessi adeguati.  
Possiamo usare l'utility <code>'''smartctl'''</code> per analizzare lo stato dell'HD.
{{Box | Hard disk SATA |Se avete dei dischi SATA dovete ricordarvi di attivare l'opzione:
<pre>
-d ata
</pre>
utilizzando l'utility <code>smartctl</code>, altrimenti riceverete un messaggio d'errore.
}}
Innanzitutto vediamo alcune informazioni generiche sul nostro HD:


Esempio di procedura manuale (per chi '''non ha''' installato il pacchetto udev):'''
<pre>
# Queste due operazioni sono da fare come root una volta sola:
# smartctl -i /dev/hda
# mknod /dev/qvm86 c 222 0
smartctl version 5.34 [i686-pc-linux-gnu] Copyright (C) 2002-5 Bruce Allen
# chmod 666 /dev/qvm86
Home page is https://www.smartmontools.org/
#
# Questa operazione va eseguita come root ad ogni avvio del sistema per usare qemu
# modprobe qvm86


Esempio di procedura manuale (per chi '''ha''' installato il pacchetto udev):
=== START OF INFORMATION SECTION ===
  # Queste due operazioni vanno eseguite come root ad ogni avvio del sistema
Model Family:    Western Digital Caviar family
# modprobe qvm86
Device Model:     WDC WD600BB-00CAA1
# chmod 666 /dev/qvm86
Serial Number:    WD-WMA8F1747570
Firmware Version: 17.07W17
User Capacity:    60,022,480,896 bytes
Device is:        In smartctl database [for details use: -P show]
ATA Version is:  5
ATA Standard is: Exact ATA specification draft version not indicated
Local Time is:    Tue Jan 31 17:36:07 2006 CET
SMART support is: Available - device has SMART capability.
SMART support is: Enabled
</pre>


Per far eseguire '''automaticamente''' queste operazioni ad ogni avvio del sistema (consigliato):
oltre alle informazioni generiche, dalle ultime due righe si capisce che l'HD supporta la tecnologia SMART e che il supporto è attivato. Se non fosse attivato basterebbe questo comando:
* diventate root (<code>su -</code>)
<pre>
* modificate il file <code>/etc/modules</code> aggiungendo la riga <code>qvm86</code>, in modo che il modulo venga automaticamente caricato al boot.
# smartctl -s on /dev/hda
* create il file <code>/etc/modprobe.d/qvm86</code> contenente le seguenti righe:
</pre>
** per chi '''non ha''' installato il pacchetto udev:
per attivare il supporto SMART.
install qvm86 /sbin/modprobe --ignore-install qvm86 \
&& (test -c /dev/qvm86 || mknod /dev/qvm86 c 222 0) \
&& chmod 666 /dev/qvm86
:* per chi '''ha''' installato il pacchetto udev:
install qvm86 /sbin/modprobe --ignore-install qvm86 && chmod 666 /dev/qvm86


Una volta caricato il modulo e dati i permessi di lettura a /dev/qvm86 siamo pronti per eseguire il nuovo qemu.
Per controllare lo stato di salute attuale:


Accertatevi che il qemu che andrete ad eseguire '''sia quello compilato in <code>/usr/local/bin/qemu</code>''': potete farlo eseguendo <code>type qemu</code>.
<pre>
# smartctl -H /dev/hda
smartctl version 5.34 [i686-pc-linux-gnu] Copyright (C) 2002-5 Bruce Allen
Home page is https://www.smartmontools.org/


=== Qemu col supporto kqemu (proprietario) ===
=== START OF READ SMART DATA SECTION ===
SMART overall-health self-assessment test result: PASSED
</pre>


====1. Fase Preliminare====
L'ultima riga ci dice che la salute sembra buona e nessuno dei parametri interni controllati da SMART ha superato il livello di guardia.
Assicuratevi di aver installato i pacchetti necessari a compilare il tutto:
* '''gcc-3.3''' oppure '''gcc-3.4''' (qemu non � ancora compilabile col gcc 4.0)
* '''libsdl1.2-dev'''
* '''zlib1g-dev'''
* '''make'''
* '''kernel-headers-'''''versione_del_kernel_in_uso'' (oppure '''linux-headers-'''''versione_del_kernel_in_uso'' se avete una Ubuntu od usate una Debian unstable con un kernel recente). La versione pu� essere individuata eseguendo il comando <code>uname -r</code>.


====2. Recupero file QEMU/KQEMU====
{{Warningbox| Se il precedente comando non riporta '''PASSED''' smontate immediatamente tutte le partizioni presenti su quell'HD ed effettuate un backup dei dati: la rottura definitiva ed irreversibile del disco è prevista nelle successive 24 ore!}}
Scaricate archivi dei codici sorgenti di [http://fabrice.bellard.free.fr/qemu/download.html QEMU e KQEMU], e come '''utente diverso da root''' scompattateli in modo che la directory di kqemu venga estratta all'interno della directory di qemu. Quindi entrate nella directory dei sorgenti.
$ tar zxvf qemu-0.8.0.tar.gz
$ tar zxvf kqemu-0.7.2.tar.gz -C qemu-0.8.0
$ cd qemu-0.8.0


====3. Configurazione====
Per avere tutte le informazioni possibili sul nostro HD diamo:
Configurate l'ambiente di compilazione avviando lo script <code>./configure</code>.
<pre>
Verificate che sia tutto ok e che il supporto kqemu sia attivato, in modo che venga compilato
# smartctl -a /dev/hda
il modulo corretto per il vostro kernel. Poi compilate il tutto ed installate.
</pre>
$ ./configure --cc=gcc-3.4
$ make
Se avviando <code>./configure</code> avete errori del tipo che non si riesce a trovare la parte di sviluppo di libsdl, avete scompattato gli archivi come root invece che come utente comune. Leggete meglio sopra e ricominciate da capo.


