Bind

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Sommario


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Questa guida è essenzialmente la parte dedicata a Bind della vecchia guida "Un server DNS e DHCP su Debian", ma privata delle istruzioni relative a Lenny e dei riferimenti a Squeeze


Introduzione

Due definizioni tratte da Wikipedia dovrebbero fornire un'idea precisa e sintetica di cosa sia un server DNS e Bind, l'implementazione più diffusa del primo:

DNS

Il sistema dei nomi di dominio (in inglese: Domain Name System, DNS), è un sistema utilizzato per la risoluzione di nomi dei nodi della rete (in inglese: host) in indirizzi IP.

Bind

BIND (Berkeley Internet Name Domain, in precedenza Berkeley Internet Name Daemon) è il server DNS più usato su Internet, specialmente sui sistemi Unix e derivati, sui quali è lo standard di fatto

In poche parole un server dns è ciò che permette di contattare un qualsiasi server web digitando un indirizzo invece che il suo corrispondente indirizzo IP.
Lo scopo di questa guida è spiegare come configurare un proprio server DNS attraverso bind al fine di risolvere automaticamente gli indirizzi IP della propria LAN, non di tutto il web.

L'utilità di configurare un server DNS per una LAN è evidente quando ci sono più macchine da amministrare e/o servizi di rete nella lan il cui IP non è eterno, ma cambia quantomeno sporadicamente. In tali situazioni dover aggiornare manualmente i file hosts di ogni macchina potrebbe essere troppo gravoso, o comunque troppo fastidioso ...
Inoltre in ambito SoHo è infrequente avere un router che supporti tale funzionalità, pertanto l'uso di Bind permette di superare tale limite, oltre a garantire la possibilità di aggiornamenti continui e rapidi, diversamente dai prodotti consumer che spesso ricevono aggiornamenti in grande ritardo, ammesso che ne ricevano del tutto.
Nel caso di indirizzi dinamici è però bene ricordare che Bind può non bastare, infatti anche se tramite un server l'aggiornamento degli indirizzi avviene una sola volta per tutte le macchine, è comunque di tipo di manuale e in caso di molteplici macchine sarà ancora un problema.
La soluzione completa prevede quindi l'uso in tandem sia di un server DNS che di uno DHCP, dove quest'ultimo si occupa di tenere traccia delle variazioni degli indirizzi IP e di aggiornare automaticamente i record DNS di Bind. Per l'installazione e configurazione di un server DHCP si veda la guida dedicata a ISC DHCP server.

Importante

L'ordine di risoluzione dei nomi è sempre:

  1. Lettura del file /etc/hosts (o C:\Windows\System32\Drivers\etc\hosts in windows).
  2. Se al precedente punto non si è ottenuto quanto desiderato segue un interrogazione del server DNS primario, che ai fini di questa guida non potrà che essere il server privato dell'utente. Si noti che qualora il server primario fosse non raggiungibile verrà contattato quello secondario ove specificato; a tal proposito val la pena specificare che se il secondario è un altro server privato dell'utente, ovvero uno slave, allora sarà possibile risolvere qualsiasi nome, viceversa se pubblico evidentemente non sarà possibile risolvere nomi associati alla propria LAN (o comunque non correttamente in caso di omonimia).
  3. Se anche al punto due non è stato possibile risolvere il nome, per esempio perché non associato ad un IP della propria LAN (ipotizzato naturalmente di aver configurato correttamente il tutto), allora il proprio server DNS privato inoltrerà la richiesta ad altri server DNS pubblici (opportunamente specificati nel file di configurazione).

Dalla sequenza appena descritta risulta evidente che se un utente vuole impedire la risoluzione corretta di un certo specifico nome su una certa macchina, allora è sufficiente specificare nel file hosts di quel PC una corrispondenza errata IP/NOME.
Un ultima nota: mentre in debian qualsiasi cambiamento del file hosts è istantaneo, in windows potrebbe non esserlo, come nel sottostante esempio. Si supponga che sul server DNS sia fatta l'associazione (corretta) 'IP/NOME1' e che un utente tramite il proprio file hosts la modifichi in 'IP/NOME2' (fittizia); se dopo tale modifica quest'utente esegue il comando ping NOME2 egli raggiungerà correttamente e immediatamente IP. Ipotizzando ora che tale utente elimini dal proprio file hosts l'associazione fittizia 'IP/NOME2' e che successivamente esegua il comando ping NOME1, potrebbe accadere che IP risulti irraggiungibile per diverso tempo, anche mezz'ora.