Se dopo aver avviato <code>make</code> ci sono errori di compilazione, ci si pu� limitare a compilare il solo modulo di emulazione x86, aggiungendo l'opzione <code>--target-list=i386-softmmu</code> al comando <code>./configure</code>.
L'output, abbastanza lungo (<code>-a</code> sta per "all"), è diviso in quattro sezioni. Il primo blocco rappresenta le informazioni generiche sull'HD (le stesse ottenute prima con <code>-i</code>), la seconda sezione riporta le informazioni sul supporto SMART. La terza sezione elenca i parametri interni monitorati da SMART e se hanno mai superato il livello di guardia, nel mio caso:
$ make clean
$ ./configure --cc=gcc-3.4 --target-list=i386-softmmu
$ make


Se non ci sono errori, ora potete diventare root ed installare qemu.
<pre>
  $ su
SMART Attributes Data Structure revision number: 16
  Password:
Vendor Specific SMART Attributes with Thresholds:
  # make install
ID# ATTRIBUTE_NAME          FLAG    VALUE WORST THRESH TYPE      UPDATED  WHEN_FAILED RAW_VALUE
  1 Raw_Read_Error_Rate    0x000b  200  200  051    Pre-fail Always      -      0
  3 Spin_Up_Time            0x0007  099  091  021    Pre-fail Always      -      4108
  4 Start_Stop_Count        0x0032  098  098  040    Old_age  Always      -      2590
  5 Reallocated_Sector_Ct  0x0033  200  200  140    Pre-fail  Always      -      0
  7 Seek_Error_Rate        0x000b  200  200  051    Pre-fail  Always      -      0
  9 Power_On_Hours          0x0032  092  092  000    Old_age  Always      -      6494
10 Spin_Retry_Count        0x0013  100  100  051    Pre-fail  Always      -      0
11 Calibration_Retry_Count 0x0013  100  100  051    Pre-fail  Always      -      0
12 Power_Cycle_Count      0x0032  098  098  000    Old_age  Always      -      2435
196 Reallocated_Event_Count 0x0032  200  200  000    Old_age  Always      -      0
197 Current_Pending_Sector  0x0012  200  200  000    Old_age  Always      -      0
198 Offline_Uncorrectable  0x0012  200  200  000    Old_age  Always      -      0
199 UDMA_CRC_Error_Count    0x000a  200  200  000    Old_age  Always      -      19
200 Multi_Zone_Error_Rate  0x0009  200  200  051    Pre-fail Offline      -      0
</pre>


A questo punto qemu � installato in <code>/usr/local/bin/qemu</code>, ed il modulo kqemu si trova in <code>/lib/modules/''versione_del_kernel''/misc/kqemu.ko</code>.
I parametri indicati come <code>''Pre-fail''</code> sono quelli che superano la soglia di guardia nelle 24 ore che precedono la rottura dell'HD, mentre quelli <code>''Old_age''</code> sono i parametri che superano la soglia di guardia quando ormai l'HD è vecchio e non è considerato più affidabile dal costruttore. Nel mio esempio si vede che nessun parametro ha mai superato la soglia di guardia.


====4. Caricamento modulo====
L'ultima sezione del comando <code>smartctl -a /dev/hda</code> riguarda il log dei test manualmente effettuati sull'HD:
Prima di eseguire qemu va caricato il modulo del kernel <code>kqemu</code>, va eventualmente creato <code>/dev/kqemu</code> (usato per interagire col kernel) e gli vanno dati permessi adeguati.


Esempio di procedura manuale (per chi '''non ha''' installato il pacchetto udev):'''
<pre>
# Queste due operazioni sono da fare come root una volta sola:
SMART Error Log Version: 1
# mknod /dev/kqemu c 250 0
No Errors Logged
# chmod 666 /dev/kqemu
#
# Questa operazione va eseguita come root ad ogni avvio del sistema
# modprobe kqemu


Esempio di procedura manuale (per chi '''ha''' installato il pacchetto udev):
SMART Self-test log structure revision number 1
  # Queste due operazioni vanno eseguite come root ad ogni avvio del sistema
Num  Test_Description    Status                  Remaining  LifeTime(hours) LBA_of_first_error
  # modprobe kqemu major=0
# 1 Short offline      Completed without error      00%      952        -
# chmod 666 /dev/kqemu
# 2  Conveyance offline  Completed without error      00%      951        -
# 3 Short offline      Completed without error      00%      951        -
# 4  Short offline      Completed without error      00%      875        -
</pre>


Per far eseguire '''automaticamente''' queste operazioni ad ogni avvio del sistema (consigliato):
Nell'esempio si può vedere che sono stati effettuati 4 test, di cui tre di tipo <code>''short''</code> e uno di tipo <code>''conveyance''</code>. Nessuno di loro ha dato esito positivo (cioè non sono stati rilevati malfunzionamenti).
* diventate root (<code>su -</code>)
* modificate il file <code>/etc/modules</code> aggiungendo la riga <code>kqemu</code>, in modo che il modulo venga automaticamente caricato al boot.
* create il file <code>/etc/modprobe.d/kqemu</code> contenente le seguenti righe:
** per chi '''non ha''' installato il pacchetto udev:
install kqemu /sbin/modprobe --ignore-install kqemu \
&& (test -c /dev/kqemu || mknod /dev/keqmu c 250 0) \
&& chmod 666 /dev/kqemu
:* per chi '''ha''' installato il pacchetto udev:
options kqemu major=0
install kqemu /sbin/modprobe --ignore-install kqemu && chmod 666 /dev/kqemu


Una volta caricato il modulo e dati i permessi di lettura a /dev/kqemu siamo pronti per eseguire il nuovo qemu.
=== Effettuare manualmente i test ===


Accertatevi che il qemu che andrete ad eseguire '''sia quello compilato in <code>/usr/local/bin/qemu</code>''': potete farlo eseguendo <code>type qemu</code>.
È possibile effettuare dei test più o meno approfonditi sul disco. Alcuni test si possono effettuare con l'HD montato e funzionante, ed il test stesso avrà un impatto minimo o nullo sulle prestazioni del sistema.


== Utilizzo QEMU ==
Per effettuare un test:
<pre>
# smartctl -t tipo_test /dev/hda
</pre>
dove ''<code>tipo_test</code>'' può essere:


===Creazione immagine===
;<code>short</code>: effettua un test sul disco di durata inferiore a 10 minuti, può essere eseguito durante il normale funzionamento e non ha alcun impatto sulle prestazioni. Questo test controlla le performance meccaniche ed elettriche del disco, oltre che le performance in lettura;
(facoltativo) Creazione di un file immagine per il disco (facoltativo)
$ qemu-img create hd.img 5G


===Esecuzione QEMU===
;<code>long</code>: effettua un test di durata da 40 minuti ad un ora (a seconda del disco). Può essere effettuato durante il normale funzionamento del disco e non ha impatto sulle prestazioni. Questo test è una versione più estesa dello <code>''short test''</code>;
''(cambiare il boot per fare l'installazione da cd etc..)''


Per semplicita` qui avviamo qemu da root (gli utenti comuni in Debian solitamente non possono leggere direttamente /dev/cdrom), tuttavia qemu puo` tranquillamente essere eseguito come utente comune (consigliato).
;<code>conveyance</code>: effettua un test di alcuni minuti atto a scoprire difetti dovuti ad incurie nel trasporto dell'HD. Può essere eseguito durante il normale funzionamento dell'HD.
# qemu -boot c -cdrom /dev/cdrom -hda /home/rob/hd.img \
-user-net -pci -m 256 -k it -localtime


Le principali opzioni di qemu sono:
Esistono anche altri tipi di test per i quali si rimanda alla simpatica pagina di manuale: '''<code>man smartctl</code>'''.


* '''-m ''megabyte'' ''' --> memoria per l'emulatore = 256MB
I risultati di questi test vengono riportati nella parte finale dell'output di <code>smartctl -a /dev/hda</code>, come notato in precedenza.
* '''-k it''' --> tastiera italiana
* '''-localtime''' --> usa ora locale (default UTC)
* '''-pci''' --> emula scheda di rete rtl8029 PCI
* '''-boot c''' --> avvia dal dico rigido emulato (usare '''-boot d''' per il boot dal cdrom emulato)
* '''-user-net''' --> Il sistema GUEST deve essere configurato in DHCP. Qemu assegna un indirizzo dinamico "10.0.2.15" al SO guest, il quale sar� in grado di pingare solo il suo GW che � "10.0.2.2". Per testare la rete quindi avviare le applicazioni di rete, visto che il ping ''host'' non funziona.


=== QEMU Networking ===
=== Controllo automatizzato ===
È possibile attivare il demone '''<code>smartd</code>''' fornito dal pacchetto <code>smartmontools</code> per monitorare in continuazione lo stato di salute dell'HD e notificare ogni anomalia immediatamente tramite syslog.


'''Sezione da revisionare per i cambiamenti nella versione 0.8.0'''
Normalmente il demone è disabilitato. Per abilitarlo bisogna editare il file <code>/etc/default/smartmontools</code> e decommentare le righe:
<pre>
start_smartd=yes
smartd_opts="--interval=1800"
</pre>
Dobbiamo inoltre configurare smartd per deciderne il suo comportamento. A tal scopo editiamo il file <code>/etc/smartd.conf</code>. Leggendo i commenti nel file e l'amichevole pagina di manuale (<code>man smartd.conf</code>) è possibile scegliere quali parametri <code>smartd</code> debba monitorare, programmare dei test automatici, e decidere quali azioni intraprendere in caso di errore.