Installazione

Il primo passo per organizzare questa architettura di rete è quello di installare Bind9 sul server Linux e le relative utilità, col comando:

# apt-get install bind9 dnsutils

Configurazione

A questo punto va configurato Bind in modo che possa risolvere i nomi host per il dominio che andremo a creare. Il primo passo, consiste nel dire al server Linux che la risoluzione dei nomi dev'essere delegata a se stesso, editando opportunamente il file /etc/resolv.conf.
Successivamente bisogna modificare il file principale di configurazione di Bind, ovvero /etc/bind/named.conf.local. È tramite questi file che si definisce dove sono posizionati i file in cui sono definite le zone corrispondenti ai vari domini che si vogliono configurare nonché i diversi parametri in generale.

Si ipotizzi quindi di avere un dominio test.lan sulla rete 192.168.1.0: dovremo configurare due file di zona, uno chiamato /etc/bind/db.test ed uno chiamato /etc/bind/db.192.168.1, che rappresenta il file in cui inserire i record PTR ("Domain Name Pointer", quelli di ricerca inversa). Di seguito vediamo come impostare il file /etc/resolv.conf, dopodiché vedremo il contenuto del file di configurazione generico di Bind9 /etc/bind/named.conf, ed infine esamineremo i file di zona /etc/bind/db.test e /etc/bind/db.192.168.1, che rappresentano la zona che descrive la nostra rete LAN:

/etc/resolv.conf

Per quanto riguarda il server:

search test.lan
nameserver 127.0.0.1 

Nel caso delle macchine client dipende, infatti per PC linux con connessioni di rete gestite attraverso 'network-manager' non è necessario effettuare alcuna modifica in quanto è lo stesso applicativo ad alterarlo in base alla configurazione della connessione in uso (si veda una guida di 'network-manager' per sapere come configurarlo). Men che meno evidentemente nel caso di client windows, dove è sufficiente editare le impostazioni della scheda di rete indicando come DNS primario il proprio server privato.
Nel caso di macchine linux prive di 'network-manager' (o altro applicativo equivalente) allora sarà necessario modificare /etc/resolv.conf manualmente come indicato sopra, ma indicando al posto di 127.0.0.1 l'indirizzo LAN del server (192.168.1.1 nel caso di questa guida).

/etc/bind/named.conf.local

zone "test.lan" {
        type master;
        file "/etc/bind/db.test";
};
zone "1.168.192.in-addr.arpa" {
        type master;
        file "/etc/bind/db.192.168.1";
}; 

/etc/bind/db.test

Descrive la zona della nostra rete LAN. Non è presente nella directory /etc/bind, ma va creato con un editor di testo.

$ORIGIN .
; ---Area 1---
$TTL 86400      ; 1 day

; ---Area 2---
test.lan       IN      SOA     ns1.test.lan. hostmaster.test.lan. (
                                  2007081501 ; serial
                                  86400      ; refresh (1 giorno)
                                  28800      ; retry (8 ore)
                                  604800     ; expire (1 settimana)
                                  86400      ; minimum (1 giorno)
                                );
; ---Area 3---
                IN      NS      ns1.test.lan.

; ---Area 4---
$ORIGIN test.lan.
;NOTA: ns1 è il nome del server che funge da DNS server
ns1             IN      A       192.168.1.1
; Qui potete inserire gli IP dei client-server che hanno un IP statico
client          IN      A       192.168.1.3

Area 1

La prima linea del file specifica il TTL (Time To Live) di questa zona e indica quanto tempo deve trascorrere prima che Bind controlli i file locali per verificare eventuali cambiamenti. Il valore di default è espresso in secondi, ma potrebbe essere espresso anche secondo altre unità di tempo.
Nel caso si sia configurato DHCP per aggiornare automaticamente bind, questo oltre ad inserire nuovi record provvederà anche a dichiare nuovi valori di $TTL. Se per esempio ad un client è stato concesso un lease pari a 7200 secondi nel suddetto file il relativo record apparirà così:

$TTL 7200
caio    IN    A    192.168.1.X
$TTL 86400

Area 2

Le linee successive indicano il SOA (Start Of Authority); il formato di questi record è il seguente:

<domain name>.  IN  SOA  <primary nameserver>. <email address of admin>. (
                    <serial number>
                    <time to refresh>
                    <time to retry>
                    <time to expire>
                    <negative caching ttl>
)

dove

  • domain name - indica il nome del dominio, seguito da un punto; specificando invece '@' vale quanto detto nel paragrafo dedicato alla sintassi generale.
  • IN e SOA indicano che il server è un SOA e un DNS per internet
  • primary nameserver - è il nome di dominio del server che stiamo installando
  • email address of admin - l'email dell'amministratore del server, in cui il simbolo @ è sostituito da un .
  • serial number - è il valore utilizzato dai server DNS slave per determinare se sono occorsi cambiamenti dall'ultima volta che hanno contattato il master DNS. È del tutto arbitrario (valore minimo 1, valore massimo molto grande) e nel caso di IP statici deve essere modificato manualmente dall'amministratore ogni volta che compie delle modifiche. In questa guida si è scelto un formato del tipo anno-mese-giorno-numero.
  • refresh - è l'intervallo di tempo che deve trascorrere prima che un server slave ricontatti il proprio master
  • retry - è il numero di tentativi di connessione che un server slave deve effettuare prima di chiudere il tentativo di aggiornamento
  • expire - indica quanto tempo lo slave server deve continuare a fornire dati dopo che si è verificato un errore negli aggiornamenti da un master server
  • negative caching ttl - è il periodo di tempo in cui uno slave server fornisce risposte negative alle interrogazioni

Area 3

Seguono poi le linee che indicano i Server DNS della rete, nel formato:

    <domain name>. IN NS <nameserver1>. 
    <domain name>. IN NS <nameserver2>. 

NS significa Name Server, i quali possono essere specificati sia tramite FQDN sia con un indirizzo IP. Nel nostro caso il Name Server si chiama ns1 e pertanto la linea diventa:

                IN      NS      ns1.test.lan.

Si noti che omettendo di specificare un 'name' (si veda il paragrafo sulla sintassi generale) bind userà l'ultimo specificato, in questo caso il test.lan. specificato con la precedente direttiva 'SOA'.

Area 4

Infine vengono specificati gli indirizzi delle macchine locali che posseggono un indirizzo IP statico, con la seguente sintassi:

    <full domain name>. IN A <IP address> 

Sintassi generale

Con l'esclusione dell'area 1, vale la seguente sintassi:

NAME     TTL     CLASS     RR     VARIE
  • NAME, che può essere:
    • FQDN, per esempio test.lan. nel caso 'RR=NS';
    • Non qualificato, per esempio client nel caso 'RR=A';
    • @, nei soli caso 'RR=NS' e 'RR=SOA'; con questo carattere bind userà il valore specificato nella variabile $origin dell'area 1, oppure qualora non presente uno specificato nella direttiva 'zone' del file 'named.conf.local'.
    • Omesso, è potenzialmente fonte di confusione. Se 'RR=A' bind userà l'ultimo valore di NAME precedente specificato, se invece 'RR=NS' bind userà sempre l'ultimo valore di NAME precedente specificato, ma se assente bind userà quello specificato nella variabile $origin dell'area 1, oppure qualora anche'esso non presente uno specificato nella direttiva 'zone' del file 'named.conf.local'.
  • TTL, generalmente omesso se si usa quello definito nell'area 1;
  • CLASS, per esempio IN;
  • RR, ovvero "DNS Resource Record", per esempio A o NS;
  • VARIE, dipende dal parametro RR, per esempio un IP se 'RR=A'.