Con la soluzione indicata qui sopra, il sistema Guest riesce a navigare in Internet, ma non riesce ad accedere alle risorse del proprio host. La maniera pi� facile per configurare qemu in modo che possa fare entrambe le cose, � quella di installare vde e usare tun/tap con un bridge.
Nel mio caso ho inserito solo le seguenti linee:
<pre>
/dev/hda -a -o on -S on
/dev/sda -a -d ata -m root
</pre>
che attivano il monitoraggio di tutti (<code>-a</code>) i parametri, abilitano l'''automatic online data collection'' (<code>-o on</code>), inviano una mail a root (<code>-m root</code>) in caso di errori e abilitano il salvataggio degli attributi (<code>-S on</code>) in modo che le informazioni di log di SMART vengano memorizzare nella FLASH del disco e siano disponibili anche dopo il riavvio.
<br/><br/>
Nel caso si stesse usando un server '''HP Proliant con controller RAID E200i''' è possibile monitorare lo stato dei dischi inserendo in <code>/etc/smartd.conf</code> le seguenti linee:
<pre>
/dev/cciss/c0d0 -T permissive -f -M daily -m yourmail@somehost.com -d cciss,0 -a -s L/../../7/04
/dev/cciss/c0d0 -T permissive -f -M daily -m yourmail@somehost.com -d cciss,1 -a -s L/../../7/04
</pre>
dove:
* <code>/dev/cciss/c0d0</code> indica l'unità RAID logica creata dal controller
* <code>-d cciss,0</code> indica il primo disco fisico del set RAID
* <code>-d cciss,1</code> indica il secondo disco fisico del set RAID


Prima di iniziare, dovete verificare che il vostro kernel supporti i seguenti moduli:
== Verifica di settori corrotti ==
  tun: "Network device support" -> "Universal TUN/TAP device driver support"
  IP masquerade: "Networking options" -> "IP: Netfilter Configuration"
  bridging: "Networking options" -> "802.1d Ethernet Bridging"


e dovete installare il pacchetto bridge-utils:
L'utility <code>'''badblocks'''</code> permette di fare un controllo di basso livello per vedere se su una partizione sono presenti dei settori danneggiati.
apt-get install bridge-utils


[http://vde.sourceforge.net Vde] sta per Virtual Distributed Ethernet ed � un programma open source che vi permette di creare un network virtuale. Noi lo utilizzeremo per far fare in modo che il sistema Guest veda se stesso come un'unit� distinta dal sistema host e possa colloquiare con questi.
I moderni HD IDE fanno un controllo automatico degli errori e sono in grado di segnare dei settori corrotti che di conseguenza non verranno più usati. Questo rende in parte inutile <code>badblocks</code>, ma se si effettua un controllo e dei settori risultano danneggiati vuol dire che probabilmente la superficie del disco contiene così tanti settori danneggiati che la circuiteria di controllo non è più in gradio di gestirli.


Per quel che ne so io, non esiste (ancora) un pacchetto deb gi� pronto per l'uso, ma per installare vde sono sufficenti poche righe:
Per effettuare un controllo con <code>badblocks</code> smontiamo la partizione ed eseguiamo:
wget http://puzzle.dl.sourceforge.net/sourceforge/vde/vde-1.5.9.tar.gz
<pre>
tar -xvzf vde-1.5.9.tar.gz
# badblocks -b dimensione_blocco /dev/sdaX
cd vde-1.5.9
</pre>
./configure
dove <code>/dev/sdaX</code> è la partizione da controllare. Il parametro <code>dimensione_blocco</code> è la dimensione del blocco usata dal filesytem espresso in byte. Di solito è 4096 (ovvero 4KB), per controllare potete usare:
make
<pre>
make install
# dumpe2fs -h /dev/sdaX | grep -i "block size"
</pre>
Per le ulteriori opzioni di <code>badblocks</code> si rimanda all'amichevole pagina di manuale, ma '''attenzione: l'opzione <code>-w</code> distruggerà tutti i dati sulla vostra partizione'''. Non usatela se non volete che ciò accada.


Una volta fatto questo, siete pronti per configurare tun e il bridge:
Se trovate dei settori danneggiati conviene cambiare immediatamente HD. Sebbene ci sia una piccola probabilità che l'errore sia isolato (dovuto ad esempio ad uno sbalzo di tensione) è molto più probabile che l'HD si stia progressivamente danneggiando e presto ci saranno dei nuovi settori danneggiati. Comunque se volete giocare alla roulette russa con i vostri dati siete liberi di farlo :-P.
vde_switch -tap tun0 -daemon
chmod 777 /tmp/vde.ctl
ifconfig eth0 down
brctl addbr br0
ifconfig eth0 0.0.0.0 promisc up
ifconfig tun0 0.0.0.0 promisc up
# l'IP qui sotto � quello del computer host; modificatelo per adeguarlo alle vs esigenze
ifconfig br0 192.168.0.200 netmask 255.255.255.0 broadcast 192.168.0.255 up
brctl stp br0 off
brctl setfd br0 1
brctl sethello br0 1
brctl addif br0 eth0
brctl addif br0 tun0
# questo invece � l'indirizzo IP del gateway
route add default gw 192.168.0.1


NB: Una volta verificato che tutto funziona, queste istruzioni vanno inserite in uno script in modo da essere eseguite automaticamente all'accensione del computer qui ne trovate uno piuttosto grezzo: [http://www.itaca.coopsoc.it/download/sources/vde_qemu vde_qemu], che va salvato in /etc/init.d. Dopodich�:
== Backup di emergenza ==
chmod u+x /etc/init.d/vde_qemu
Per effettuare un backup di emergenza di una partizione corrotta il tool più efficace è '''[http://www.gnu.org/software/ddrescue/ddrescue.html GNU ddrescue]''' (da non confondere con il simile ma meno potente <code>[http://www.garloff.de/kurt/linux/ddrescue/ dd_rescue]</code>). Per installare GNU ddrescue in Debian basta installare il pacchetto <code>gddrescue</code>.  
update-rc.d -n vde_qemu defaults 90


Ora tutto � pronto per lanciare qemu, con l'ultima avvertenza che dovete usare l'apposito wrapper vdeqemu:
GNU ddrescue può effettuare backup di singoli file o di intere partizioni, riconoscendo ed aggirando i settori danneggiati. Può essere interrotto in qualsiasi momento, riprendere la copia da punto in cui è stato interrrotto e può fare il ''merge'' dei file se si hanno più copie degli stessi file corrotti.
vdeqemu -hda disk.img -localtime


Potete utilizzare tutte le opzioni di qemu, fuorch� -user-net, che disattiverebbe tun.
Il suo uso è vagamente simile al classico '''<code>dd</code>''':
<pre>
# ddrescue [OPTIONS] INFILE OUTFILE [LOGFILE]
</pre>
Per una lista completa delle opzioni si rimanda al manuale: <code>info ddrescue</code>.


Ora il sistema guest dovrebbe accedere a tutte le porte del sistema host, in maniera totalmente trasparente: da risorse di rete dovreste vedere il vostro server samba con le sue partizioni; dal browser dovreste accedere alle pagine del vostro server web, etc. etc.
Riporto un semplice esempio di utilizzo:
<pre>
# ddrescue -r3 /dev/hda3 /dev/hdb2 logfile
</pre>
Il precedente comando copierà la partizione hda3 in hdb2 (distruggendo gli eventuali dati ivi presenti) provando a leggere tre volte i settori danneggiati e usando <code>logfile</code> come file di log.


=== Patch per Windows ===
Ora possiamo eseguire sulla copia i normali tool di ripristino del nostro filesystem (<code>fsck.*</code>).


Per quanto riguarda l'utilizzo della CPU, a quanto pare Windows 9x non fa un uso corretto della istruzione CPU HLT e quindi spara la cpu a 100% quando � in idle (non fa nulla) e invece la usa regolarmente quando � sotto "sforzo", paradossalmente infatti, se viene utilizzata la cpu di qemu l'utilizzo di cpu si abbassa su linux in proporzione.
:''Vedere anche'':
:*[[Recuperare i dati da un Hard Disk danneggiato]]


La patch puo' essere scaricata [http://klingon.homelinux.net/files/amnhltm.zip qui], va installata sul Win9x GUEST.
== Strumenti per il ripristino dei dati ==
{{Box|Nota|In questa sezione verrà accennato il problema del ripristino dati. Lo scopo è solo quello di dare una panoramica iniziale del problema che possa servire come orientamento per ulteriori approfondimenti.}}


==Collegamenti esterni==
Prima di ogni operazione di ripristino dati è fortemente consigliato effettuare una copia della partizione (vedi sezione precedente) e operare sulla copia.
*[http://ubuntuforums.org/showthread.php?t=39513 http://ubuntuforums.org/showthread.php?t=39513]
*[http://fabrice.bellard.free.fr/qemu/index.html http://fabrice.bellard.free.fr/qemu/index.html]
*[http://fabrice.bellard.free.fr/qemu/qemu-doc.html http://fabrice.bellard.free.fr/qemu/qemu-doc.html]
*[http://www.debian-administration.org/?article=40 http://www.debian-administration.org/?article=40]
*[http://oui.com.br/n/content.php?article.21 http://oui.com.br/n/content.php?article.21]
*[http://www.carlsonhome.net/computer_help_log.php http://www.carlsonhome.net/computer_help_log.php]
*[http://savannah.nongnu.org/projects/qvm86/ http://savannah.nongnu.org/projects/qvm86/]


==Conributi==
La metodologia per il ripristino dei dati può variare a seconda del filesytem utilizzato e del modo in cui si sono perduti i dati. Ad esempio se si vogliono recuperare dei file cancellati accidentalmente da una partizione ext2 ci sono delle buone possibilità di usare il tool <code>recover</code> (presente nei repository fino a Debian 7). Il tool <code>recover</code> non può essere usato su partizione ext3/ext4, dove invece si può usare il tool <code>extundelete</code> (disponibile anch'esso nei repository Debian).
[[Utente:Themonkey|Themonkey]] 20:31, Ago 19, 2005 (EDT) The_monk_ey ( skype: the_monk_ey )


[[Utente:ianezz|ianezz]] 17:40, Nov 25, 2005 (CET) ''(per la parte di compilazione ed installazione)''
In mancanza di strumenti automatici si usa la così detta ''Unix Way''. Ovvero si usano i tradizionali strumenti Unix per accedere direttamente al device ed estrarre i dati utili. Ad esempio se si devono recuperare file di testo o documenti non binari (per intenderci non foto o musica o programmi compilati) si possono usare <code>egrep</code> e <code>strings</code>.


[[Utente:Paulox|Paulox]] 11:13, Dic 21, 2005 (EST) ''(aggiornamento alla versione 0.8.0 e riformattazione della pagina)''
Se si vogliono recuperare foto in formato JPEG è possibile usare <code>'''recoverjpeg'''</code> (presente nell'omonimo pacchetto Debian) che cerca di identificare gli header JPEG in una immagine di file system.
È fortemente consigliata la lettura dei documenti elencati di seguito nella sezione ''Links->Articoli'' per degli esempi pratici sul recupero dati da filesystem ext2 e reiserfs (ma le informazioni possono servire da spunto per operare anche su altri file system).
 