Misure di Tempo

In generale tutte le misure di tempo possono essere espresse come segue:

  • s = secondi = # x 1 secondi, es.: $TTL 86400s equivale a $TTL 86400, ovvero un giorno
  • m = minuti = # x 60 secondi, es.: $TTL 1440m, ovvero un giorno
  • h = ore = # x 3600 secondi, es.: $TTL 24h, ovvero un giorno
  • d = giorni = # x 86400 secondi, es.: $TTL 1d, ovvero un giorno
  • w = settimane = # x 604800 secondi

Si noti che tali unità possono essere combinate, per esempio 90s = 1m30s.

/etc/bind/db.192.168.1:

Descrive la zona della nostra rete LAN. Non è presente nella directory /etc/bind, ma va creato con un editor di testo.

;
; BIND reverse data file for local loopback interface
;
$TTL    604800
@       IN      SOA     ns1.test.lan.       hostmaster.test.lan. (
                                2007081501   ; serial
                                604800       ; refresh
                                86400        ; retry
                                2419200      ; expire
                                604800       ; negative cache ttl
                                );
@       IN      NS      ns1.test.lan.
1       IN      PTR     ns1.test.lan.
3       IN      PTR     client.test.lan.

Il file segue la stessa sintassi vista analizzando il file db.test precedente, con l'unica differenza che nel campo 'name' deve essere indicata l'ultima parte dell'indirizzo IP (o un carattere jolly come @); si noti ad esempio come

ns1        IN     A     192.168.1.1
client     IN     A     192.168.1.3

divenga

1       IN      PTR     ns1.test.lan.
3       IN      PTR     client.test.lan.

Altri file

  • /etc/bind/db.0
  • db.127
  • db.255
  • db.empty
  • db.local

Questi file descrivono le zone locali predefinite in bind e non andrebbero toccati.

Riavvio del server

Fatta la configurazione, bisogna riavviare il demone bind9:

# systemctl restart bind9

Risoluzione di indirizzi internet

Ora il server DNS può risolvere i nomi host per il dominio test.lan presente sulla rete LAN, a condizione che gli IP indicati nel file di configurazione non cambino (da tenere presente che i valori indicati sono puramente indicativi); ciò implica che la nostra rete deve essere configurata con indirizzi IP statici, condizione accettabile se i PC non superano le 10 unità, altrimenti si deve considerare l'utilizzo di un server DHCP. Altra cosa da considerare, è che in questa situazione, Bind non riesce a risolvere i nomi di dominio Internet; per ovviare al problema, bisogna indicare a Bind uno o più server DNS pubblici che possano soddisfare le richieste che il server Linux fa per conto dei client, editando opportunamente il file /etc/bind/named.conf.options aggiungendo queste righe:

allow-query { 127.0.0.1; 192.168.1.0/24; } ;
allow-transfer { none; } ; 
allow-recursion { 127.0.0.1; 192.168.1.0/24; } ;

forwarders {
208.67.222.222;
208.67.220.220;
};

all'interno della sezione principale del file:

options {
        directory "/var/cache/bind";

...
...
...

        auth-nxdomain no;    # conform to RFC1035
        listen-on-v6 { any; };
};

In questo modo i client potranno tranquillamente risolvere sia i nomi host in LAN sia i nomi di dominio Internet.

Per aumentare il livello di protezione sono state aggiunte anche le direttive allow, permettendo le interrogazioni DNS solo dall'interno della lan e impedendo i trasferimenti di zona.

Troubleshooting Bind

Bind non riparte dopo un riavvio

Utilizzando il comando rndc reload qualche volta Bind può rifiutarsi di partire:

metaserver:/etc/bind# rndc reload
rndc: connection to remote host closed

Questo può indicare che

  • il server sta usando una vecchia versione del protocollo
  • l'host da cui tentiamo di connetterci non è autorizzato alla connessione a Bind
  • i clock non sono sincronizzati
  • la chiave non è valida

Bind non riparte dopo un aggiornamento di sistema

Digitare:

# journalctl -xe

Se compare questo errore:

/etc/bind/named.conf.local:5: open: /etc/bind/rndc.key: permission denied
loading configuration: permission denied
exiting (due to fatal error)

È probabile che si siano cambiato il proprietario del file /etc/bind/rndc.key. Verificare che il proprietario sia root e che il gruppo sia bind. Verificare inoltre che i permessi del file siano 640.