== Links ==
=== Sul wiki ===
* [[Recuperare i dati da un Hard Disk danneggiato]]
 
=== Articoli ===
* [http://www.linuxquestions.org/linux/answers/Hardware/ReiserFS_Data_Recovery_Tips ReiserFS Data Recovery Tips]
* [http://www.pluto.it/sites/default/files/ildp/HOWTO/Ext2fs-Undeletion/Ext2fs-Undeletion.html Linux Ext2fs Undeletion mini-HOWTO]
* [http://www.linuxjournal.com/article/8366 How a Corrupted USB Drive Was Saved by GNU/Linux]
 
=== Strumenti Utili ===
* [https://www.smartmontools.org/ smartmontools Home Page]
* [http://www.gnu.org/software/ddrescue/ddrescue.html GNU ddrescue]
* [http://www.partimage.org/index.en.html Partimage]
* [http://www.cgsecurity.org/index.html?testdisk.html TestDisk]
 
 
{{Autori
|Autore= [[Utente:TheNoise|~ The Noise]] 05:31, Feb 4, 2006 (EST)
|Estesa_da=
|Verificata_da=
: [[Utente:HAL 9000|HAL 9000]] 18:07, 14 lug 2019 (CEST)
|Numero_revisori=1
}}
 
[[Categoria:Monitoraggio]]
[[Categoria:Hard Disk]]

Versione attuale delle 16:07, 14 lug 2019

Debian-swirl.png Versioni Compatibili

Debian 8 "jessie"
Debian 9 "stretch"
Debian 10 "buster"

Introduzione

Gli Hard Disk sono una delle parti più delicate degli odierni PC, ed infatti sono tra le periferiche che più facilmente sono soggette a rompersi.

Fortunatamente ci sono degli strumenti studiati per diagnosticare i malfunzionamenti prima ancora che possano creare danno (speriamo ;-)). Ma ricordate che un backup periodico dei dati importanti è sempre la scelta migliore.

In questa guida vedremo come usare alcuni strumenti come smartmontools e badblocks per monitorare lo stato di salute di un hard disk, vedremo come effettuare le basilari operazioni di backup di emergenza e come affrontare un eventuale ripristino dei dati.

Info.png Nota
Questa guida raccoglie le mie (limitate) conoscenze in materia nella speranza che siano utili ad altri. Sentitevi liberi di contribuire con approfondimenti o link ad ulteriori documenti.


DISCLAIMER

Per quanto abbia fatto del mio meglio per verificare l'attendibilità delle informazioni, non posso garantire in alcun modo che alcune delle tecniche illustrate di seguito non possano danneggiare i vostri dati, bruciare la vostra casa o uccidere il vostro gatto.

Faccio notare, inoltre, che il ripristino dei dati da una partizione corrotta è più una specie di magia nera che una scienza esatta, e richiede oltre che doti da chiromante anche una buona dose di fortuna. Quindi, e non lo ripeterò più, fate backup sistematici dei vostri dati o non lamentatevi se doveste perderli accidentalmente e non riuscire più a recuperarli!

Controllare lo stato di salute di un HD: smartmontools

Gli smartmontools permettono di usare la funzionalità SMART di tutti i moderni HD grazie alla quale è possibile prevedere con 24 ore di anticipo la rottura di un HD.

In Debian basta installare il pacchetto smartmontools. Con privilegi di amministrazione è sufficiente:

# apt install smartmontools

Analizzare lo stato dell'HD

Possiamo usare l'utility smartctl per analizzare lo stato dell'HD.

Info.png Hard disk SATA
Se avete dei dischi SATA dovete ricordarvi di attivare l'opzione:
-d ata

utilizzando l'utility smartctl, altrimenti riceverete un messaggio d'errore.

Innanzitutto vediamo alcune informazioni generiche sul nostro HD:

# smartctl -i /dev/hda
smartctl version 5.34 [i686-pc-linux-gnu] Copyright (C) 2002-5 Bruce Allen
Home page is https://www.smartmontools.org/

=== START OF INFORMATION SECTION ===
Model Family:     Western Digital Caviar family
Device Model:     WDC WD600BB-00CAA1
Serial Number:    WD-WMA8F1747570
Firmware Version: 17.07W17
User Capacity:    60,022,480,896 bytes
Device is:        In smartctl database [for details use: -P show]
ATA Version is:   5
ATA Standard is:  Exact ATA specification draft version not indicated
Local Time is:    Tue Jan 31 17:36:07 2006 CET
SMART support is: Available - device has SMART capability.
SMART support is: Enabled

oltre alle informazioni generiche, dalle ultime due righe si capisce che l'HD supporta la tecnologia SMART e che il supporto è attivato. Se non fosse attivato basterebbe questo comando:

# smartctl -s on /dev/hda

per attivare il supporto SMART.

Per controllare lo stato di salute attuale:

# smartctl -H /dev/hda
smartctl version 5.34 [i686-pc-linux-gnu] Copyright (C) 2002-5 Bruce Allen
Home page is https://www.smartmontools.org/

=== START OF READ SMART DATA SECTION ===
SMART overall-health self-assessment test result: PASSED

L'ultima riga ci dice che la salute sembra buona e nessuno dei parametri interni controllati da SMART ha superato il livello di guardia.

Warning.png ATTENZIONE
Se il precedente comando non riporta PASSED smontate immediatamente tutte le partizioni presenti su quell'HD ed effettuate un backup dei dati: la rottura definitiva ed irreversibile del disco è prevista nelle successive 24 ore!


Per avere tutte le informazioni possibili sul nostro HD diamo:

# smartctl -a /dev/hda

L'output, abbastanza lungo (-a sta per "all"), è diviso in quattro sezioni. Il primo blocco rappresenta le informazioni generiche sull'HD (le stesse ottenute prima con -i), la seconda sezione riporta le informazioni sul supporto SMART. La terza sezione elenca i parametri interni monitorati da SMART e se hanno mai superato il livello di guardia, nel mio caso:

SMART Attributes Data Structure revision number: 16
Vendor Specific SMART Attributes with Thresholds:
ID# ATTRIBUTE_NAME          FLAG     VALUE WORST THRESH TYPE      UPDATED  WHEN_FAILED RAW_VALUE
  1 Raw_Read_Error_Rate     0x000b   200   200   051    Pre-fail  Always       -       0
  3 Spin_Up_Time            0x0007   099   091   021    Pre-fail  Always       -       4108
  4 Start_Stop_Count        0x0032   098   098   040    Old_age   Always       -       2590
  5 Reallocated_Sector_Ct   0x0033   200   200   140    Pre-fail  Always       -       0
  7 Seek_Error_Rate         0x000b   200   200   051    Pre-fail  Always       -       0
  9 Power_On_Hours          0x0032   092   092   000    Old_age   Always       -       6494
 10 Spin_Retry_Count        0x0013   100   100   051    Pre-fail  Always       -       0
 11 Calibration_Retry_Count 0x0013   100   100   051    Pre-fail  Always       -       0
 12 Power_Cycle_Count       0x0032   098   098   000    Old_age   Always       -       2435
196 Reallocated_Event_Count 0x0032   200   200   000    Old_age   Always       -       0
197 Current_Pending_Sector  0x0012   200   200   000    Old_age   Always       -       0
198 Offline_Uncorrectable   0x0012   200   200   000    Old_age   Always       -       0
199 UDMA_CRC_Error_Count    0x000a   200   200   000    Old_age   Always       -       19
200 Multi_Zone_Error_Rate   0x0009   200   200   051    Pre-fail  Offline      -       0

I parametri indicati come Pre-fail sono quelli che superano la soglia di guardia nelle 24 ore che precedono la rottura dell'HD, mentre quelli Old_age sono i parametri che superano la soglia di guardia quando ormai l'HD è vecchio e non è considerato più affidabile dal costruttore. Nel mio esempio si vede che nessun parametro ha mai superato la soglia di guardia.

L'ultima sezione del comando smartctl -a /dev/hda riguarda il log dei test manualmente effettuati sull'HD:

SMART Error Log Version: 1
No Errors Logged

SMART Self-test log structure revision number 1
Num  Test_Description    Status                  Remaining  LifeTime(hours)  LBA_of_first_error
# 1  Short offline       Completed without error       00%       952         -
# 2  Conveyance offline  Completed without error       00%       951         -
# 3  Short offline       Completed without error       00%       951         -
# 4  Short offline       Completed without error       00%       875         -

Nell'esempio si può vedere che sono stati effettuati 4 test, di cui tre di tipo short e uno di tipo conveyance. Nessuno di loro ha dato esito positivo (cioè non sono stati rilevati malfunzionamenti).

Effettuare manualmente i test

È possibile effettuare dei test più o meno approfonditi sul disco. Alcuni test si possono effettuare con l'HD montato e funzionante, ed il test stesso avrà un impatto minimo o nullo sulle prestazioni del sistema.

Per effettuare un test:

# smartctl -t tipo_test /dev/hda

dove tipo_test può essere:

short
effettua un test sul disco di durata inferiore a 10 minuti, può essere eseguito durante il normale funzionamento e non ha alcun impatto sulle prestazioni. Questo test controlla le performance meccaniche ed elettriche del disco, oltre che le performance in lettura;
long
effettua un test di durata da 40 minuti ad un ora (a seconda del disco). Può essere effettuato durante il normale funzionamento del disco e non ha impatto sulle prestazioni. Questo test è una versione più estesa dello short test;
conveyance
effettua un test di alcuni minuti atto a scoprire difetti dovuti ad incurie nel trasporto dell'HD. Può essere eseguito durante il normale funzionamento dell'HD.

Esistono anche altri tipi di test per i quali si rimanda alla simpatica pagina di manuale: man smartctl.

I risultati di questi test vengono riportati nella parte finale dell'output di smartctl -a /dev/hda, come notato in precedenza.

Controllo automatizzato

È possibile attivare il demone smartd fornito dal pacchetto smartmontools per monitorare in continuazione lo stato di salute dell'HD e notificare ogni anomalia immediatamente tramite syslog.

Normalmente il demone è disabilitato. Per abilitarlo bisogna editare il file /etc/default/smartmontools e decommentare le righe:

start_smartd=yes
smartd_opts="--interval=1800"

Dobbiamo inoltre configurare smartd per deciderne il suo comportamento. A tal scopo editiamo il file /etc/smartd.conf. Leggendo i commenti nel file e l'amichevole pagina di manuale (man smartd.conf) è possibile scegliere quali parametri smartd debba monitorare, programmare dei test automatici, e decidere quali azioni intraprendere in caso di errore.