Errori in /var/log/syslog

Una volta che Bind è ripartito, con il comando /etc/init.d/bind9 restart il passo successivo è controllare il file /var/log/syslog in cerca di eventuali errori. Qui sotto proverò ad elencare i più comuni. Ricordatevi di riavviare Bind ogni volta che correggete un errore.

Missing Period in a Zone File

Questo errore indica che ci siamo dimenticati di inserire un punto . alla fine della dichiarazione del FQDN all'interno dei files:

  • /etc/bind/db.test
  • /etc/bind/db.192.168.1

Filename Typo

I nomi dei files delle zone creati in /etc/bind non corrispondono a quelli specificati nel file /etc/bind/named.conf.local. Dovreste trovare anche un errore come il seguente:

Jul  3 19:22:42 eyrie named[2847]: zone 1.168.192.in-addr.arp/IN: loading from master file
  /etc/bind/db.1.169.192 failed: file not found

Ignoring out-of-zone-data and 0 SOA/NS Records for Reverse DNS?

Questo è un po' criptico:

Jul  3 19:49:28 eyrie named[3028]: /etc/bind/db.1.168.192:3: ignoring out-of-zone data (raptor.loc)
Jul  3 19:49:28 eyrie named[3028]: /etc/bind/db.1.168.192:12: ignoring out-of-zone data (raptor.loc)
Jul  3 19:49:28 eyrie named[3028]: zone 1.168.192.in-addr.arp/IN: has 0 SOA records
Jul  3 19:49:28 eyrie named[3028]: zone 1.168.192.in-addr.arp/IN: has no NS records

Probabilmente uno dei files di zona non contiene le corrette dichiarazioni SOA.

Has no address records

zone 1.168.192.in-addr.arpa/IN: NS 'ns1.test.lan.1.168.192.in-addr.arpa' has no address records (A or AAAA)
zone 1.168.192.in-addr.arpa/IN: not loaded due to errors

Controllare di non aver dimenticato il punto finale nel file db.192.168.1, ovvero che ci sia scritto:

@     IN     NS     ns1.test.lan.

Turning Logging On/Off

Quando siamo alla ricerca di errori, può essere comodo abilitare temporaneamente il log di tutte le operazioni DNS sul file /var/log/syslog usando il comando:

rndc querylog 

Questo porterà alla registrazione di numerose linee come le seguenti:

Jul  3 21:25:40 eyrie named[3189]: client 192.168.1.200#32793: query: eyrie.raptor.loc IN A +
Jul  3 21:25:41 eyrie named[3189]: client 192.168.1.200#32793: query: gyrfalcon.raptor.loc IN A +

Per disabilitare il log occorre ridare il comando precedente.

error (no valid RRSIG) resolving nome.dominio

Il problema è nella funzione DNSSEC di Bind, che fa in modo che il server rifiuti di restituire risposte non validate. Per eliminare l'errore è sufficiente aggiungere al file /etc/bind/named.conf.options aggiungendo le linee:

dnssec-enable no;
dnssec-validation no;

Test di funzionamento

Una volta eliminati gli errori dai log possiamo testare il corretto funzionamento del server DNS, con i comandi

$ host

oppure

$ dig

Qui di seguito sono elencati alcuni problemi comuni:

Host Does not exist

Authoritative answer
gyrfalcon:~# host eyrie
eyrie.raptor.loc does not exist (Authoritative answer)

Di solito questo indica un problema con il Forward DNS, oppure che è stato dimenticato un punto finale in uno di questi files:

  • /etc/bind/db.test
  • /etc/bind/db.192.168.1
Try Again
eyrie:~# host eyrie
eyrie does not exist, try again

Occorre specificare il dominio di ricerca all'interno del file /etc/resolv.conf.

Host Not Found

Diretto

caio@sempronio:~$ host sempronio
sempronio has address 67.215.65.132
Host sempronio not found: 3(NXDOMAIN) 

L'IP 67.215.65.132 è quello cui OpenDNS reindirizza in caso di errore nella risoluzione dei nomi; tale errore potrebbe quindi comparire solo se oltre ad aver errato qualcosa avete indicato tra i forwarders uno dei server di OpenDNS.
Un simile errore potrebbe essere dovuto ad un'errata definizione di sempronio nel file db.test se l'host è statico, oppure all'impossibilità di dhcpd di aggiornare il file db.test. In ogni caso consultare il file /var/log/syslog per avere maggiori informazioni.

Inverso, SERVFAIL
caio@sempronio:~$ host 192.168.1.X
Host X.1.168.192.in-addr.arpa not found: 2(SERVFAIL)

Controllare di aver definito correttamente tutti i client nel file db.192.168.1, per esempio di non aver scritto qualcosa del tipo:

X     IN     PTR     sempronio.test.lan

mancando evidentemente il punto finale, cioè sempronio.test.lan.
Nel solito file di log dovreste trovare un errore di questo tipo:

unable to add reverse map from X.1.168.192.1.168.192.in-addr.arpa. to sempronio.test.lan: timed out
Inverso, NXDOMAIN
caio@sempronio:~$ host 192.168.1.X
Host X.1.168.192.in-addr.arpa not found: 3(NXDOMAIN)

Il suddetto IP non è presente nel file db.192.168.1, nel caso di indirizzo dinamico ciò potrebbe essere dovuto o all'impossibilita di DHCP di aggiornare tale file, o alla presenza di errori di sintassi nel file che ne impediscono il caricamento o infine ad un inserimento errato da parte del server DHCP. In quest'ultimo caso potrebbe capitare di trovare un record indicato come

192.168.1.X     PTR     sempronio.test.lan.

invece di

X     PTR     sempronio.test.lan.

Se nel file dhcpd.conf è stata inclusa la riga ddns-rev-domainname "1.168.192.in-addr.arpa."; eliminatela, infatti quello che il DHCP fa è appendere 1.168.192.in-addr.arpa. a X.1.168.192. L'errore dovrebbe risultare evidente dal log, dove dovrebbe comparire la riga

added reverse map from X.1.168.192.1.168.192.in-addr.arpa. to sempronio.test.lan

quando invece quella corretta è

added reverse map from X.1.168.192.in-addr.arpa. to sempronio.test.lan

Record not found

eyrie:~# host eyrie
eyrie A record not found, server failure

Il client non sta usando il corretto server DNS. Occorre modificare il file /etc/resolv.conf oppure agire sulla configurazione di Network Manager.

Record query refused

eyrie:~# host eyrie
eyrie.raptor.loc A record query refused

Dopo aver ottenuto questo errore comparirà una linea in /var/log/syslog sul server DNS:

eyrie:~# tail /var/log/daemon.log
Jul  3 21:02:22 eyrie named[3095]: client X.X.X.X#32790: query 'eyrie.raptor.loc/A/IN' denied

Questo indica un problema con la direttiva allow-query { } in /etc/bind/named.conf.options, ad esempio è indicato male il range di IP della nostra LAN.

Esempi

Comandi utili

Elencare gli indirizzi IP dati in prestito da bind9:

# dhcp-lease-list --lease /var/lib/dhcp/dhcpd.leases

Piccola LAN

Ipotesi

  • Una decina di dispositivi con indirizzi statici tra computer (client windows e debian squeeze, un server debian squeeze) e stampanti di rete. Visto il ridotto numero si opta per un inserimento manuale dei relativi record DNS, pur essendo abilitato l'aggiornamento automatico tramite DHCP.
  • Un portatile con indirizzo prefissato tramite dhcp, ma DNS inserito manualmente, e un portatile con MAC address conosciuto, ma indirizzo assegnato dinamicamente. In entrambi i casi la connessione può essere si via cavo che senza fili.
  • Alcuni utenti saltuari cui si vuole garantire l'accesso a internet, ma non alla propria LAN. Si presume che tali utenti si colleghino via wireless, ma teoricamente potrebero collegarsi anche tramite cavo.
  • Si ipotizza l'assenza di utenti malintenzionati, ovvero di utenti che cerchino attivamente di superare con ogni mezzo i limiti imposti.