Nel mio caso ho inserito solo le seguenti linee:

/dev/hda -a -o on -S on
/dev/sda -a -d ata -m root

che attivano il monitoraggio di tutti (-a) i parametri, abilitano l'automatic online data collection (-o on), inviano una mail a root (-m root) in caso di errori e abilitano il salvataggio degli attributi (-S on) in modo che le informazioni di log di SMART vengano memorizzare nella FLASH del disco e siano disponibili anche dopo il riavvio.

Nel caso si stesse usando un server HP Proliant con controller RAID E200i è possibile monitorare lo stato dei dischi inserendo in /etc/smartd.conf le seguenti linee:

/dev/cciss/c0d0 -T permissive -f -M daily -m yourmail@somehost.com -d cciss,0 -a -s L/../../7/04
/dev/cciss/c0d0 -T permissive -f -M daily -m yourmail@somehost.com -d cciss,1 -a -s L/../../7/04

dove:

  • /dev/cciss/c0d0 indica l'unità RAID logica creata dal controller
  • -d cciss,0 indica il primo disco fisico del set RAID
  • -d cciss,1 indica il secondo disco fisico del set RAID

Verifica di settori corrotti

L'utility badblocks permette di fare un controllo di basso livello per vedere se su una partizione sono presenti dei settori danneggiati.

I moderni HD IDE fanno un controllo automatico degli errori e sono in grado di segnare dei settori corrotti che di conseguenza non verranno più usati. Questo rende in parte inutile badblocks, ma se si effettua un controllo e dei settori risultano danneggiati vuol dire che probabilmente la superficie del disco contiene così tanti settori danneggiati che la circuiteria di controllo non è più in gradio di gestirli.

Per effettuare un controllo con badblocks smontiamo la partizione ed eseguiamo:

# badblocks -b dimensione_blocco /dev/sdaX

dove /dev/sdaX è la partizione da controllare. Il parametro dimensione_blocco è la dimensione del blocco usata dal filesytem espresso in byte. Di solito è 4096 (ovvero 4KB), per controllare potete usare:

# dumpe2fs -h /dev/sdaX | grep -i "block size"

Per le ulteriori opzioni di badblocks si rimanda all'amichevole pagina di manuale, ma attenzione: l'opzione -w distruggerà tutti i dati sulla vostra partizione. Non usatela se non volete che ciò accada.

Se trovate dei settori danneggiati conviene cambiare immediatamente HD. Sebbene ci sia una piccola probabilità che l'errore sia isolato (dovuto ad esempio ad uno sbalzo di tensione) è molto più probabile che l'HD si stia progressivamente danneggiando e presto ci saranno dei nuovi settori danneggiati. Comunque se volete giocare alla roulette russa con i vostri dati siete liberi di farlo :-P.

Backup di emergenza

Per effettuare un backup di emergenza di una partizione corrotta il tool più efficace è GNU ddrescue (da non confondere con il simile ma meno potente dd_rescue). Per installare GNU ddrescue in Debian basta installare il pacchetto gddrescue.

GNU ddrescue può effettuare backup di singoli file o di intere partizioni, riconoscendo ed aggirando i settori danneggiati. Può essere interrotto in qualsiasi momento, riprendere la copia da punto in cui è stato interrrotto e può fare il merge dei file se si hanno più copie degli stessi file corrotti.

Il suo uso è vagamente simile al classico dd:

# ddrescue [OPTIONS] INFILE OUTFILE [LOGFILE]

Per una lista completa delle opzioni si rimanda al manuale: info ddrescue.

Riporto un semplice esempio di utilizzo:

# ddrescue -r3 /dev/hda3 /dev/hdb2 logfile

Il precedente comando copierà la partizione hda3 in hdb2 (distruggendo gli eventuali dati ivi presenti) provando a leggere tre volte i settori danneggiati e usando logfile come file di log.

Ora possiamo eseguire sulla copia i normali tool di ripristino del nostro filesystem (fsck.*).

Vedere anche:

Strumenti per il ripristino dei dati

Info.png Nota
In questa sezione verrà accennato il problema del ripristino dati. Lo scopo è solo quello di dare una panoramica iniziale del problema che possa servire come orientamento per ulteriori approfondimenti.


Prima di ogni operazione di ripristino dati è fortemente consigliato effettuare una copia della partizione (vedi sezione precedente) e operare sulla copia.

La metodologia per il ripristino dei dati può variare a seconda del filesytem utilizzato e del modo in cui si sono perduti i dati. Ad esempio se si vogliono recuperare dei file cancellati accidentalmente da una partizione ext2 ci sono delle buone possibilità di usare il tool recover (presente nei repository fino a Debian 7). Il tool recover non può essere usato su partizione ext3/ext4, dove invece si può usare il tool extundelete (disponibile anch'esso nei repository Debian).

In mancanza di strumenti automatici si usa la così detta Unix Way. Ovvero si usano i tradizionali strumenti Unix per accedere direttamente al device ed estrarre i dati utili. Ad esempio se si devono recuperare file di testo o documenti non binari (per intenderci non foto o musica o programmi compilati) si possono usare egrep e strings.

Se si vogliono recuperare foto in formato JPEG è possibile usare recoverjpeg (presente nell'omonimo pacchetto Debian) che cerca di identificare gli header JPEG in una immagine di file system. È fortemente consigliata la lettura dei documenti elencati di seguito nella sezione Links->Articoli per degli esempi pratici sul recupero dati da filesystem ext2 e reiserfs (ma le informazioni possono servire da spunto per operare anche su altri file system).

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