resolv.conf

Non definito per i client debian, poiché gestito tramite network-manager (men che meno per quelli windows).
Definito nel caso del server come:

search small.lan
nameserver 127.0.0.1 

named.conf.local

//
// Do any local configuration here
//

include "/etc/bind/rndc.key";
controls {
   inet 127.0.0.1 allow {localhost; } keys { "rndc-key"; };
};
zone "small.lan" {
   type master;
   file "/etc/bind/db.small";
   allow-update { key rndc-key; };
};
zone "1.168.192.in-addr.arpa" {
   type master;
   file "/etc/bind/db.192.168.1";
   allow-update { key rndc-key; };
};

// Consider adding the 1918 zones here, if they are not used in your
// organization
//include "/etc/bind/zones.rfc1918";

named.conf.options

options {
   directory "/var/cache/bind";
   // If there is a firewall between you and nameservers you want
   // to talk to, you may need to fix the firewall to allow multiple
   // ports to talk.  See http://www.kb.cert.org/vuls/id/800113

   allow-query { 127.0.0.1; 192.168.1/24; } ;
   allow-transfer { none; } ;
   allow-recursion { 127.0.0.1; 192.168.1/24; } ;

   // If your ISP provided one or more IP addresses for stable
   // nameservers, you probably want to use them as forwarders.
   // Uncomment the following block, and insert the addresses replacing
   // the all-0's placeholder.

   forwarders {
       208.67.220.220;
       212.216.112.112;
       208.67.222.222;
       212.216.172.62;
   };

   auth-nxdomain no;    # conform to RFC1035
   listen-on-v6 { any; };
};

db.small

$ORIGIN .
$TTL 2592000    ; 30 giorni
small.lan    IN     SOA    server.small.lan. admin.small.lan. (
                           2012020713 ; serial
                           86400      ; refresh (1 day)
                           28800      ; retry (8 hours)
                           604800     ; expire (1 week)
                           86400      ; minimum (1 day)
                           )
             IN     NS    server.small.lan.
$ORIGIN small.lan.
router    IN    A        192.168.1.1
server    IN    A        192.168.1.100
PC1       IN    A        192.168.1.105
PC2       IN    A        192.168.1.106
PC3       IN    A        192.168.1.107
PC4       IN    A        192.168.1.108
PC5       IN    A        192.168.1.109
PC6       IN    A        192.168.1.110
PC7       IN    A        192.168.1.111
ST1       IN    A        192.168.1.116
ST2       IN    A        192.168.1.117
ST3       IN    A        192.168.1.118
alias1    IN    CNAME    server 
alias2    IN    CNAME    server 

Attraverso CNAME è possibile definire degli alias per dei record precedentemente definiti, fatto che torna utile se per esempio si ha necessità di accedere ad una macchina attraverso differenti nomi, come nel caso di un server che ospiti diversi servizi (web server, server di posta, server ftp, ecc.). Alternativamente si potrebbero inserire altri record associando all'ip differenti nomi.

db.192.168.1

$ORIGIN .
$TTL 2592000    ; 30 giorni
1.168.192.in-addr.arpa     IN     SOA    server.small.lan. admin.small.lan. (
                                              2012020713 ; serial
                                              86400      ; refresh (1 day)
                                              28800      ; retry (8 hours)
                                              604800     ; expire (1 week)
                                              86400      ; minimum (1 day)
                                         )
                           IN    NS      server.small.lan.
$ORIGIN 1.168.192.in-addr.arpa.
1         IN    PTR        router.small.lan.
100       IN    PTR        server.small.lan.
105       IN    PTR        PC1.small.lan.
106       IN    PTR        PC2.small.lan.
107       IN    PTR        PC3.small.lan.
108       IN    PTR        PC4.small.lan.
109       IN    PTR        PC5.small.lan.
110       IN    PTR        PC6.small.lan.
111       IN    PTR        PC7.small.lan.
116       IN    PTR        ST1.small.lan.
117       IN    PTR        ST2.small.lan.
118       IN    PTR        ST3.small.lan.

NON è possibile associare ad un indirizzo IP più di un nome di rete, diversamente dal file db.dune. Quindi non più di una direttiva PTR per IP e niente alias.


Approfondimenti

Sitografia




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